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Aperta l'undicesima edizione del Festival dell'Economia di Trento

Nel salotto di piazza Duomo Andreatta, Boeri, Cipolletta, De Felice, Laterza, e Rossi

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Foto di Domenico Salmaso.
 
Dedicata al tema «I luoghi della crescita», l'undicesima edizione del Festival dell'Economia di Trento si è aperta ufficialmente oggi alle 18.30 nel «salotto» del capoluogo, piazza Duomo, con gli interventi del sindaco Alessandro Andreatta, di Tito Boeri, da sempre direttore scientifico dell'evento, di Innocenzo Cipolletta, presidente dell'Università di Trento, di Gregorio De Felice, chief economist di Intesa San Paolo, dell'editore Giuseppe Laterza, e del governatore della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi.
Molti i temi che si sono intrecciati nel corso di questa prima conversazione pubblica fra i principali soggetti promotori, moderata da Nunzia Penelope: i fattori di crescita dei territori di maggiore successo nel contesto della competizione globale, compresi quelli relativi alla governance, come la stessa Autonomia del Trentino, ma anche gli squilibri territoriali e i problemi che essi generano, a partire dalle migrazioni internazionali.
Senza dimenticare il ruolo delle banche, del capitale umano, quindi dell'università, e delle sperimentazioni, che quando hanno successo, possono uscire dalla dimensione locale e diffondersi nell'intero sistema-Paese.
 

 
A dare il benvenuto agli ospiti è stato il sindaco di Trento Andreatta, che ha anche preannunciato il prossimo appuntamento che vedrà il capoluogo del Trentino protagonista, ovvero Trento smart city week. Sullo sfondo, però, una sfida ancora più ambiziosa, la candidatura di Trento a città della cultura 2018.
La partecipazione di Boeri a questa nuova edizione del Festival non era scontata, visto l'incarico impegnativo che sta svolgendo come presidente dell'Inps nazionale.
«Ma questo è l'unico altro incarico che ho voluto mantenere - ha detto - perché le riflessioni che nascono qui servono anche all'Inps.
«Ad esempio, noi abbiamo parlato a lungo, in una precedente edizione del fattore mobilità. In Italia abbiamo un sistema previdenziale che di fatto scoraggia la mobilità delle persone, e dobbiamo assolutamente cambiare questo orientamento.
«Insomma, il Festival, ma anche il territorio che lo ospita, sono un laboratorio significativo per tutto il Paese. Prossimamente l'Inps sottoscriverà un accordo con la Provincia autonoma di Trento su alcuni aspetti di welfare.
«Inoltre, grazie ad un accordo con la Regione, faremo una sperimentazione riguardante le famose “buste arancioni”, dove inseriremo anche le informazioni riguardanti il Pensplan, la previdenza integrativa locale.
«Ecco due esempi di come il Trentino sperimenta esperienze che poi potranno essere diffuse a livello nazionale.»
 

 
Laterza, che con la sua casa editrice è fin dalla prima edizione uno dei motori del Festival di Trento, ha sottolineato come l'Italia abbia bisogno di maggiore fiducia in se stessa, di maggiore sicurezza riguardo ai propri mezzi e ai propri talenti.
«Ci serve – ha detto – la convinzione che il Paese ha molte potenzialità nella misura in cui investe nella scuola, nella ricerca, nello sviluppo e quindi nella conoscenza. Lo vediamo anche qui al Festival, nelle persone che ogni anno lo frequentano.»
 
Uno dei temi toccati è stato quello delle migrazioni, segno tangibile degli squilibri esistenti fra i territori.
«Dobbiamo tenere presente - ha detto Cipolletta - che spesso quelli che emigrano non sono i più diseredati, ma i più intraprendenti. Persone che hanno superato ostacoli fortissimi per migliorare le proprie condizioni di vita, e che possono essere una risorsa anche per i paesi che le accolgono.
«In fin dei conti è quello che è successo negli Stati Uniti d'America. Gli immigrati hanno creato attività, imprese. Perciò queste persone possono venire da noi, soprattutto se noi sapremo investire su di loro. Costruendo case, scuole, non campi di concentramento.
«Investendo in personale italiano per formarle. In questo modo possiamo avviare un ciclo che verrà anche a nostro vantaggio.»
 

 
De Felice si è soffermato invece sui fattori che, dalla prospettiva di una grande banca, determinano l'attrattività di un territorio.
«Credo – ha detto – che noi parliamo spesso di competitività delle imprese, senza tenere conto che le imprese non sono delle monadi, interagiscono fra di loro e con il territorio. Quindi una maggiore attenzione ai territori e alle città è essenziale. Nelle prime 250 del mondo per attrattività ci sono solo 2 città italiane, Milano e Roma.
«Che cosa conta? Logistica, costi, ma anche altri parametri importanti per i manager, come il welfare, le scuole per i figli, i trasporti. L'Italia però è fatta perlopiù di città non metropolitane.
«Il 60% del nostro fatturato viene da lì. Bisogna tenerne conto. In quanto al capitale umano, l'Italia ha pochi laureati in materie scientifiche, anche se ha dei periti tecnici bravissimi. Anche questo è un elemento su cui riflettere. Infine la digitalizzazione.
«Trento è un'eccezione, ma il livello di connettività in Italia ci pone al terzultimo posto in Europa.»
 

 
Infine il governatore Rossi, che ha sottolineato innanzitutto il ruolo importante del Festival nel connettere un territorio piccolo e ambizioso come il Trentino con il resto del mondo.
«Per noi – ha sottolineato – questa è anche un'occasione per offrire un momento di riflessione importante al resto del Paese. Il Festival dell'Economia è una fucina di idee, ci ha aiutato anche a prendere decisioni importanti, come quella riguardante il reddito di garanzia, che il Trentino è l'unico territorio in Italia oggi ad avere.»
Riguardo all'Autonomia, tema sottinteso al titolo di questa undicesima edizione del Festival, fortemente voluto dal governatore Rossi, «speriamo che da questa kermesse esca rafforzata l'idea che un'Autonomia speciale non mangia le risorse degli altri ma può essere utile allo sviluppo del Paese.
«Il Trentino non vuole isolarsi, ma non vuole neanche rimanere schiacciato dalle dinamiche globali, vuole interagire positivamente con esse.
«Nella convinzione che i territori possono essere un elemento positivo per una crescita sostenibile e duratura. Se in Italia coltiviamo l'idea che tutto può essere deciso dal centro, noi rinunciamo a delle potenzialità importanti, rinunciamo a valorizzare quelle doti di autogoverno che esistono e sono preziose.»

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