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Luca Cordero di Montezemolo fa la corte a Lorenzo Dellai

L’aggiornamento della situazione a sette mesi dalle elezioni nazionali politiche

La politica italiana pare un po’ confusa in questo momento, ma in realtà si tratta solo della normale dialettica che precede i grandi momenti di verifica elettorale.
Il quadro generale è dominato dalla legge elettorale che, bene o male, verrà approvata per tempo. Certo è che alla base della discussione ci stanno i timori che ogni formazione politica porta con sé: se ogni parte teme di perdere le elezioni, nessun vorrà che venga attribuito il premio di maggioranza.
Se così fosse, si tornerebbe al Presidente del Consiglio eletto dopo le elezioni sulla base degli accordi dei partiti in Parlamento. 

Quindi si sta lavorando sul fil di sondaggio? Può essere, certo è però che la variabile impazzita di un Berlusconi che appare e scompare con la regolarità di un fiume carsico sta sostanzialmente sparigliando le carte.
 
Comunque sia, Centrodestra e Centrosinistra stanno giocando sul bluff piuttosto che sulla pragmatica.
In entrambi i casi c’è una portante logica data dalla candidatura dei rispettivi leader, per cui le cose stanno ancora legate a vecchi concetti politici. L’insorgere di nuovi leader come Renzi non è diversa dal ritorno di Berlusconi sulla scena.
Renzi rappresenta certamente il mondo nuovo dei giovani di sinistra, quelli non comunisti ma semplicemente democratici, e sta dimostrando che il popolo del partito democratico ha bisogno del cambiamento. Resta il fatto che troppo spesso fa interventi che fanno pensare a lui più a un fenomeno mediatico che a un uomo vocato a guidare il governo del paese.
Ma è presto per parlare, le cose maturano nel tempo, anche nei soli sette mesi che mancano alle elezioni.
 
Il Centrodestra è un po’ più misterioso da interpretare, perché i leader storici sono Bossi e Berlusconi. All’apparenza non hanno più futuro e soprattutto non hanno in previsione una strada in comune.
Ci è difficile pensare a un leader come Berlusconi che si proponga alla guida del Paese alla sua età, così come ci è faticoso ipotizzare il futuro di Bossi o di Maroni in concorso alla guida dell’Italia.
Secondo noi il leader dl Popolo delle Libertà ha concluso il suo tempo. Ha realmente rappresentato il vero cambiamento dalla Prima repubblica, ma adesso c’è bisogno di un nuovo cambiamento.
Il ruolo preferito dalla Lega ci sembra quello dell’opposizione. 

L’UDC ci sembra sempre più lontana dal Centrodestra. 
Quindi passiamo al Grande Centro. Casini è certamente il leader più osservato e corteggiato in questo momento. Decisamente troppo.
Il fatto che Fini provi collegarsi a lui lascia davvero attoniti. Si tratta dell’ex leader di un partito di estrema destra come il Movimento Sociale, il fondatore di un partito di destra come Alleanza Nazionale, il secessionista di un partito di centrodestra come il Popolo delle Libertà che va a fondare il FLI.
Tutto può essere comprensibile, ma qualche perplessità può sorgere, al punto di sentirsi portati a nutrire sospetti anche per soggetti più vicini di lui al Grande Centro.
 
In questo momento in cui molti elettori non vanno a votare per la propria formazione politica per la semplice ragione che non vi si riconoscono più, basta poco per trascinarli al centro.
Però un distinguo dovrà pur essere fatto. Il Centro non deve crescere solo come ricettacolo di persone insoddisfatte altrove. Deve essere la convergenza di persone che sentono in dovere di decidere per quello che va fatto e non per quello che conviene fare.
Per questo apprezziamo la condizione posta da Dellai di stare al centro ma «girando la schiena al Centrodestra e guardando al Centrosinistra».
E per questo ammiriamo la corte che Montezemolo sta facendo al Presidente trentino. I due sono amici, solo che il primo non è un politico e ha capito che il nostro invece lo è e come. Evidentemente Montezemolo non rappresenta il Capitale come il suo cognome può far pensare a prima vista.
 
Insomma, pur precisando che nulla è più dinamico della politica e che ogni giorno le cose possono camiare anche diametralmente, al momento le cose stanno così.
Gli elettori delle due formazioni del bipolarismo sono disorientati e ancora di più lo sono i rispettivi leader politici.
Per questo si assisterà a strane vocazioni folgoranti, a improbabili conversioni di miscredenti e a improvvise visioni dell’ultimo momento.
Cercheremo di chiarire le cose man mano che si va avanti.
A partire dalla scuola di pensiero che predica il «No al Dellai quater». Tutti sappiamo che la legge impedisce al presidente uscente di ricandidarsi alla guida della Provincia e non ci piace l’idea che alla fine – quando Dellai appunto non ricandiderà per piazza Dante – qualcuno si possa vantare che senza di lui magari avrebbe ricandidato.
 
GdM

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