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Missione giornalistica in Libano, il Paese dove vivono i Cedri/ 1

Le origini della nostra avventura risalgono alla Risoluzione ONU 1.701

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Il Libano è un bellissimo Stato che si affaccia sul Mediterraneo orientale, incastonato nel Medio Oriente tra la Siria a Nord e a Est e Israele a Sud.
La sua superficie supera di poco i 10.000 km quadrati (l’Italia ne ha 300.000) e gli abitanti sono poco più di 4 milioni di abitanti (l’Italia ne ha 60 milioni).
La costa è lunga 250 km e il Paese è largo dai 25 ai 60 km.
Il territorio è prevalentemente montuoso e percorso in direzione Nord-Sud da due catene parallele, le cui cime più alte raggiungono la considerevole quota di 3.000 metri.
La stretta fascia costiera del paese è formata da ampi terrazzi digradanti su promontori rocciosi da sempre favorevoli alla portualità.
La regione compresa tra le catene montuose è un altopiano che prende il nome di valle della Beqā, da cui si dipartono verso Nord il fiume Oronte e verso Sud il Litani.
Nel complesso la presenza di fiumi è tale da consentire l'irrigazione del terreno coltivabile. 
 

   
Il Libano ha un clima mediterraneo moderato. Sulla costa gli inverni sono freschi e piovosi e le estati calde e umide.
A maggiori altitudini, le temperature invernali scendono sotto lo zero con frequenti nevicate, anche abbondanti, mentre le estati sono dure e secche.
Benché in generale il Libano goda di precipitazioni annue abbastanza elevate in confronto agli aridi paesi circostanti, alcune aree nord-orientali sono più aride perché le cime della catena occidentale bloccano molte nuvole nate sul Mediterraneo.
Nell'antichità, il Libano ospitava grandi distese di cedro del Libano, oggi simbolo nazionale.
Tuttavia, millenni di sfruttamento commerciale (per edilizia e cantieri navali) senza alcuna politica di riforestazione hanno fortemente ridotto la loro adele.
Le attività economiche principali sono i servizi bancari e finanziari, tradizionalmente sostenuti da un regime economico libero-scambista e competitivo, e il turismo. 
  
 

La popolazione libanese comprende diversi gruppi religiosi.   
Lo stato riconosce 18 confessioni.  
Fra i cristiani maronita, greco ortodossi, greco cattolici (melchita), armeno apostolici, armeno cattolici, siriaco ortodosso, siriaco-cattolico, protestanti, copto, assiri, caldei, e i cattolici di rito latino.
Fra i musulmani, le comunità sunnite, sciite, ismailite e, in aggiunta, le comunità alauite e druse. Infine c’è la comunità ebraica.
 
La storia libanese successiva all'indipendenza (1943) è stata caratterizzata dall'alternanza di periodi di stabilità politica e di disordini, ai quali si è sovrapposta la prosperità economica, determinata dall'importanza che Beirut riveste nel Vicino Oriente quale centro finanziario e commerciale.
Il 29 novembre 1947, come tutti i paesi arabi, il Libano non accettò la risoluzione 181 dell'ONU che ripartiva il territorio della Palestina mandataria fra lo stato ebraico di Israele e lo stato arabo della Palestina a partire dal 1948.
Di conseguenza, al termine del mandato britannico (14 maggio 1948) Israele proclamò l'indipendenza e la Lega Araba, incluso il Libano, iniziò la guerra, durante la quale il Libano non invase Israele ma si limitò a dare sostegno logistico all'Esercito Arabo di Liberazione. 
 
Sconfitto quest'ultimo nella Operazione Hiram, fu stipulato un armistizio fra Israele e Libano il 23 marzo 1949. Tuttavia non fu firmato alcun trattato di pace fino al 2007.
  

 
Il 12 luglio 2006, le milizie del gruppo radicale sciita Hezbollah, filo-siriane e iraniane, attaccarono una pattuglia delle IDF in perlustrazione nei pressi del villaggio di Zar'it, uccidendo tre soldati e catturandone due.
Israele iniziò così un'offensiva militare contro il Libano, diretta a neutralizzare il dispositivo armato di Hezbollah e le sue possibilità offensive.
Nei giorni seguenti, i bombardamenti aerei israeliani abbatterono quasi totalmente ciò che il Libano si era impegnato a recuperare in dieci anni di pace. Molte tra le infrastrutture moderne e diversi ponti vennero in quel mese distrutti.
Altre spedizioni aeree colpirono l'aeroporto di Beirut, i porti, le centrali elettriche e le principali vie di collegamento terrestre con la Siria, i quartieri sciiti della periferia meridionale di Beirut e diversi villaggi nel Libano meridionale, provocando molte vittime civili.
 
Sul terreno le forze armate israeliane incontrarono una forte resistenza offerta dai miliziani Hezbollah, che dimostrarono una grande efficienza nell'applicazione delle tattiche di guerriglia.
Diversi carri israeliani furono distrutti o danneggiati dai lanciagranate e dalle mine Hezbollah, che riuscì ad abbattere anche elicotteri e a colpire un'unità navale al largo di Beirut.
Nonostante un'ingente appoggio di artiglieria e supporto aereo, gli israeliani in un mese riuscirono ad avanzare solo di alcuni chilometri all'interno del territorio libanese.
Durante gli scontri, Hezbollah lanciò migliaia di razzi (molti anche contenenti cluster bomb di tipo cinese) sul territorio israeliano, causando panico e vittime fra la popolazione civile nel Nord d'Israele.
 

 
L'11 agosto 2006, dopo settimane di stallo in cui la diplomazia non era riuscita a giungere ad una tregua tra le parti per consentire l'apertura di corridoi umanitari in favore della popolazione civile libanese, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite votò all'unanimità la Risoluzione 1701.
Il testo della risoluzione impose l'immediata cessazione delle ostilità tra Israele e Hezbollah, il ritiro delle truppe israeliane dal Libano meridionale, in concomitanza con lo schierarsi nella zona delle truppe regolari libanesi e dell'UNIFIL che prevedeva la creazione di una zona cuscinetto «libera da ogni personale armato che non sia quello delle Nazioni Unite e delle forze armate regolari libanesi» per dodici miglia tra la frontiera israelo-libanese e il fiume Litani.
La risoluzione richiamava al rispetto della precedente Risoluzione 1559 del 2004, che aveva richiesto il disarmo delle milizie libanesi, compresa Hezbollah.
 
Il 25 agosto 2006, il vertice dell'Unione Europea a Bruxelles stabilì l'invio di circa settemila militari europei per costituire il nucleo centrale della forza multinazionale di interposizione nel Libano meridionale (UNIFIL).
Le prime truppe multinazionali furono guidate dalla Francia, alle quali subentrarono quelle italiane nel febbraio 2007.
Secondo la Risoluzione 1701, intrapresero ogni azione necessaria per assicurare che l’area d'operazione non fosse utilizzata per attività offensive di ogni genere.
Ed è qui che comincia la nostra storia, che entrerà nel vivo la prossima puntata.
  
Guido de Mozzi
g.demozzi@ladigetto.it 
 

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