Home | Interno | Come cambia pelle l’istruzione con il Piano Scuola 4.0

Come cambia pelle l’istruzione con il Piano Scuola 4.0

È uno strumento di sintesi e di accompagnamento per la messa in pratica delle linee di investimento previste dal PNRR

È di giugno la notizia dell’adozione del Piano Scuola 4.0. Un cambiamento divenuto ufficiale attraverso il decreto n. 161 del Ministro dell’Istruzione.
Strumento di sintesi e di accompagnamento per la messa in pratica delle linee di investimento previste dal PNRR, il nuovo Piano Scuola è progettato per fornire il supporto necessario alle attività utili a realizzare la nuova concezione delle istituzioni scolastiche.
Azioni che saranno comunque messe in pratica nel rispetto dell’autonomia gestionale e organizzativa dei vari istituti. Senza incidere sulla libertà di cui ogni scuola gode in termini di didattica.
 
Finanziato con le risorse stanziate per il Piano nazionale di ripresa e resilienza, per un totale 2,1 miliardi di euro, il progetto per la scuola 4.0 mira alla creazione di ambienti di apprendimento ibridi.
All’interno dei quali le potenzialità degli spazi fisici si combinano a quelle degli ambienti digitali per ottimizzare la capacità educativa e didattica del sistema scuola nel suo complesso.
Attraverso un approccio innovativo che si rifà al concetto di phygital, già adottato da molte attività.
 
I cambiamenti previsti dal Piano Scuola riguardano aule e laboratori, in cui saranno introdotti elementi di robotica, intelligenza artificiale, realtà aumentata e altro ancora.
Novità che devono essere accompagnate da una visione didattico-pedagogica in grado di ispirare gli alunni verso le innovazioni.
Senza sottovalutare la necessità di un’adeguata formazione per i docenti, che giocano un ruolo chiave in questo processo di cambiamento.
 
L’investimento del Ministero per la creazione di un ambiente scolastico innovativo e di laboratori finalizzati a preparare i ragazzi alle professioni del futuro ha un grande peso sulle possibilità delle nuove generazioni.
Del resto la transizione digitale è sempre più presente nelle vite di ognuno di noi e presto sarà imprescindibile in ogni contesto lavorativo, persino in quelli teoricamente più lontani dal mondo digitale.
È proprio da questa volontà che deriva la denominazione di Piano Scuola 4.0.
 
A ricoprire ancora un ruolo piuttosto marginale nei piani didattici della scuola italiana è invece lo sport.
Non solo non viene incluso, almeno per il momento, nel nuovo Piano Scuola, ma da sempre è considerato una materia di minore importanza nel nostro sistema di istruzione.
Un riflesso anche dell’approccio alla cultura che hanno i cittadini e la classe politica italiana.
 
Questa visione parziale e miope dello sport porta spesso a dei comportamenti controproducenti in ambito familiare.
Pensiamo ad esempio a tutti quei ragazzi che, a fronte di bassi voti scolastici, si vedono negare l’accesso allo sport.
È frequente infatti che le attività sportive siano considerate dai genitori come un premio che i figli devono guadagnarsi con l’impegno nello studio.
 
Allo stesso modo, spesso gli insegnanti considerano le attività sportive praticate dagli alunni come un intralcio allo studio, perché toglierebbero tempo ai ragazzi per concentrarsi sui compiti a casa.
In verità lo sport è un mezzo per i ragazzi di esprimere sé stessi e i propri gusti, praticando le discipline più affini al proprio modo di vivere la competizione e l’attività fisica.
In questo senso le poche ore concesse all’educazione fisica dagli istituti italiani vanno a danno dei ragazzi.
 
Questi ultimi, per scoprire quale sport è più indicato alla propria natura e praticarlo regolarmente, devono necessariamente rivolgersi alle società sportive.
Analizzando la proposta degli operatori privati le opzioni certo non mancano. I ragazzi che desiderano fare sport con regolarità possono iscriversi a corsi invernali o campus estivi, entrare a far parte di team amatoriali o praticare autonomamente nei vari centri sportivi.
Chiaramente quando il ragazzo si trova a dover apprendere le basi della disciplina, o desidera approfondire tecniche e strategie per le attività sportive che si praticano in squadra, serve costanza.
 
Ecco perché i campus estivi rappresentano una delle soluzioni più apprezzate in fatto di educazione sportiva.
Analogamente a quanto accade con le iniziative delle associazioni sportive che allenano squadre di calcio, calcetto, pallavolo, rugby, eccetera.
Sebbene l’approccio della scuola italiana nei confronti dell’educazione fisica sia, almeno in parte, da rivedere, sempre più genitori comprendono il valore dello sport.
È dimostrato, del resto, che l’attività fisica fa bene, soprattutto ai più giovani.
 
Bambini e ragazzi tendono infatti a giocare in maniera sempre più statica, ricorrendo a pc e videogame, a scapito di quella che dovrebbe essere la naturale attività fisica.
In sintesi, sempre più spesso il concetto di gioco si traduce in una partita alla playstation invece che in una corsa al parco o una partita a pallone con gli amici.
Le conseguenze di queste abitudini incidono non solo sulla condizione fisica dei ragazzi, ma anche sul loro stato mentale.
 
È scientificamente provato che lo sport favorisce lo sviluppo dei neuroni, migliora l’attività celebrale e facilita l’apprendimento.
Inoltre aiuta a liberarsi da rabbia e tensioni, agevolando quindi le relazioni umane sia all’interno del nucleo familiare che con i coetanei.

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande