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Dalla Biblioteca Archivio del CSSEO: «La guerra in ucraina»

L’incontro dibattito è organizzato a Trento, nella Sala conferenze della Fondazione Caritro per mercoledì 16 marzo 2022, alle ore 17.30

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Ventesimo giorno di guerra. La donna del giorno è senza dubbio Marina Ovyannikova. Giornalista del Primo canale, il megafono della propaganda del Cremlino.
Padre ucraino e madre russa. Ieri, in diretta durante il telegiornale si è presentata alle spalle della conduttrice Ekaterina Andreeva urlando «Fermate la guerra! No alla guerra» e mostrando un cartello con su scritto «Non credete alla propaganda, qui vi mentono».
È stata subito arrestata. Contrariamente a quanto previsto dalla nuova legge speciale approvata in gran fretta il 4 marzo che permette di condannare a una pena fino a 15 anni chi manifesta la sua opposizione alla guerra, la giornalista è stata rilasciata e multata con il corrispondente di 300 euro.
È stata salvata dai media occidentali che ne hanno fatto (giustamente) un’eroina.
D’altronde, può essere considerata un’eroina.
 
Coraggiosi sono anche gli altri arrestati a migliaia.
Oramai atti individuali di dissenso, non più manifestazioni, neppure «passeggiate».
Ma anche un potere grottesco: arrestato un ragazzo con un cartello in cui vi erano disegnati tre e cinque asterischi (che alludono alle due parole «net voina», no alla guerra), arrestata una ragazza con un piccolo cartello in cui si leggeva «dva slova», due parole, sempre «quelle».
E addirittura arrestata una ragazza con un semplice foglio bianco.
Perché i russi non possono parlare di guerra ma debbono dire «operazione militare speciale», esattamente come Putin aveva imposto di non nominare Aleksei Naval’nyi, l’oppositore che prima ha cercato di fare assassinare e poi arrestare quando rientrò nel suo paese.
Putin minaccia di prendere le città assediate, Washington cerca di impedire che la Cina di Xi Jinping vada in suo soccorso.
 

 
A quanto sembra, le truppe di invasione stanno pagando un prezzo alto sul campo.
Quella di Mosca, da guerra di aggressione, giorno dopo giorno si è trasformata in una guerra di annientamento della popolazione ucraina che resiste, che non intende piegarsi all’occupante.
Kyiv, la capitale, come molte altre città dell’Ucraina, è stata martellata dai cannoni e dai missili della Russia. Colpiscono indiscriminatamente, ma soprattutto obiettivi civili, non militari, a partire dalle case di abitazione.
La russofona Khar’kiv, seconda città dell’Ucraina, è devastata. In allegato a questa mail trovate alcune fotografie: non sono scene di qualche film post-apocalittico: è il centro della città. Mariupol, poi, è un vero e proprio inferno.
 
Dove arrivano le truppe russe prende il via una pulizia etnica, che investe la popolazione che non è riuscita a fuggire.
A Volnovakha, rasa al suolo, le persone sono state costrette a cambiare in rubli il denaro ucraino, poi sono state iscritte nei registri dell’autoproclamata «repubblica» di Donets’k.
Infine gli abitanti hanno dovuto scegliere se appoggiarsi ad amici o parenti nel territorio già controllato dai russi oppure trasferirsi fino a Rostov-sul-Don, direttamente in Russia.
Si tratta di un massiccio spostamento di popolazione. A Mariupol la popolazione è stata semplicemente prelevata dai soldati, caricata su mezzi militari e portata via.
 

 
Quella in corso non è solo una guerra di distruzione contro l’Ucraina. Si tratta di un attacco all’occidente e all’ordine internazionale.
Nella visione di Putin l’Occidente, l’Europa è divenuta un conglomerato di popolazioni disposte a cedere pur di non rinunciare a un minimo del benessere e delle comodità consolidate: è il «il marcio Occidente».
Non bisogna dimenticare che Putin è un seguace di Ivan Il’in, un filosofo russo della prima emigrazione, dapprima ammiratore di Mussolini e successivamente di Hitler.
Il’in, citato più volte da Putin nei suoi discorsi, preconizzava per una Russia liberatasi dal comunismo una forma autoritaria di potere
 
Putin calcolava di dividere gli europei e di dividere l’Europa dall’America. Ancora non vi è riuscito. Anzi, ha ottenuto l’effetto opposto. Durerà?
Di tutto questo se ne discuterà mercoledì 16 marzo 2022, alle 17,30 a Trento, nella Sala conferenze della Fondazione Caritro (Via Calepina 1), nell’incontro-dibattito «La guerra in Ucraina» organizzato dalla Biblioteca Archivio del CSSEO. Intervengono Giovanni Kessler, Fernando Orlandi, Alessandra Russo e Davide Zaffi.

In ottemperanza alle normative vigenti, per la partecipazione all’incontro-dibattito è necessario esibire il Green Pass rafforzato e indossare la mascherina FFP2.

L’incontro-dibattito può essere seguito on-line sulla piattaforma Zoom a questo link.

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