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La guerra coglie di sorpresa Israele: ma i servizi dormivano?

I Palestinesi sono riusciti a organizzare un attacco militare articolato senza che i servizi d'informazione israeliani si accorgessero di nulla

In Medioriente è guerra. E non occorre che a dirlo sia Netanyahu. Basta leggere i dispacci delle agenzie.
Quando a un’ora precisa scattano migliaia di palestinesi con obiettivi precisi e li conquistano, non si tratta di un’azione di terrorismo ma di una vera e propria battaglia.
I Palestinesi hanno accompagnato l’attacco con il lancio di oltre 500 razzi, hanno assalito le fattorie israeliane e catturato decine di ostaggi civili e ucciso molti soldati colti di sorpresa.
E tutto questo senza che i tre servizi segreti israeliani (i più sicuri al mondo) si accorgessero di nulla. E in un paese che si attende sempre un attacco di terroristi.
 
Al di là del buco dell'intelligence israeliana, l’osservazione che nasce spontanea è che dietro a questo attacco militare ci siano altri paesi ben più forti dei Palestinesi.
I soli 500 razzi (ma pare che ne abbiano 100.000) non possono che essere stati forniti dall’Iran, sia perché per produrli ci vuole una tecnologia non da poco, ma soprattutto perché costano molto.
Gli osservatori dicono che oltre all’Iran ci siano anche i nemici storici di Israele, quelli che confinano direttamente col Paese: Siria, Giordania e Libano.
Noi non siamo d’accordo in pieno. Israele è da tempo in buoni rapporti con la Giordania, mentre la Siria e il Libano hanno problemi interni ben più grossi, come del resto il vicino Iraq.
 
Certamente questo attacco militare può aver risvegliato antichi dissapori e magari suscitato insani desideri terroristici. Il più pericoloso dal punto di vista italiano è Hezbollah, il partito di Dio che nel Libano meridionale è stato messo a riposo grazie alla presenza dei 3.000 militari ONU, 2.000 dei quali italiani.
In quel territorio fra Israele e Libano stiamo appunto costruendo un confine condiviso dalle due parti e una rivolta potrebbe non essere più contenuta dai soldati blu. Speriamo di no.
Quindi noi siamo propensi a pensare che dietro all’attacco palestinese ci sia solo l’Iran.
 
Non è che la cosa ci possa tranquillizzare, perché l’Iran è un paese militarmente molto potente.
È ben vero che l’Arabia Saudita è da tempo in buoni rapporti con Israele e soprattutto alleato degli Stati Uniti, dai quali ha comperato 100 miliardi di armamenti.
Ma si tratterebbe di un altro conflitto inizialmente localizzato, ma potenzialmente capace di far coinvolgere il resto del mondo.
E comunque, la situazione potrebbe far ridurre gli aiuti all’Ucraina, dato che le armi potrebbero servire sui nuovi fronti di intervento.
 
Infine c’è un aspetto che ci inquieta non poco. Cosa farà Israele?
Sicuramente la sua reazione sarà pesante. Solitamente è addirittura sproporzionata rispetto all’attacco ricevuto.
Quindi, non appena ripresi dallo shock iniziale e non appena inquadrati i riservisti (ci impiegano molto poco) contrattaccheranno. Ma con che obiettivi?
Se dovesse invadere la Palestina, allora sì il vespaio verrebbe sollevato definitivamente.
Potrebbe essere questo l'obiettivo finale di Hamas.
 
I Palestinesi, che sanno perfettamente che Israele non ha mai subito passivamente nessun attacco, come hanno pensato di cavarsela?
E qui si affacciano tre possibili scenari.
Il primo sta nella cattura dei civili. Già fatti prigionieri e umiliati o messi in fuga dalle loro fattorie, diventerebbero degli ostaggi nelle mani palestinesi.
Il secondo sta appunto nell’intervento militare dell’Iran. Il paese è lontano, ma in passato ha già lanciato numerosi missili su Israele.
Il terzo sarebbe il risveglio di Hezbollah, perché ufficialmente l’attacco sarebbe stato provocato dalla profanazione delle moschee.
Balle, ovviamente, ma che trovano sempre terreno fertile.

GdM

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