Home | Esteri | Trento e Mozambico, un’amicizia a che continua da 20 anni

Trento e Mozambico, un’amicizia a che continua da 20 anni

Ricordata oggi in Provincia autonoma di Trento la firma degli accordi di pace nel 1992

image

Ricordata oggi a Trento la firma degli accordi di pace che hanno posto fine alla guerra civile in Mozambico, avvenuta venti anni fa a Roma, con un incontro a cui hanno partecipato il presidente Lorenzo Dellai, l'assessore alla solidarietà internazionale e convivenza Lia Giovanazzi Beltrami, Mario Raffaelli all'epoca sottosegretario agli Affari Esteri del Governo italiano, uno degli artefici di quella storica firma, Oldemiro Julio Marques Baloi, Ministro degli Affari Esteri e Cooperazione del Mozambico e Anna Maria Gentili, africanista dell'Università di Bologna e docente del Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale di Trento.
Il successo di quella che venne definita «pace italiana» è stato ricordato da Mario Raffaelli.
«Si basò in buona parte sull'azione congiunta della diplomazia istituzionale, quella del Governo italiano, e quella informale rappresentata dalla Comunità di Sant'Egidio e dal vasto mondo del volontariato, presente da anni nel paese africano.»
 
Noi eravamo presenti alla firma dell’accordo avvenuta 20 ani fa alla Farnesina.
Era un momento particolare per il Trentino, che aveva mandato a Roma due sottosegretari nell’esecutivo VII Governo Andreotti.
All’Interno, con delega ai servizi di sicurezza, c’era il senatore Giorgio Postal (ministro Antonio Gava); agli Esteri, con delega alla operazione internazionale, l’onorevole Mario Raffaelli (ministro Gianni De Michelis).
Eravamo andati a fare due servizi TV sul tema «Trentini al potere». Alla Farnesina l’occasione era quella che oggi è stata ricordata in sala de Pero, la firma della pace.
L’intervista è ancora disponibile in BVU, sistema ormai superato dalla moderna tecnologia, ma non c’è bisogno di documentazioni per ricordare quei momenti magici per il nostro territorio.
 

 
Questa stessa formula, la sinergia fra istituzioni e società civile, spiega oggi il progredire dei rapporti di amicizia e collaborazione fra il Trentino e il Mozambico, che hanno come protagonisti, oltre alla Provincia autonoma di Trento, le associazioni (in particolare il Cam-Consorzio associazioni con il Mozambico), l'Università di Trento, i missionari.
Ad introdurre i lavori l'assessore alla solidarietà internazionale e convivenza Lia Giovanazzi Beltrami, che ha ripercorso il cammino fatto dal Trentino assieme a Mozambico, prima e dopo la firma degli accordi di pace.
Anna Maria Gentili, africanista dell'Università di Bologna e del Centro per la formazione alla solidarietà internazionale, ha inquadrato la guerra scoppiata negli anni '80, poco dopo il conseguimento dell'indipendenza del Mozambico dal Portogallo.
«Fu una guerra civile dovuta non solo a ragioni ideologiche. – Ha ricordato. – All'epoca il vicino Sud Africa era governato dal regime razzista dell'apartheid e tutta l'Africa australe era influenzata da ciò che avveniva lì [Il Sudafrica democratico influenza tuttora l’Africa meridionale – NdR], nonché dai riflessi della Guerra fredda. Il Mozambico è stato proprio una delle principali vittime della Guerra fredda, è stato un paese martire.»
 
La liberazione in Sud Africa di Nelson Mandela e la fine dell'apartheid hanno determinato una svolta anche in Mozambico. Nel 1992, infatti, gli accordi fra Frelimo e Renamo hanno finalmente posto fine al conflitto.
Alle spalle c'era però tutta una fitta trama di accordi e di mediazioni, di cui Mario Raffaelli è stato uno dei protagonisti, che ha consentito di raggiungere questo importante risultato.
All'epoca il Mozambico era anche pieno di cooperanti, i quali trasmisero al Governo italiano e agli altri governi interessati input fondamentali per comprendere la condizione reale del paese e favorire un processo di riconciliazione.
Gli accordi siglati a Roma sono oggi forse più noti all'estero che in Italia: sono considerati unanimemente «da manuale», per le modalità che li hanno caratterizzati e per il risultato duraturo che hanno consentito di raggiungere.
Particolarmente importante l'approccio basato sulla negoziazione, il sostegno dato sia alla forza in campo più strutturata, il partito Frelimo, sia a quella più fragile e meno organizzata, la Renamo, affinché entrambe potessero condurre in porto il processo di costruzione e consolidamento della pace.
 


Mario Raffaelli ha ricordato innanzitutto la forte presenza di cooperanti e missionari trentini nel paese africano, alcuni dei quali pagarono con la vita il loro impegno in favore della pace e dello sviluppo del paese africano, e i rapporti esemplari che si sono sviluppati negli ultimi vent'anni, con l'instaurarsi di un rapporto non episodico fra Trentino e Mozambico.
«Anche nella fase della negoziazione il Trentino fu molto presente, ospitando a fasi alterne le delegazioni africane in Italia e offrendosi come terreno di confronto «neutro», coinvolgendo alcuni dei protagonisti di quella storica pace, come Matteo Zuppi e l'arcivescovo di Beira Goncalves.
«Ma perché l'Italia ebbe un ruolo così importante? – Si è chiesto Raffaelli. – Perché, pur non essendo noi una potenza coloniale nell'area, i rapporti fra il nostro paese e il Mozambico era di lunga data, risalivano già agli anni '70, quando i leader dei movimenti di liberazione vennero ricevuti addirittura dal Papa, creando un grande shock in Portogallo, paese cattolicissimo.»
 
«C'era alle spalle anche una lunga storia di cooperazione, che oltre al Trentino aveva per protagoniste altre regioni italiane, come l'Emilia. – Ha proseguito Raffaelli. – L'Italia infine fu il primo paese nel 1975 a riconoscere l'indipendenza del Mozambico, assieme a quella dell'Angola. Si creò dunque una forte sinergia fra istituzioni e società civile, che ci consentì di giocare un ruolo di primo piano nella fase delle trattative fra Frelimo e Renamo.
«L'Italia non se ne andò mai, nemmeno quando alcuni cooperanti rimasero vittime del conflitto. Per noi essere presenti lì aveva un'importanza politica strategica, anche per la vicinanza del Sud Africa dell'apartheid, che esportava all'esterno dei suoi confini i suoi conflitti interni.
«Trovammo importanti motivi di dialogo con il Frelimo, che riuscì a sfuggire alla tenaglia della Guerra Fredda, che all'epoca stritolava i paesi che avevano conseguito l'indipendenza.»
 
«La mediazione che riuscimmo ad organizzare, che venne definita dal segretario generale dell'Onu formula italiana, – ha precisato Mario Raffaelli, – si basò sull'azione congiunta della diplomazia istituzionale, quella del Governo italiano, e quella informale, rappresentata dalla Comunità di Sant'Egidio, nella cui sede romana vennero siglati gli accordi del '92.
«Ma un altro dei fattori che spiegano la tenuta di quegli accordi è il fatto che essi sono stati accompagnati da tutta una serie di azioni che hanno consentito di gettare le basi per un percorso duraturo di democratizzazione e di sviluppo, i cui frutti oggi tutti possono vedere.
«Il Trentino è stato uno degli attori di questo percorso, con i progetti di cooperazione avviati nel corso degli anni. Io credo in definitiva che sia l'Italia a dover ringraziare il Mozambico; vent'anni fa il Mozambico ci ha consentito di dimostrare ciò che eravamo in grado di fare. Qui nel nostro paese, e qui a Trento, il Mozambico avrà sempre degli amici fraterni.»
 


Il ministro Baloi si è detto orgoglioso di essere a Trento e ha ricordato l'impegno per la pace del primo presidente del Mozambico indipendente, Samora Machel, poi raccolta dai governi che sono seguiti.
«Stiamo a tutt'oggi consolidando la pace e la democrazia – ha detto il ministro – contando sull'appoggio della comunità internazionale. L'Italia è sempre stata un partner fondamentale, agendo sia al livello della macrocooperazione sia a livello di comunità locali, di villaggio. La cooperazione interregionale è a sua volta molto importante.
«La Provincia autonoma di Trento in particolare ha avuto un ruolo speciale, utilizzando uno strumento prezioso, quello della cooperazione decentrata, in particolare nel distretto di Caia. L'impatto di questo programma è stato particolarmente incisivo e ha consentito di migliorare notevolmente le condizioni della popolazione.
«Rimangono le cicatrici lasciate dalla guerra – ha concluso Baloi, – la dissoluzione dei valori. Il nostro impegno oggi è in primo luogo su questo fronte. Sappiamo che è un processo lento ma lo portiamo avanti con convinzione, insegnando ai giovani l'educazione civica, la cultura del lavoro di contro all'abitudine, purtroppo ereditata dal conflitto, a chiedere sempre agli altri.
«Il Trentino può rappresentare un modello anche per il cammino di sviluppo che ha intrapreso e che rappresenta indubbiamente un modello di lotta alla povertà condotta con successo. Oggi il Mozambico dispone di molte risorse naturali, come gas e carbone; ma dobbiamo gestirle al meglio. La vostra terra ci può aiutare, illustrandoci le sue best practices, offrendoci spunti, esempi e stimoli. »
 
In conferenza stampa il ministro peraltro è rimasto un po’ sorpreso del fatto che le domande fossero incentrate sul ruolo giocato dal Trentino nei rapporti tra l’Europa e il suo paese.
Secondo Baloi, infatti, la presenza di un sottosegretario trentino agli Esteri e di un ambasciatore trentino nel suo Paese [Guido Larcher – NdR] è del tutto casuale e forse ininfluente.
Naturalmente ha in gran parte ragione, ma si è pubblicamente ripromesso di «studiare meglio le etnie che formano l’Italia».
Anche sul tema della pace ha voluto assicurare che la volontà di mantenerla a tutti i costi non può essere superiore alla necessità di mantenere alti i valori che hanno sostenuto la popolazione del Mozambico.
 

 
Il presidente Dellai ha chiuso la mattinata rimarcando il significato dell'incontro.
«Non solo il ricordo di quella pace straordinaria – ha detto, – ma anche una forte proiezione verso il futuro, confrontandoci con realismo con le sfide e le difficoltà che abbiamo di fronte. Raccogliamo l'invito del ministro a continuare nel nostro impegno a fianco del Mozambico, coltivando questo rapporto molto speciale, testimoniato anche dalla visita a Trento di ben due presidenti del paese africano.
«Un 'amicizia che risale all'impegno dei nostri missionari, soprattutto Cappuccini [il ministro, in portoghese, ha poi detto in conferenza stampa Comboniani – NdR], alla presenza fin dagli anni '70 di studenti mozambicani a Trento, ospitati a Gardolo a casa Mozambico, come era stata ribattezzata. Un'amicizia consolidatasi con l'impegno di Mario Raffaelli, dell'ex-ambasciatore Guido Larcher, della cooperazione, una cooperazione che coinvolge realmente le comunità, che non si limita a realizzare delle opere.»
 
«Si sta passando dal classico rapporto fra paesi donatori e paesi che ricevono – ha commentato il presidente della Provincia – a vere e proprie partnership, paritarie. E in futuro noi ci auguriamo si possano realizzare appunto anche collaborazioni sul piano economico. Abbiamo costituito ad esempio a Maputo un centro per le tecnologie informatiche, un settore di reciproco interesse.
«Siamo quindi interessati a proseguire su questa strada, perché è importante anche per noi. In un'epoca di crisi economica e finanziaria il pericolo che si corre è quello di una regressione civile, di una progressiva chiusura al resto del mondo.
«Restare aperti – ha concluso Dellai – ci impegna proprio su questo piano, che è culturale e non solo politico. Per noi questa è una scelta irreversibile. E saremo sempre a disposizione del Mozambico, con le nostre strutture, con il calore della nostra amicizia, per continuare a coltivare questo cammino di pace.»
 
GdM - MP
 

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande