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Siria: operazione militare per riconquistare la città di Raqqa

Implicazioni e incognite internazionali sullo scenario che comporterà l’offensiva

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Domenica 6 novembre è iniziata in Siria una nuova operazione militare denominata Euphrates Rage, delle Forze Democratiche Siriane (SDF) sostenute dall’aeronautica americana, per riconquistare la città di Raqqa, considerata la capitale del sedicente Stato Islamico in Siria.
L’SDF è una coalizione di forze curde e arabe, supportate dagli Stati Uniti. In particolare, all’interno dell’alleanza si annoverano i curdi dell’Unità di protezione popolare (YPG), nonché varie milizie come il Syriac Military Council e il Jabhat Thūwwār ar-Raqqah, per un totale di circa 30.000 unità.
Dunque, Washington non sembra aver accolto i reiterati inviti da parte di Ankara ad escludere da questa coalizione le milizie curde del YPG, considerate dal governo turco quali espressione diretta del Partito dei Lavoratori Curdo (PKK) e, quindi, come un’organizzazione terroristica.
C’è da rilevare, però, che gli accordi tra le SDF e gli americani prevedono che solamente le forze arabe entreranno in città una volta sconfitto il Daesh, di fatto per evitare che la popolazione di Raqqa, a maggioranza sunnita, reagisca all’ingresso delle truppe curde facendo resistenza, complicando i piani di riconquista della città.
 
In realtà, la decisione di non fare entrare truppe curde in città potrebbe far parte di un accordo più ampio con la Turchia in cambio della partecipazione dello YPG alle operazioni militari.
L’operazione prevede la liberazione di tutti i villaggi che circondano Raqqa, partendo da quelli a nord, in un’area di circa 40km.
In questo modo si punta a tagliare in due il territorio ancora controllato dal Daesh e isolare definitivamente le due capitali, Raqqa e Mosul.
Durante il primo giorno di combattimenti le forze dell’SDF hanno conquistato i villaggi di Wahid, Umm Safa, Wasita, Haran, al-Adriyah e Jurah a nord di Raqqa. Una volta completato l’accerchiamento la città dovrebbe essere sottoposta a dei bombardamenti aerei affinché l’offensiva di terra incontri meno resistenza possibile.
 
Bisogna sottolineare come la decisione di dare il via ad una operazione per riconquistare Raqqa porti con sé nuove incognite nello scenario siriano.
In primis, ci sono i veti della Turchia a un qualsivoglia ruolo delle forze del YPG nella regione una volta liberata dal Daesh.
Inoltre, al contrario di quanto sta succedendo in Iraq con Mosul, la coalizione che sta combattendo per riconquistare la città siriana è formata da forze ribelli, e non da forze dello Stato siriano.
In Siria gli USA, in collaborazione con le SDF e l’YPG, si affidano ad un sottobosco di gruppi di opposizione arabi e curdi, alcuni dei quali feroci rivali fra loro.
Anche a causa dell’eterogeneità dei partecipanti, la coalizione si trova dunque a gestire una alleanza molto sensibile alle tensioni esterne, in particolare quelle provocate dalla presenza delle forze russe ad Aleppo e di quelle Turche vicino al confine.
Dal punto di vista propagandistico, l’importanza politica della riconquista della città capitale dell’Isis in Siria potrebbe essere fondamentale per le sorti della ribellione siriana.
Quest’ultima ne trarrebbe un forte giovamento in termini di immagine e di lotta politica contro il regime di Assad, che al momento è concentrato nella riconquista di Aleppo, ignorando la presenza dell’ISIS nell’est del Paese.

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