Varato il DL Agosto, Conte: «Ora ci sono 100 miliardi di risorse»
Sciolto il nodo dei licenziamenti, sgravi fiscali per il meridione, nessuna nuova restrizione, riforma della Giustizia: «Chi viene eletto non può tornare in Magistratura»
Il Governo ha varato il Decreto Legge «Agosto» - salvo intese ovviamente - che porta lo Scostamento di bilancio alla iperbolica cifra di 100 miliardi.
Si tratta di un provvedimento che comprende una serie di iniziative a 360 gradi.
La questione più delicata era quella voluta dai sindacati per cui il Governo avrebbe dovuto bloccare i licenziamenti sino a fine anno, contrariamente a quanto voluto da Confindustria. La soluzione è arrivata con un compromesso accettabile: niente licenziamenti laddove c’è la cassa integrazione.
Per rilanciare il Meridione d’Italia, Conte ha stanziato 2 miliardi per abbassare il costo del lavoro dei lavoratori (assunti e non) agendo sula riduzione dei contributi.
Quanto al pagamento delle imposte da parte dei lavoratori autonomi, il governo ha deciso di concedere la rateazione degli importi dovuti, senza sovrattasse, interesse o penalità.
Il Decreto ha poi preso provvedimenti per la situazione del Coronavirus.
Non ha introdotto nuovi divieti, ma si appella ai giovani affinché usino il buonsenso e soprattutto osservino le precauzioni che conosciamo: distanze, contatti e mascherine.
«Siamo sostanzialmente in situazione di stabilità della curva epidemiologica, – ha detto il premier. – Il tasso dei contagi è il più basso d’Europa, ma ci vuole responsabilità per evitare il contagio di ritorno.»
Il governo consentirà la ripresa delle crociere a partire dal 15 agosto, mentre le fiere potranno partire dal 1° settembre.
Il decreto infine ha approvato la riforma del Csm: «Mai più in magistratura chi viene eletto»
Una riforma necessaria per «scardinare le degenerazioni del correntismo, essenziale anche in assenza degli scandali dell’ultimo anno».
Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede (foto), nel corso della conferenza stampa indetta a margine del Consiglio dei ministri che ha varato il decreto Agosto, ha illustrato i contenuti ma anche i principi che hanno ispirato la riforma del Csm licenziata dal governo.
Una riforma nata per mettere un argine ai rapporti troppo stretti tra politica e giustizia o, a dirlo con lo stesso Guardasigilli, «per accentuare il confine tra politica e magistratura».
Nuove regole per le nomine, e soprattutto stop «alle porte girevoli per le toghe in politica».
Sulle scelte dell’esecutivo ovviamente pesa il caso Palamara: «Alla luce di quegli scandali – spiega il ministro – questa riforma è un passo importante per ricostruire la credibilità della giustizia».
E per farlo il governo fissa paletti che regoleranno le carriere nei partiti di chi indossa la toga.
Chi aspira a ricoprire ruoli nei palazzi del potere dovrà pensarci più di una volta, lo scotto da pagare sarà (primo fra tutti) non potere più tornare a indossare la toga di giudice in un’aula di giustizia.
«Si scrive nero su bianco una norma, – avverte perentorio il ministro. – Il magistrato che entra in politica, una volta eletto ha perso il requisito di terzietà, per questo il magistrato che viene eletto non potrà più tornare alla magistratura.»
Regole rigide che varranno anche per chi intende semplicemente «tentare» la via delle elezioni.
«Un magistrato – chiarisce – non può candidarsi nel territorio in cui ha esercitato negli ultimi 2 anni.»
E il Csm non potrà essere considerato uno sbocco nella carriera di un politico.
«Non sarà possibile tra i membri laici – annuncia Bonafede – eleggere persone che ricoprono o hanno ricoperto ruoli politici in governi nazionali e regionali.»
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