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Ucraina, Coldiretti: +34% prezzi cibo spinge crisi alimentare

«La guerra in Ucraina potrebbe far scivolare in povertà altri 10 milioni di persone»

A provocare la crisi alimentare è il balzo delle quotazioni delle materie prime alimentari a livello mondiale che sono aumentate del 34% nell’ultimo anno.
È quanto afferma la Coldiretti nel commentare l'allarme lanciato dalla segretaria al Tesoro americana Yellen sul rischio che la guerra in Ucraina potrebbe far scivolare in povertà altre 10 milioni di persone, sulla base dell’indice Fao a marzo 2022.
L’aumento dei prezzi alimentari nei Paesi più ricchi – sottolinea la Coldiretti - provoca inflazione e mancanza di alcuni prodotti ma anche gravi carestie nei Paesi meno sviluppati che sono dipendenti dalle importazioni.
 
Con la guerra rischia infatti di venire a mancare dal mercato oltre ¼ del grano mondiale con l’Ucraina che insieme alla Russia controlla circa il 28% sugli scambi internazionali con oltre 55 milioni di tonnellate movimentate, ma anche il 16 % sugli scambi di mais (30 milioni di tonnellate) per l’alimentazione degli animali negli allevamenti e ben il 65% sugli scambi di olio di girasole (10 milioni di tonnellate), secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati del Centro Studi Divulga.
 
I cereali che sono alla base dell’alimentazione in molti Paesi sono aumentati in un anno del 37% con il grano che ha raggiunto le stesse quotazioni registrate negli anni delle drammatiche rivolte del pane che hanno coinvolto molti Paesi a partire dal nord Africa come Tunisia, Algeria ed Egitto che peraltro è il maggior importatore mondiale di grano e dipende soprattutto da Russia e Ucraina.
Ma in difficoltà – precisa la Coldiretti- anche Paesi come il Congo che importa da Mosca il 55% del suo grano e da Kiev un altro 15%.
 
«A preoccupare sono le speculazioni che – continua la Coldiretti – si spostano dai mercati finanziari in difficoltà ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati future uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto.
«Occorre fermare con nuove regole una speculazione sulla fame che gioca sulle tensioni internazionali con accaparramenti e blocchi delle esportazioni e amplifica le difficoltà di approvvigionamento sui mercati soprattutto per i Paesi più poveri in uno scenario dove a pagare sono le fasce più deboli della società» – afferma il presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige Gianluca Barbacovi.»

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