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I disordini di Barcellona hanno generato inutilmente 800 feriti

Quanto accaduto oggi in Catalogna rappresenta una vergogna per l'intera Europa

La Catalogna ha voluto svolgere a tutti i costi un referendum dichiarato incostituzionale e il premier spagnolo Mariano Rajoy ha voluto impedirlo con la forza. Niente dialogo.
Per tutta la giornata abbiamo assistito in diretta una sorta di guerriglia dove, da una parte la polizia statale ha provato a impedire il voto e, dall’altra, la gente ha voluto votare a tutti i costi, nonostante l'impossibilità oggettiva che i risulatti fossero in qualche modo attendibili.
Ed è stato decisamente deprimente assistere a scene in cui si è visto la polizia sfondare le vetrine delle scuole dove erano stati collocati i seggi, sparare sulla gente con proiettili di gomma, tirare donne per i capelli.
La cosa più vergognosa di questa giornata è stato vedere la polizia che caricava i Vigili del Fuoco, persone che per definizione servono solo a proteggere la popolazione da qualsiasi calamità.
In barba alle dichiarazioni dei rispettivi ledaer, si è trattato esclusivamente di una maldestra prova di forza tra il governo centrale e popolazione catalana, con il risultato di non aver ottenuto null’altro se non 800 feriti, alcuni dei quali gravi.
 
Le domande che sorgono sono tre. La prima è se tutto questo fosse evitabile, la seconda è il senso di una ribellione secessionista nella Spagna del 2000, la terza riguarda la posizione dell’Europa di fronte a un fatto senza precedenti nella UE.
Alla prima domanda si può rispondere che da una parte il referendum non aveva nessun valore, dato che è stato definito inammissibile dalla Corte Costituzionale, e dall’altra che - proprio per questo – il governo centrale poteva tranquillamente lasciare che si svolgesse regolarmente.
Ammesso (ma non scontato) che il referendum avesse approvato la separazione dalla Spagna, tutto restava come prima. Se, forte del risultato, la Catalogna avesse voluto avviare la secessione, ecco in questo caso lo Stato avrebbe dovuto intervenire per impedire la ribellione.
Certo è che la strada da adottare prima di passare alle vie di forza era quella della negoziazione parlamentare. A quanto pare il dialogo è risultato impossibile, e qui esce la risposta alla seconda domanda.
 
Che senso può avere una separazione totale da uno stato sovrano? Evidentemente si tratta di volersi amministrare da soli, sostanzialmente – se ci si passa la semplificazione – per non dover mandare più soldi alla capitale dello Stato. Ovviamente si tratta di un ragionamento populistico che non tiene conto dei risvolti che comporta una separazione, soprattutto proprio in termini economici.
Certo che se si pensa di procedere come sta accadendo con la Brexit, dove la May vorrebbe solo i vantaggi dell’uscita dalla UE e non gli svantaggi, chiunque potrebbe pensare di far meglio separati.
In realtà, un paese piccolo ha inevitabilmente un’economia debole. Si provi pensare al Canada, il cui territorio è più grande di quello degli USA ma che con una popolazione pari a un decimo di quella statunitense si trova ad avere un’economia neanche lontanamente paragonabile a quella dei vicini. E, per restare in Canada, anche il Québec aveva tentato più volte di separarsi democraticamente dal resto del Paese. Non ci è mai riuscito, ma ha ottenuto lo stesso l’isolamento dal resto del mondo che temeva una possibile separazione. Il risultato è che Montreal (Québec) non ha avuto neppure un terzo dello sviluppo di Toronto (Ontario), quando una trentina d’anni fa erano uguali.
Insomma, la Catalogna poteva pensare concretamente a una seria autonomia da Madrid, magari dando uno sguardo alle autonomie di Trento e Bolzano. Più volte Paesi Baschi e Catalogna hanno inviato delegazioni in Trentino Alto Adige per prendere spunti, ma pare che alla fine la situazione sia sfuggita di mano. Probabilmente per colpa sia di Madrid che di Barcellona che non hanno cercato soluzioni condivise.
 
A monte di tutto c’è la mancanza del senso della democrazia, che evidentemente la Spagna nutre in maniera debole, ben diversa – ad esempio – dal Regno Unito. Si provi a pensare al Governo di Londra che aveva concesso alla Scozia l’opportunità di scegliere se restare unita a Londra o no. Si noti bene che era stato un conservatore, David Cameron, ad ammettere il referendum.
La Scozia, alla fine, ha deciso democraticamente di rimanere unita all’Inghilterra. Un esempio fantastico di democrazia che in Spagna non alberga proprio per niente.
E qui si inserisce l’Unione Europea, che non ha mai preso in considerazione problematiche come questa. Mentre nel caso della Scozia, Edimburgo poteva chiedere di far parte dell’Unione Europea, nel Caso di Barcellona cosa avrebbe potuto fare se la Catalogna avesse deciso unilateralmente di staccarsi dalla Spagna?
La situazione ha messo in imbarazzo i vertici di Bruxelles già adesso che non è accaduto nulla di sostanziale. Ma forse sarebbe il caso che venisse stesa e approvata una volta per tutte una costituzione Europea che preveda tutte le possibili situazioni che si possono verificare.
Certo è che se l’Europa poteva vantare di rappresentare la democrazia più solita e antica del mondo, adesso non possiamo più sostenerlo. Vergogna.

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