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Africa, proseguono i progetti di formazione in campo sanitario

Kenya e Etiopia benedicono l'accordo fra Provincia e Azienda per i servizi sanitari

Formare i medici africani affinché possano operare in autonomia, curando patologie specifiche come l'idrocefalo o la spina bifida: questo l'obiettivo del progetto avviato da un paio d'anni dalla Provincia autonoma di Trento, in collaborazione con l'Azienda provinciale per i servizi sanitari, e le associazioni trentine che operano in vari paesi dell'Africa.
Un progetto che qualcuno in Africa ha già definito «rivoluzionario», perché rompe con i meccanismi della dipendenza spesso creati dagli aiuti umanitari e mette gli africani nella condizione di poter fare da sé, grazie ad un input esterno minimo (i corsi di formazione durano in genere una settimana) e con un utilizzo molto modesto di risorse finanziarie.
 
Quattro i paesi interessati finora: Zimbabwe, Etiopia, Ghana, Kenya.
Nei giorni scorsi il responsabile dei corsi di formazione, il neurochirurgo trentino Michele Conti, è stato prima in Etiopia, presso l'ospedale di Wolisso, per verificare gli esiti dell'attività di formazione svolta circa 15 mesi fa, e poi in Kenya, all'ospedale camilliano di Tabaka, dove ha tenuto un corso di formazione ex-novo che ha coinvolto 6 medici locali.
 
Idrocefalo, ovvero accumulo di liquido cerebrale nella testa: una patologia che colpisce i neonati, principalmente a causa di infezioni contratte dalla madre durante la gravidanza, e che può risultare mortale o comunque compromettere irrimediabilmente la salute del bambino, in particolare le sue funzioni cognitive.
Curarla, anche in Africa, è possibile, con un intervento chirurgico della durata di poco più di mezz'ora, ed è anche relativamente poco costoso, specie se si acquistano gli strumenti sanitari in paesi come l'India (una delle conseguenze positive della globalizzazione): ma bisogna saperlo fare.
 
Questo l'obiettivo del progetto avviato da Provincia e Apss, che ha visto il neurochirurgo trentino Michele Conti tenere una serie di corsi di formazione per personale medico e paramedico locale, in Zimbabwe, presso il Luisa Guidotti Hospital di Mutoko, diretto da Carlo Spagnolli, e poi in Etiopia, Ghana, e ora Kenya.
Nei giorni scorsi il dottor Conti è stato prima in Etiopia, presso l'ospedale di Wolisso, per una missione di verifica, ovvero per vedere con i propri occhi se il corso tenuto un anno e mezzo fa a 4 medici locali ha dato i frutti sperati.
 
E la risposta è «sì», i medici africani sono oggi pienamente autonomi e praticano l'intervento per il quale sono stati formati su un numero crescente di bambini.
L'ospedale di Wolisso, realizzato dal Cuamm-medici per l'Africa assieme alla Conferenza episcopale dell'Etiopia e con il supporto del governo di Addis Abeba, serve circa un milione di persone; è di fatto una delle più importanti strutture sanitarie del Paese, e si colloca in una regione, quella del Ghuraghe, che ha diversi legami, diversi «fili tesi» con il Trentino.
 
Uno di questi è rappresentato dal vescovo Mussiè Gebreghiorghis, che oltre a guidare la sua diocesi - nella quale sono sepolti i tre cappuccini trentini uccisi la domenica delle Palme del 1938 - ormai da anni tiene i contatti con le associazioni che si impegnano  nel Ghuraghe.
Ad esempio con Solidarietà Vigolana, che sta collegando tutti i villaggi della diocesi all'acquedotto principale, consentendo l'accesso all'acqua potabile alla popolazione dei villaggi.
 
Successivamente il dottor Conti si è spostato in Kenya, a Tabaka, sul lago Vittoria.
Qui, presso l'ospedale camilliano, ha realizzato un corso di formazione per 6 medici kenyoti, in collaborazione con padre Avi, chirurgo missionario di Piné, che all'età di 80 anni continua a dedicare al suo ospedale almeno una quindicina di ore al giorno.
 
Anche qui il Trentino, in particolare grazie all'associazione Goccia Solidale, ha fatto e continua a fare molto: gran parte delle infrastrutture ospedaliere, dal nuovo tetto  al pozzo, sono opera sua, e così, negli anni, la fornitura della Tac e di altri strumenti diagnostici.
Ora, inoltre, è partito un gemellaggio con la comunità di Saint Martin di Nyahururu, retta dal missionario Gabriele Pipinato; le due realtà realizzeranno assieme, nei prossimi due anni, un monitoraggio «a tappeto» riguardante l'incidenza sulla popolazione dell'idrocefalo e della spina bifida.
 
Materialmente, l'incarico di andare capanna per capanna a verificare se queste malattie siano presenti sarà svolto dai volontari del Saint Martin, che già qualche hanno fa ebbe il merito di sollevare il problema dell'handicap, fino a quel momento tenuto pressoché nascosto, anche dalle stesse famiglie.
Grazie a questa collaborazione, inoltre, l'ospedale di Tabaka si farà carico dei bambini affetti da idrocefalo e spina bifida provenienti dalla regione di Nyahururu.
 
Insomma, in Africa si intrecciano i legami, crescono le collaborazioni, cresce una vera e propria rete di solidarietà fatta di attori locali e di altri trentini, sostenuta dalle istituzioni - in primis l'assessorato alla solidarietà internazionale e convivenza della Provincia - ma animata da tanto impegno volontario e da tanta, tantissima voglia di spendersi per gli altri, in prima persona.

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