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Road to Washington: la Convention democratica – Di M. Soliani

Attualmente i risultati danno 196 elettori a Obama e solamente 170 al suo sfidante

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La Convention nazionale democratica di Charlotte è l’ennesima grande assemblea per la nomina alle presidenziali che si tiene ogni quattro anni dal 1982.
È nata con il compito di promuovere la campagna elettorale democratica in vista delle elezioni presidenziali e in questi ultimi trent’anni ha rappresentato una semplice formalità per il candidato alla presidenza, il quale viene già designato con l’istituto delle primarie che si svolgono in ogni Stato degli USA.
Non è però, come avvenne nel 2008, la candidatura di un uomo «nuovo», è la riconferma di un Presidente che deve ancora realizzare le aspettative dei democratici.
 
Se nella convention di Denver del 2008 la parola che risuonava era «Promessa», in quella di Charlotte è «Pazienza».
Pazienza perché vi è stata una crisi economica che ha rallentato i progetti dell’attuale Presidente, vi sono però ancora quattro anni per mantenere quella rotta che lentamente Obama sta definendo.
Attualmente la situazione di Obama è da considerarsi positiva. Vi concorrono vari fattori nell’affermare ciò.
Il primo è che nonostante la crisi, il Presidente gode di molta popolarità in virtù del fatto che sopratutto nel 2008 rappresentava un sogno che si può solo considerare rallentato per via degli effetti della crisi.
Il secondo fattore risiede nel fatto che il suo avversario, Mitt Romney, non è particolarmente apprezzato dal pubblico americano ed é riuscito ad imporsi nelle primarie americane sopratutto grazie alle sue cospicue finanze.
 
È per Romney il secondo tentativo di diventare Presidente, nella precedente occasione è stato sconfitto nelle primarie da John McCain: era il 2008.
Dato che conferma l’apparente vantaggio dell’attuale Presidente è dimostrato dal fatto che dopo la convention di Tampa, Romney non è riuscito a superare Obama nei sondaggi, quest’ultimo, con la convention di Charlotte, può dare un colpo importante alla sua rielezione.
Attualmente, dati alla mano, i risultati danno 196 elettori sicuri al Presidente uscente e solamente 170 al suo sfidante. Uno Stato attualmente indeciso è la Florida, detiene 27 grandi elettori spesso risolutivi per l’elezione di un candidato, che nel 2008 appoggiò l’attuale Presidente;
 
Obama, nella sua corsa alla rielezione, deve ricordarsi il «Caso Sarkozy», di cui il nostro giornale ha trattato nella scorsa primavera.
In quella circostanza, l’allora Presidente francese aveva, tra i suoi molteplici errori, sottovalutato il suo sfidante, considerandolo un candidato già sconfitto alla partenza.
Si creò quindi una situazione in cui l’attuale Presidente lentamente, nonostante era partito perdente, ottenne sempre più vasti consensi. Il risultato fu la sconfitta di Sarkozy, peraltro difficilmente pronosticabile.
Barack Obama se lo deve ricordare: mai sottovalutare chi ti trovi di fronte.
 
Michele Soliani
m.soliani@ladigetto.it

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