Home | Esteri | Kenia | La mia Africa/ 12 – Di Tiziana Tabarelli

La mia Africa/ 12 – Di Tiziana Tabarelli

Il funerale in Kenia, unica vera festa dell’anno che dura 24 ore

image

>
Qui in Kenia i funerali si distinguono per tribù e per religione.
Io sono andata al funerale di una donna di nostra conoscenza che viveva nella tribù Kssii. La loro religione è la cristiana cattolica, però la cerimonia è lo stesso tutto molto diversa dalle nostre.
E arrivarci, per cambiare, è stata comunque un’avventura. Siamo in Kenya.
Siamo partiti all'alba con un matatù, un pullmino da 10 persone che ne carica 20. Ci hanno lasciati in cima a una collina da cui si vedeva in lontananza l’abitato dove andare.
Siamo scesi a piedi fino a un fiumiciattolo da guadare. Ci siamo tolti le scarpe e l’abbiamo attraversato. Poi abbiamo imboccato un altro sentiero e l’abbiamo percorso fino alla casa-capanna della defunta.
Siamo arrivati sudati. Abbiamo fatto il giro attorno alla bara scoperta con mosche e moscerini vari... E ci siamo dati la mano tutti e in particolare l’abbiamo stretta ai parenti. Un’oretta di convenevoli, poi noi giù dal sentiero fino al fiume.
Lì, in mezzo a mille altissimi eucalipti, avevano preparato la cerimonia e sistemato tante sedie che si noleggiano apposta e poi un tavolo.
Dopo ore arrivano i parenti della defunta con in feretro in spalla. Tutti urlano e piangono disperati, quindi mettono la bara sul tavolo.
Iniziano i balli e i canti, girando sempre intorno alla defunta gettando riso, fagioli, mais, verdure di qui. Tutto questo perché lei era una contadina.
Poi una lunga predica di un prete, seguito da tutti coloro che vogliono dire la loro sulla cara estinta.
Si finisce più o meno a sera, dopodiché si consuma la cena.
Il funerale costa caro e a volte aspettano anche un mese a farlo perché devono trovare i soldi per la cerimonia.
Ma non è finita. Il giorno dopo viene sepolta secondo una logica tutta loro. Il posto del genitore è davanti alla casa, i figli a destra della casa e gli altri parenti dietro. Tutto rimane li con loro.
Qui non ci sono cimiteri...
 
Però devo aggiungere che qui i funerali sono l’unica vera occasione per far incontrare tutti.
Qui non si festeggiano Natale o Pasqua, ferragosto o feste varie .
Ma per un funerale si ritrovano e lo concludono con una grande abbuffata. Per loro è una bellissima giornata che dura dall’alba del giorno all’alba successiva della sepoltura… E in terra, vicino casa.
Il giorno in cui muore una persona, i parenti urlano e si strappano i vestiti per ore e ore, fino a restare nudi. Cioè finché non hanno altro da strapparsi di dosso.
Poi il silenzio.
Chi muore nell’ospedale diretto da Padre Avi viene lasciato in cella finché arriva tutta la gente, anche dall’estero se è un po’ conosciuto.
Se il defunto era un poveraccio, come si può immaginare viene seppellito subito. E basta.
A volte viene preparato un funerale per il quale si raccolgono soldi da tutti, con posti a sedere e cena anche per 300 persone. Dipende dall’importanza del defunto.
Il fatto che la bara rimanga aperta per un giorno è perché tutti possano vederlo per le 24 ore della festa.
Qui anche i cristiani credono nelle stregonerie che dicono che se non fanno tutte quelle cerimonie le streghe se lo portano via.
Ci deve essere sempre qualcuno che parla a bara aperta, pensa che ho dovuto parlare anch’io che non la conoscevo e in lingua italiana che loro non capivano.
Siamo tornati a casa stanchi morti, anche se forse il termine non è il più adatto per un’occasione come questa… 
 
Non ho scattato molte foto, pensando (forse a torto) che fosse indelicato.  
 
 
 
 
 

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande