Buoni Pasto, dopo le proteste la Provincia autonoma risponde
«Il criterio non è al massimo ribasso ma all'offerta economicamente più vantaggiosa»
Il criterio di aggiudicazione previsto dal bando per i Buoni Pasto non è quello del massimo ribasso ma quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa dove l’offerta tecnica «qualità» pesa 80 punti e quella economica 20 punti.
La gara è attualmente in corso e si sta valutando la congruità dell’offerta in capo al secondo classificato.
Qualora anche il secondo non produca il numero di convenzioni con gli esercenti (previsto dal bando) si passerà all’esame della terza offerta presentata.
Se, anche con il terzo e ultimo offerente, si avrà lo stesso risultato, la Provincia, insieme alle altre amministrazioni pubbliche, come previsto in legge, dovrà convenzionarsi con Consip spa ovvero valutare anche la reinternalizzazione del servizio.
La clausola del bando pubblicato, ad oggi obbligatoria per la Provincia ai sensi di legge (articolo 144 del codice degli appalti nazionale), prevede che sia obbligatoriamente previsto «un ribasso sul valore nominale del buono pasto in misura comunque non superiore allo sconto incondizionato verso gli esercenti».
Quindi non è possibile ammettere una commissione inferiore al ribasso offerto che sarebbe altrimenti illegittimo.
La pubblica amministrazione non può in ogni caso non valorizzare gli aspetti economici in bandi di questo tipo.
Si rileva che le commissioni applicate in percentuale a carico delle convenzioni Consip Spa, che bandisce le gare sui buoni pasto nel resto d’Italia, va dal 14,85% (Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige) al 21,97% (Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata) al 15,69% e 15% rispettivamente per Lombardia e Veneto.
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