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Inchiesta sulle infiltrazioni mafiose in Trentino, Feudo Arancio

Ne abbiamo parlato con l’avvocato Luigi Olivieri, che assiste il Gruppo Mezzacorona

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L'avvocato Luigi Olivieri.

Stamattina abbiamo dato la notizia per cui il Gruppo Mezzacorona ha subito il sequestro preventivo di beni per 70 milioni, nell’ambito dell’inchiesta sull’azienda agricola siciliana «Feudo Arancio».
Una notizia triste per l’intera comunità trentina, perché si è sempre sostenuto che la Mafia viene tenuta fuori dai nostri confini.
Avevamo parlato anche con il col. Mario Palumbo, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Trento, che ci ha confermato come il quadro accusatorio fosse solido.
Allora abbiamo telefonato all’avvocato Luigi Olivieri, che assiste il Gruppo Mezzacorona, per ascoltare anche la versione della difesa.
 
Avvocato Olivieri, tanto tuonò che piovve…
«Beh, non è la prima volta. – Risponde. – Già 10 anni fa…»
 
Perché non comincia da capo?
«Nel 2001 il Gruppo Mezzacorona acquistò la prima azienda a Sambuca di Sicilia in provincia di Agrigento.
«Nel 2003 acquistò poi la seconda tenuta, Villa Albius, ad Acate in provincia di Ragusa.
«Nel 2010 la Procura della Repubblica avviò un’inchiesta nell’ipotesi iniziale rispetto a dei contributi percepiti dallo Stato e dall’Unione Europea. Venne avviato un sequestro preventivo avverso il quale abbiamo fatto opposizione e l’inchiesta è stata archiviata.»

L’inchiesta di oggi parla di riciclaggio.
«Il prezzo per l’acquisto delle tenute è stato versato nella più totale trasparenza e legittimità ed è tutto puntualmente tracciato.»
 
Cioè le due aziende sarebbero state acquistate a condizioni concordate per favorire qualcuno?
«La transazione è avvenuta nel pieno rispetto delle regole..»
 
L’accusa dice che nell’affare c’era qualche personaggio colluso con la mafia.
«Le dico con chiarezza che il Gruppo Mezzacorona ha sempre operato correttamente.»
 
Un’inchiesta che appare e scompare come un fiume carsico… Ma voi eravate al corrente delle nuove indagini?
«L’indagine, come si ricorderà, era stata avviata nell’ottobre scorso. Evidentemente c’è qualcosa di nuovo che gli inquirenti pensano sia importante. Ma per noi non è cambiato nulla.»
 
Cosa succederà adesso?
«Si tratta di un sequestro preventivo. Voglio ribadire che le due aziende siciliane sono pienamente operative sia per i lavori in campagna che per tutte le fasi produttive e di commercializzazione. Presenteremo al più presto nei termini di legge puntuale reclamo al Tribunale del Riesame per lo sblocco del sequestro preventivo.»
 
Un’ultima domanda. I fatti risalgono ai tempi del dott. Fabio Rizzoli. Cosa c’entra allora l’attuale presidente del Gruppo, Luca Rigotti, che è arrivato molto dopo?
«Questa è una bella domanda…»
 
GdM

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