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Entro il 5 maggio 2016 le domande del nuovo bando della Caritro

Giovani, ricerca e imprese: il bando «Ricerca e sviluppo economico» è volto a combattere la crisi e sostenere l’eccellenza

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Poter pagare la spesa al supermercato tramite il proprio smartphone o con la tessera fedeltà, studiare nuovi materiali da applicare ai filtri automobilistici per far nascere prodotti competitivi e più economici di quanto già esiste in commercio, o ancora creare un olio arricchito in grassi buoni, gli omega 3, provenienti da scarti di lavorazione della trota trentina.
Quelle sopracitate, semplificando di molto, sono le anime di alcuni progetti che giovani ricercatori stanno portando avanti con aziende locali, in quanto vincitori del bando 2014-2015 di Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto rivolto alla ricerca scientifica e allo sviluppo di iniziative imprenditoriali, per favorire proficue collaborazioni progettuali tra il sistema della ricerca e quello della realtà produttiva del territorio.
Lanciato lo scorso anno in via sperimentale, viene riproposto anche nel 2016 (la scadenza è il 5 maggio 2016: www.fondazionecaritro.it) con un budget complessivo di 600.000 euro per il finanziamento di nuove idee che siano finalizzate a svolgere ricerca scientifica applicata al miglioramento o innovazione di processi, prodotti o servizi per favorire lo sviluppo del sistema economico trentino.
Tre i requisiti fondamentali: il coinvolgimento di almeno una realtà di ricerca, di un’azienda sul territorio e di un giovane o più ricercatori di cui uno almeno a livello post-doc. 
 
Una sfida, quella di creare una sintesi tra le conoscenze scientifiche, lo sviluppo dell’intelligenza, il saper fare e la tecnologia, che Fondazione CaRiTRo abbraccia con entusiasmo sottolineando come, in un momento di forte crisi economica, anche la sinergia e la collaborazione tra due mondi apparentemente lontani, ma intimamente collegati, possa giocare un ruolo strategico nell’economia del territorio.
Da una parte, infatti, l’università o Ente di Ricerca è «officina» di conoscenza, di ricerca, di innovazione, dall’altra il mondo delle attività produttive - che rappresenta il naturale bacino di accoglienza delle giovani risorse in possesso di laurea - e agli altri attori sociali, ha il compito di esprimere le proprie esigenze in termini di competenze tecnologiche, professionali, esperienza concreta e di risorse umane ad alta qualificazione.
La collaborazione tra questi due mondi deve essere sì considerata un obiettivo ma anche un punto di partenza da cui procedere per raggiungere nuovi traguardi.
 
Con riferimento al bando di concorso lanciato nell’anno accademico 2014/2015 sono stati presentati 14 progetti, dei quali 10 ammessi a finanziamento, per un totale di 21 ricercatori coinvolti, 10 imprese sul territorio e 22 enti di ricerca tra enti capofila e partner. Dopo pochi mesi dall’avvio (entro l’autunno del 2015) già si vedono i primi risultati.
E così, Federico Pintore (foto di copertina), ricercatore di CRyptoLAbTn guidato dal prof. Massimiliano Sala (all’interno del Dipartimento di Matematica), racconta di un mondo parallelo, quello dei pagamenti digitali, che è in continua, multiforme e a volte imprevedibile evoluzione.
Il progetto nasce in collaborazione con l’azienda trentina Argentea, che presidia il mercato dei pagamenti elettronici e dei settori affini.
Chiave della ricerca, ed in questo sta l’aspetto innovativo, è di estendere un servizio che Argentea già offre ai suoi clienti, associando tramite un’applicazione sul telefonino la propria carta bancomat con la fidelity card e avere così una sorta di «borsellino precaricato».
A ciò potrebbe associarsi anche il mondo «parallelo» del Bitcoin, ovvero la nuova frontiera del pagamento con moneta elettronica, la cui emissione e gestione delle transazioni viene effettuata collettivamente dalla rete.
 

 
Dall’esigenza di una azienda trentina nel settore automobilistico, Ufi Innovation Center di Ala, e dal Dipartimento di Ingegneria Industriale (il responsabile scientifico del progetto è il prof. Alessandro Pegoretti) invece, prende forma l’idea progettuale di un nuovo filtro multifunzionale rivolto al settore automobilistico per la filtrazione del combustibile.
Il ricercatore Andrea Dorigato (qui sopra con il prof. Pegoretti), per i prossimi due anni insieme ad altri colleghi, condurrà la ricerca focalizzandosi sull’applicazione di nanotubi di carbonio al materiale plastico del filtro, studiandone la composizione ottimale per una maggiore efficienza del prodotto e una riduzione dei costi di produzione.
La speranza, naturalmente, è quella di poter lanciare presto sul mercato una nuova linea di produzione.
 
Tra i progetti vincitori del bando 2014-2015 vi è anche la produzione di un olio «buono», ovvero arricchito di grassi omega 3 (che è scientificamente dimostrato facciano bene alla salute per le loro proprietà antinfiammatorie e antiossidanti) proveniente dagli scarti di lavorazione della trota trentina.
Si tratta di un progetto che fa riferimento a due distinti Dipartimenti dell’Università di Trento, unendo le competenze e metodologie di indagine nel campo della chimica bioorganica e bioanalitica (DF con a capo il prof. Graziano Guella) alla progettazione e gestione di processi ed impianti per l’industria alimentare (DICAM – Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica con a capo il prof. Luca Fiori).
All’azienda Astro il compito di fornire la materia prima e le competenze in materia economico – imprenditoriale.
L’obiettivo finale di questo progetto che coinvolge fin dal suo avvio, vista la sua complessità, anche due ricercatori.
Andrea Anesi (DF) e Maurizio Volpe (DICAM), è quello di risolvere alcune criticità tutt’ora presenti per arrivare infine alla produzione di un olio omega 3 «targato Trentino» facilmente commerciabile.
A meno di un anno dall’inizio i risultati danno ottime prospettive di sviluppo.
Il tutto in un’ottica totalmente green, ovvero riutilizzando scarti di lavorazione e senza l’utilizzo di solventi organici e immettendo sul mercato quindi un prodotto altamente benefico.
Non solo, i vantaggi dell’arricchimento di grassi omega 3 andrebbero a vantaggio delle stesse trote trentine e, a catena, sulle nostre tavole.

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