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Notte dei Ricercatori/ 2 – «The Human-computer interaction»

«Love Music», ovvero come diventare compositori solo muovendosi – Di V. Saini

Love Music è una delle installazioni presentate alla Notte dei Ricercatori di Trento.
Si tratta del risultato di un lavoro diretto da Antonella De Angeli, docente del Dipartimento di Ingegneria e Scienze dell’Informazione (DISI) dell’Università di Trento.
Al progetto hanno lavorato Patrizio Fava e Fabio Morreale, dottorando e membro del gruppo di ricerca della professoressa De Angeli, l’Experiential Design Lab.
Ad esso hanno inoltre collaborato Paolo Rota e Nicola Conci dell’MM Lab e Raul Masu, giovanissimo studente di informatica al settimo anno di conservatorio.
 
La dottoressa De Angeli è esperta in human-computer interaction.
Una disciplina che, in origine, si è occupata della progettazione interfaccia-utente ma per la quale, come spiega la professoressa, il concetto di user-experience (esperienza dell’utente) ha acquisito una grande importanza negli ultimi dieci anni.
«La human-computer interaction non cerca più solo di offrire soluzioni utili per una qualsiasi necessità – precisa la docente, – ma anche un’esperienza piacevole alle persone.»
Il suo gruppo di ricerca si occupa, in effetti, di creare tecnologie che possano migliorare la qualità della vita rendendola più semplice, ma anche più piacevole.
 
Love Music permette a persone prive di qualunque competenza musicale di creare una melodia attraverso il movimento.
Tutto è iniziato dal progetto di ricerca di Fabio Morreale, lo studente di dottorato che ha elaborato il linguaggio informatico che permette al computer di comporre musica interpretando i movimenti delle persone.
Per realizzare questo progetto il gruppo non si è basato sulle soluzioni informatiche già esistenti nel settore, ma ha lavorato alla creazione di un engine (motore) più potente che permettesse, facilitasse e migliorasse la comunicazione fra persone e computer.
 
Il sistema lavora in modo completamente autonomo, senza spartiti né tracce predeterminate. In questo senso il contributo di Raul Masu, al settimo anno di conservatorio, è stato essenziale perché la musica generata fosse armonica e piacevole.
«Abbiamo insegnato al computer delle regole compositive elaborando un algoritmo speciale, – spiega Fabio. – Parte tutto da uno spartito casuale ma con delle restrizioni in modo che la musica sia comunque piacevole e che il sistema non generi mai composizioni neanche lontanamente simili.»
 
Come dice la professoressa De Angeli, quando persone prive di conoscenze musicali ascoltano una melodia, in genere la associano a delle emozioni.
«Ecco perché per questa installazione abbiamo deciso di usare la metafora di una coppia che, a seconda dei movimenti che realizza in mezzo alla stanza, crea una melodia. Se le due persone si avvicinano, la musica diventa più piacevole e dolce mentre se si allontanano diventa più triste, quasi dissonante.»
 
Paolo Rota, dell’MM Lab, ha contribuito con la tecnologia per il tracciamento delle persone.
Una telecamera analizza la loro posizione nella stanza, ne calcola la distanza e passa i dati al computer che li elabora.
«Per ora sembra che piaccia molto – continua la professoressa De Angeli – e uno degli obiettivi di questa sera è anche quello di raccogliere le reazioni del pubblico, le impressioni che l’esperienza provoca in loro, in modo da avere nuovi input per continuare.»
 
Per quanto già sorprendente, il lavoro di questo gruppo non finirà qui, ma proseguirà puntando sull’utilizzo di strumenti psico-fisiologici che permetteranno al computer di percepire e riconoscere lo stato d’animo della persona e quindi generare una melodia che lo possa riflettere.
Creare strumenti che permettano una condivisione emozionale anche fra persone geograficamente lontane è tra i prossimi obiettivi perseguiti da questo ambizioso gruppo di ricercatori.
Un lavoro altamente innovativo. Eppure è solo uno dei tanti stand presenti alla Notte dei Ricercatori, un’iniziativa che riflette chiaramente la volontà di Trento di scommettere molto sull’innovazione, la ricerca e l’imprenditorialità.
Non a caso, alcuni giornali cominciano addirittura a chiamarla «la Silicon Valley delle Alpi.»
 
Valentina Saini
v.saini@ladigetto.it

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