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Presidenziali Americane nella crisi mediorientale – Di M. Soliani

Obama deve affrontare un nuovo problema per ottenere la sua rielezione, ma se lo risolve ha la strada spianata

La corsa alle presidenziali americane ha subito un brusco cambiamento a seguito dei fatti di Bengasi e delle numerose rivolte nei paesi arabi.
A Tunisi, la folla ha assaltato l'ambasciata statunitense facendo ammainare la bandiera americana; in Libano si contano 25 feriti e un morto e il fatto più eclatante è stato l'assalto ad un noto fastfood, che a giudizio dei ribelli non rispetta le regole del Corano.
 
Situazione drammatica pure a Teheran dove è stata presa di mira l'ambasciata svizzera, in quanto questa cura gli interessi americani in Iran. Si è assistito ad un discorso di incitamento contro l'America e Israele da parte dell'ayatollah Ali Khamenei.
Gli Stati Uniti sono stati accusati di essere i principali responsabili del film blasfemo che ha come obiettivo quello di andare contro i principi sacri dell'islam e del Corano.
Stessa situazione in Egitto, Sudan e Yemen. Ma non è solo l'ambasciata americana ad essere stata presa di mira visto che risultano ora coinvolte anche quelle di Germania e Regno Unito.
Sono ormai previste anche delle manifestazioni in Indonesia, altro importante stato islamico.
 
È in questo modo trascorso il venerdì, giorno di riposo del mondo islamico. Le manifestazioni che si sono susseguite nelle capitali dei Paesi arabi non si possono attribuire ad un semplice film, per giunta prodotto a basso prezzo e sconosciuto sino all’altro giorno.
Si potrebbe pensare ad Al Qaeda, ma ciò sembra improbabile visto che tali manifestazioni potevano essere organizzate in altri periodi storici.
Basti pensare ai giorni immediatamente successivi all'undici settembre del 2001, quando un'insurrezione nel mondo musulmano avrebbe aperto scenari molto più inquietanti. Le manifestazioni di questi giorni, invece, si collocano su un piano diverso.
 
È uno scenario di rivolta proprio dopo quaranta anni dai fatti del 1972, quando, l'organizzazione Settembre Nero spaventò l'intero mondo con i fatti di Monaco.
La prima decisione presa dal presidente degli Stati Uniti è stata quella di inviare droni sui cieli libici. La strategia che attualmente sta operando Obama è ambivalente: da una parte, con l'aiuto di Hillary Clinton, cerca di placare gli animi condannando aspramente il video.
Dall'altra ha deciso di rafforzare la forza militare nella regione mediterranea inviando due navi da guerra verso le coste libiche, la USS Laboon e la USS McFaul, oltre al rinforzo di 200 marines.
 
«Quattro americani, quattro patrioti, – ha detto Obama all’arrivo delle salme alla base Andrews Air Force. – Avevano una missione, e hanno creduto in essa. Sapevano del pericolo, e lo hanno accettato. Non hanno semplicemente abbracciato l'ideale americano, l’hanno vissuto, l’ hanno incarnato: il coraggio, la speranza e anche l'idealismo.»
La situazione sta cambiando comunque lentamente lo scenario delle presidenziali statunitensi, che vedono Obama dover affrontare una situazione particolarmente spinosa in un periodo delicato quale le elezioni presidenziali e solamente nei prossimi giorni conosceremo le mosse del Presidente nel cercare di risolvere la crisi mediorientale. 
 
Michele Soliani
m.soliani@ladigetto.it

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