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Petizione perché i pediatri tornino a garantire le visite

Si chiede ai pediatri di non limitarsi alle diagnosi telefoniche e di tornare a visitare i pazienti

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In mattinata è stata consegnata, a palazzo Trentini, nelle mani del presidente Walter Kaswalder, una petizione, sottoscritta da 236 cittadini, da titolo «Protocollo Covid e infanzia: chiediamo risposte».
Il tema centrale della raccolta di firme, presentata da Mauro Dragoni, è quello delle modalità nel rapporto tra i pediatri e i pazienti nell’emergenza Covid.
La richiesta è che i professionisti riprendano a garantire le visite mediche.

«Troviamo inconcepibile e intollerabile – si afferma nella petizione – che, ancora oggi, a distanza di mesi dall’inizio della pandemia, i medici pediatri siano autorizzati a proseguire con la prognosi solo per via telefonica e le famiglie siano rimandate ai pronto soccorsi per ottenere una visita. L’utenza in età pediatrica è proprio quella più delicata da gestire in quanto fino a una certa età difficilmente riesce a spiegare verbalmente il motivo del malessere.»
Nella petizione si chiede inoltre che «i medici pediatri abbiamo indicazioni ancora più chiare su quale protocollo applicare e in che modalità».
 
Anche perché, ha detto Dragoni, si riscontrano differenze tra i vari professionisti nell’individuazione dei sintomi del Covid – 19 e nelle conseguenti azioni.
Differenze di metodo, ha detto il referente della petizione, che si riscontrano anche nelle scuole e che portano a contrapposizioni col protocollo applicato dai pediatri.
Nella petizione si chiede anche «una motivazione che giustifichi le diverse tipologie di tamponi effettuati sui pazienti nella medesima fascia d’età pediatrica (naso-faringeo/ solo faringeo/ solo nasale) e allo stesso tempo delle indicazioni chiare per l’uniformità delle pratiche» oltre a notizie in merito ai test salivari.

Infine, c’è il problema dei genitori costretti a rimanere a casa per assistere i figli in attesa del tampone e del risultato: su questo la petizione chiede che le assenze dal lavoro possano essere coperte dall’Inps come nel caso in cui il lavoratore risulti positivo al Covid.

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