Elezioni provinciali, intervista a Paolo Ghezzi, Futura 2018
«Il 21 ottobre, senza paura, scegli di progettare insieme a noi la nostra terra… Futura»
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Noi giornalisti sappiamo tutto su di lei. Ma il pubblico più vasto potrebbe chiedersi, Paolo Ghezzi… Chi era costui? Vuole cominciare dalle origini?
«Sono venuto al mondo a Trento il 3 agosto 1957, figlio di una maestra e di un ragioniere Inps. Cinefilo, cinofilo e gattofilo, ciclofilo ma soprattutto bibliofilo e musicofilo, faccio il giornalista da quando avevo vent’anni. Parlo inglese e tedesco.
«Dopo la scuola di giornalismo a Milano e il primo lavoro al mensile economico Affari Italiani, mi sono laureato in economia politica e mi sono sposato con Emanuela. Ho lavorato a Vita Trentina, all’Alto Adige e poi all’Adige, che ho diretto dal 1998 al 2006.
«In quell’anno sono stato tra i fondatori della casa editrice Il Margine, che ho diretto fino ad oggi. Ho scritto libri sulla resistenza antinazista della Rosa Bianca, su De André e su mia figlia Filololò, che ha preceduto di 8 anni suo fratello musicista.
«Ho condotto programmi tv di economia e dal febbraio 2016 al 18 settembre 2018 sono stato presidente del Conservatorio Bonporti.»
Cos’è che ha fatto scattare l’idea della politica?
«Sono nato alla politica - che non avevo mai fatto in vita mia ma solo raccontato sui giornali - il 4 marzo 2018, allarmato dalla marea nazional-leghista e populista. Quando mi hanno chiamato a fare la mia parte, non sono riuscito a dire di no.
«Mi candido in una lista che offre un’alternativa credibile rispetto ai partiti tradizionali: vorrei contribuire a governare il Trentino con partecipazione e solidarietà, opponendomi all’ondata nazionalista che mette a rischio l’autonomia della nostra terra bella e generosa.»
Al Muse ha avuto un’ovazione vera e propria… Può raccontarci, da buon giornalista, la cronistoria dei fatti che l’hanno vista prima essere candidato alla presidenza e poi a sostenere il candidato Tonini?
«Prima un paio di esponenti del Pd, poi tre dell’Upt, poi i Verdi e i R/esistenti di Claudia Merighi e Paolo Zanella, infine Piergiorgio Cattani di Primavera trentina mi hanno proposto, da fine aprile in avanti, di mettermi a disposizione per una candidatura alla presidenza della Provincia.
«Ma è stato Cattani a farmi dire il sì decisivo. E i soggetti politici già ricordati, con Art.1/Mdp e i quattro consiglieri comunali di Insieme per Trento, hanno portato avanti la mia candidatura al tavolo della coalizione, tra luglio e agosto, fino all’esito decisivo con la scelta di Tonini.
«Al Muse, il 29 agosto, si respirava ancora l’entusiasmo dello stato nascente del movimento e la speranza che la coalizione - poi ribattezzata, su mia proposta, Alleanza democratica e popolare per l’autonomia - potesse scommettere su una candidatura fuori dal palazzo e dagli schemi.
«Non è andata così: Pd e Upt non hanno avuto il coraggio di puntare sul nuovo. Ma io ho sempre detto che non avrei abbandonato l’Alleanza per avventure solitarie, perché la priorità per me era tenere insieme un’alternativa forte alla proposta nazionalista della Lega e dei suoi satelliti.»
«Futura»… C’è una bella canzone di Lucio Dalla che si intitola così. «Chissà chissà domani… Su che cosa metteremo le mani… Se si potrà contare ancora le onde del mare …E alzare la testa… Non esser così seria, rimani… Nella sua idea originale ci sono riferimenti alla canzone, oppure le affinità sono casuali?
«Con il senno di poi, la canzone è profetica soprattutto nel verso il suo nome, detto questa notte, mette già paura. Qualcuno ha preso paura, di questa novità politica.»
Quindi quale sarebbe il testo della sua «Futura»?
«Uno dei nostri slogan suona così: Il 21 ottobre torna a votare. Ora c'è Futura 2018. Vogliamo un Trentino più bello e più pulito, multicolore; Una terra che dà lavoro ai giovani e speranza a tutte e tutti; Un Trentino che premia l'intelligenza e sostiene chi fa fatica. Futura 2018, un futuro da scrivere insieme.»
Adesso che abbiamo fatto poesia, vuole raccontarci quale sia il suo disegno politico per la prossima legislatura?
«Il programma è codificato in quello che chiamo Il metodo e i 5 pilastri. Il metodo sta in due portanti: lo Stare bene assieme e fare bene assieme.
«Lo star bene assieme consiste nel volere una vita di qualità per tutti/e. Martin Luther King definiva così l’obiettivo di ogni azione politica: costruire un mondo in cui uomini e donne possano vivere insieme.
«Il fare bene assieme significa partecipare, che è il nostro stile di fare politica. Credo che l’autonomia della nostra Provincia possa sopravvivere soltanto se i cittadini partecipano attivamente, con i loro saperi, alla vita pubblica.
«In questi anni sembra invece che partiti e istituzioni facciano di tutto per disincentivare questa partecipazione. Noi lavoreremo invece su un reale coinvolgimento delle persone nelle decisioni più importanti.
«Punteremo inoltre sulla sburocratizzazione, sulla trasparenza, sull’eliminazione dei privilegi della classe politica.»
E i cinque «Pilastri» invece, cosa sono? Quali sono e come si articolano?
«Li chiamo Pilastri perché dovranno sostenere l’architettura del programma politico vero e proprio. Vediamoli velocemente uno per uno.
«Il primo è Ambiente e sostenibilità: il territorio risorsa generativa.
«Si vogliono mettere al centro dell’azione politica le misure per i cambiamenti climatici, l'acqua e gli altri beni comuni inalienabili, il sostegno a tutte le forme di green economy, la riconversione di luoghi di lavoro inquinanti e nocivi alla salute delle persone e dell'ambiente. Difendere gli ecosistemi e la biodiversità: foreste, fauna e grandi carnivori. Migliorare la gestione dei rifiuti e la sostenibilità alimentare.
«I cambiamenti climatici sono anche una questione di giustizia: privilegiare pertanto i progetti, locali e internazionali, verso donne, comunità contadine, minoranze etniche, giovani.
«Il paesaggio è da valorizzare: è la bellezza che fa bene al Trentino. Obiettivi primari sono lo stop al consumo di territorio, la rigenerazione e rafforzamento del costruito esistente, la sostenibilità dei settori economici.»
Il secondo pilastro?
«Il secondo consiste in Autonomia e comunità: l’autogoverno dentro l’Europa.
«Basta con la logica dell’uomo solo al comando. Il nostro stile è radicalmente diverso: più collegialità e più politica. Oggi troppo potere è concentrato nelle mani della giunta provinciale.
«Quest’organo così centrale per la vita della nostra comunità deve essere gestito all’insegna della collegialità. Innanzitutto tra il presidente e i suoi assessori, intrecciando le diverse competenze e lasciando gli opportuni spazi di manovra.
«Ma anche tra l’esecutivo e i partiti che lo esprimono. Fondamentale è pure il rapporto con il consiglio provinciale e con le comunità che lo esprimono: le periferie devono tornare ad essere al centro di una strategia per il Trentino. Inoltre, ci vuole più Regione Trentino Alto Adige e più Euregio, per un’autonomia aperta e davvero europea.»
Su questo punto è d’accordo anche il vostro candidato alla presidenza Giorgio Tonini?
«Ne sono assolutamente convinto. Giorgio Tonini conosce troppo bene la macchina dello Stato e la specialità del Trentino per non essere un difensore dell’autonomia di fronte alle mire centralistiche del ministro dell’interno, che è il vero avversario da battere il 21 ottobre.»
Quindi passiamo al terzo pilastro.
«Il terzo possiamo definirlo Innovazione e cultura: una provincia aperta al mondo.
«Ripensiamo e progettiamo una scuola di qualità: inclusiva, partecipata, sperimentale. Rimettere la scuola e i docenti al centro della sperimentazione scolastica. Inclusione per valorizzare diversità e partecipazione.
«Lotta alla dispersione. Investire sulle scuole dell’infanzia, rilanciare educazione motoria e sport, la centralità della musica, l’interculturalità come metodo.
«Università e ricerca da raccordare meglio per una filiera della conoscenza che si raccordi con una domanda di lavoro intelligente e qualificato.
«Sosteniamo un nuovo welfare della cultura per contrastare le solitudini, non solo i grandi eventi e i festival, ma la valorizzazione di una rete di proposte, imperniate su associazioni, musei e biblioteche.»
Condivide il progetto del trilinguismo nelle scuole voluto da Ugo Rossi? Verrà portato avanti anche da voi?
«Il trilinguismo è un processo ormai avviato. Non si può buttare a mare. Va però ripensato, calibrato, condiviso maggiormente con le scuole e gli insegnanti.
«Che non troppi trentini parlino davvero bene l’inglese e che ben pochi conoscano il tedesco è una realtà innegabile.»
Affrontiamo allora il quarto pilastro.
«Il quarto punto riguarda il lavoro e impresa: occupazione di qualità, Provincia leggera.
«Un grande piano per il lavoro qualificato delle giovani generazioni, un programma di sviluppo economico che si imperni sul riconoscimento delle peculiarità e delle eccellenze del territorio. Tre grandi alleanze: per il lavoro, per la conoscenza, per l’ambiente.
«Rilancio dell’agricoltura e dell’economia della montagna, investimento sull’agricoltura biologica, un turismo sostenibile e innovativo, un forte e coerente sforzo di riuso del patrimonio edilizio e un vasto programma di intelligente implementazione della rete infrastrutturale a basso impatto ecologico.»
Passiamo dunque al quinto pilastro.
«Parliamo di solidarietà e diritti: per un Trentino equo e inclusivo.
«A ciascuno secondo i propri bisogni. Sostenere un welfare generativo e di comunità, che chiede ai servizi e agli stessi utenti di avere fiducia che anche la persona più fragile possiede risorse e capacità e può trasformarle in capacità. La persona ha un problema, ma non è il problema.
«Vivere in buona salute: obiettivo da raggiungere attraverso prevenzione mirata e servizi socio sanitari appropriati. Incentivare la nascita delle aggregazioni funzionali territoriali con i medici di medicina generale e gli infermieri. L’utente anziano in condizione di cronicità deve poter restare vicino al proprio domicilio.
«Per garantire l’appropriatezza in fase acuta di malattia, il sistema ospedaliero provinciale deve essere complessivamente costruito per intensità di cura e per limitare i rischi, punti nascita inclusi.
«L’accoglienza dignitosa dei richiedenti asilo va di pari passo con la difesa dell’agibilità degli spazi pubblici per tutti, soprattutto bambini e anziani: le piazze e le strade devono essere luoghi di convivenza serena.
«La battaglia quotidiana per le pari opportunità, non solo di genere, sarà al centro del nostro agire, contro ogni forma di discriminazione (dal bullismo alla omotransfobia), dalla scuola in avanti, per costruire un Trentino inclusivo. A partire dalle persone con disabilità.»
Se dovesse coniare uno slogan per la sua campagna elettorale, come sarebbe?
«Il 21 ottobre, senza paura, scegli di progettare insieme a noi la nostra terra… futura.»
G. de Mozzi
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