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Rossi: «Sosteniamo l'Europa dei diritti dei cittadini»

Partecipato incontro ieri sera a Lavarone con Van Staa e Badaloni

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C'è una parola che aiuta ad inquadrare il dibattito «Europa ieri, Europa oggi» ospitato ieri sera nel centro congressi di Lavarone, e questa parola è memoria.
Sarebbe infatti un errore imperdonabile dimenticare i 100 milioni di morti a causa delle due grandi guerre che proprio dal vecchio continente hanno avuto origine, come pure dimenticare i settant'anni di pace - uno dei periodi più lunghi della nostra storia - garantiti proprio da quell'Europa nata dalla consapevolezza che, dopo tanto sangue e dolore, il tempo delle divisioni era finito.
E il dovere di coltivare memoria e conoscenza è stato il filo conduttore degli interventi di Ugo Rossi, governatore del Trentino ma anche presidente dell'Euregio, dell'ex capitano del Tirolo, Hervig Van Staa e del giornalista e scrittore Piero Badaloni, in un dialogo coordinato dal direttore della Fondazione Museo storico del Trentino, Giuseppe Ferrandi, introdotto dal sindaco Luca Nicolussi e dalla presidente di Comunità, Nicoletta Carbonari, seguito da un pubblico numeroso.
 
«Guardare al passato per evitare di compiere gli stessi errori oggi è importantissimo. – ha esordito Badaloni ricordando il grande rischio che la spinta populista fa correre alla democrazia nel momento in cui esaspera le paure. – E mi colpisce il vostro desiderio di ritrovarsi insieme senza voler riaprire le ferite.»
«Segno anche questo che la democrazia è matura – ha chiosato Van Staa – ma il cammino di quest'Europa è ancora lungo, visto che ci sono tanti problemi ancora irrisolti.»
Il politico tirolese ne ha citato alcuni, dalle spinte nazionaliste alla disoccupazione, dalla corruzione al lavoro nero, dagli effetti della globalizzazione al difficile cammino delle singole identità che proprio dal mercato globale si sentono minacciate.
«Non possiamo contrastare la storia – ha detto Van Staa – ma un contrappeso importante è la consapevolezza delle nostre radici. Da questa idea nasce l'Euroegione.»
 
«Dobbiamo tuttavia chiederci – ha aggiunto Ugo Rossi – se abbiamo davvero il coraggio di ammettere che la nostra storia è plurale, e non prendere solo i pezzettini che più ci fanno comodo.
«Ed al tempo stesso accorgerci che l'Europa ci dice che pace e democrazia sono conquiste che richiedono una costante manutenzione.
«Anche a questo aspira il progetto dell'Euregio, una formula nuova e sperimentale con cui cerchiamo di dimostrare, con umiltà ma anche coraggio, che ci sono molti temi su cui vale la pena sedersi attorno a un tavolo e prendere decisioni che siano davvero utili a tutti i nostri cittadini.»
 
Certamente l'Europa di oggi è attraversata dalle inquietudini del nostro tempo e, come un corpo, subisce i contraccolpi di malattie che, indipendentemente dalla loro localizzazione, condizionano lo stato di salute generale.
«Non è stato facile per noi tre presidenti – ha spiegato Rossi riferendosi alla questione Brennero – far arrivare a Roma come pure a Vienna l'allarme dei nostri territori e la richiesta di non essere lasciati soli, ma se fino ad oggi la situazione appare sotto controllo forse ciò è dovuto anche all'ostinazione con cui difendiamo il principio che le differenze non ostacolano affatto la ricerca dell'unità.»
Un linguaggio in comune insomma, e proprio sull'importanza di conoscere le lingue è intervenuto Van Staa citando i numerosi progetti di collaborazione fra le scuole e gli scambi tra docenti e studenti delle due realtà.
 
«A questa – ha ricordato Rossi, – si devono aggiungere anche le collaborazioni spontanee nate da tempo fra le università dei tre territori che hanno chiesto all'Euregio di attivare progetti di ricerca e iniziative che prevedano la mobilità del capitale umano in una logica di arricchimento reciproco.
«Ci saranno anche tre luoghi simbolo ad esprimere la nostra voglia di lavorare assieme: ad Alpbach ne esiste già uno, il secondo nascerà a Bolzano con una scuola di Alto livello post universitaria con l'obiettivo di contribuire a creare classe dirigente a misura di Europa, infine San Michele all'Adige dove si consoliderà la missione storica di un istituto da secoli punto di riferimento per l'agricoltura di montagna.»
«Le nostre autonomie – ha concluso Rossi – hanno bisogno di Europa, perché dobbiamo essere sì orgogliosi della nostra identità, ma anche consapevoli che se la trasformiamo in chiusura corriamo il rischio di perderci e fallire quello che in fin dei conti è il compito principale dell'Europa stessa: essere garante dei diritti di ciascuno dei suoi cittadini.»

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