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La messa della notte di Natale in caserma dei Vigili del Fuoco

Il vescovo di Trento: «Cari Vigili del Fuoco permanenti e volontari, in voi riconosco l’icona di tutti coloro che sono in prima linea sul fronte dell’emergenza»

L'arcivescovo Lauro ha presieduto la Messa della Notte di Natale a Trento nella caserma dei Vigili del Fuoco permanenti.
«Siete icona di tutti coloro che sono in prima linea sul fronte dell’emergenza, – dice loro don Lauro. – Ogni giorno, in modo forse inconsapevole, come il Bambino di Betlemme rilanciate la vita, mettendo a rischio la vostra.»
Nelle parole di monsignor Tisi anche un riferimento alle vittime della pandemia in Trentino.
«Grazie al Bambino di Betlemme, i 943 morti a causa del virus non sono una fredda statistica, ognuno è una pagina di vita che sfugge a qualunque censimento, sono scritti con inchiostro indelebile nel cuore di chi resta.»

Il testo dell’omelia pronunciata alla caserma del Vigili del fuoco

Come può essere luce un Bambino deposto in una mangiatoia? Per aiutarci a comprendere, proviamo a considerare l’inverno demografico che stiamo vivendo. Esso ci dice quanto siano importanti i bambini. La loro mancanza rende amaro il presente e pregiudica il futuro.
Un Dio Bambino è una notizia davvero innovativa. Anziché rendersi presente con il punto esclamativo, nella luce abbagliante di una visione, sceglie la penombra di una grotta per rilanciare domande, liberare sorpresa e creatività.
Grazie al Bambino di Betlemme, i 943 morti a causa del virus non sono una fredda statistica, ognuno è una pagina di vita che sfugge a qualunque censimento, sono scritti con inchiostro indelebile nel cuore di chi resta.
 
La mangiatoia di Betlemme con la sua nuda semplicità libera dall’anonimato chiunque paga a caro prezzo le conseguenze sanitarie della pandemia e lo affida alla nostra responsabilità, raggiungendoci con l’impegnativa domanda: «Dov’è tuo fratello?»
La grotta di Betlemme manda in avanscoperta l’amore gratuito, guarda ai prossimi mesi quando molti dovranno fare i conti con la perdita del lavoro e l’aumentare delle difficoltà e della povertà e ci sfida con la domanda: «Date loro da mangiare». Cominciamo fin d’ora a farla risuonare in noi.
Il Bambino di Betlemme che non trova alloggio diventa un appello fortissimo all’accoglienza e all’inclusione.
Il Bambino di Betlemme, ancora, è solidale con i ragazzi e i giovani che stanno pagando un prezzo altissimo alla pandemia. Sono i custodi del nostro futuro, non dobbiamo tarpare loro le ali.
Lo avvolse in fasce e lo depose nella mangiatoia: nel gesto pieno di tenerezza di Maria nei confronti del Bambino di Betlemme scopriamo che la vera indigenza non è aver bisogno, ma bastare a sé stessi. Imbarazzante è l’uomo e la donna che non devono chiedere mai.
 
Cari Vigili del Fuoco permanenti e volontari, in voi riconosco l’icona di tutti coloro che sono in prima linea sul fronte dell’emergenza.
Il vostro servizio ha l’obiettivo di tutelare le persone. Ogni giorno, in modo forse inconsapevole, come il Bambino di Betlemme rilanciate la vita, mettendo a rischio la vostra.
Negli anni non è mai mancata a voi creatività e innovazione, proprio perché l’obiettivo è il bene delle persone. Nello stesso tempo, proprio questo bene fa sì che la vostra risposta non sia mai un’azione del singolo, ma il frutto di un gioco di squadra.
Respirare l’aria buona del “noi” è il più bel regalo di Natale.
Il vostro servizio sia per tutti una salutare provocazione a sentire che nel farci prossimo sta la nostra forza, lì abita la gioia e il nostro futuro.
 
Arcivescovo Lauro
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