Home | Interno | Politica | A sei mesi dalle elezioni politiche – Verso il giro di boa

A sei mesi dalle elezioni politiche – Verso il giro di boa

Dellai appoggerebbe ancora l’esecutivo Monti dopo il suo decreto legge che vorrebbe sopraffare le autonomie?

image

In aprile si vota per eleggere la nuova legislatura, nell’autunno successivo si voterà per rinnovare il Consiglio provinciale e infine la primavera 2014 si eleggerà il nuovo Consiglio d’Europa.
In questo finale di partita, che segna un po’ il giro di boa tra due periodi storici, si deve fare attenzione a non perdere mai di vista anzitutto la bussola. Sappiamo dove vogliamo andare, ma l'ago non è sempre così ben visibile nel corso di una burrasca. 
Chi termina qui deve rassegnarsi al principio che tutto a questo mondo ha una scadenza. Chi sta per intraprendere una nuova strada deve proseguire verificando sempre la solidità dei propri principi, ma avere anche la capacità di aggiustarli se necessario.
Ma soprattutto non si dovranno spaventare di fronte a fenomeni che non riescono a comprendere.
 
Il presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai si trova al suo ultimo mandato e pare intenzionato a candidarsi a partecipare alla guida del Paese.
Scelta inevitabile per un uomo che dal 1990 guida una comunità, Dellai ha dovuto anzitutto costruirsi l’appartenenza politica, sapendo di non riconoscersi né nella destra né nella Sinistra ma nel centro ispirato alla cultura cristiana.
La sua scelta di allearsi con Casini per ricostruire un Grande Centro è stata il primo passo di un percorso logico. La sua condizione posta affinché la nuova coalizione preferisca guardare a sinistra anziché a destra è la continuazione della sua posizione politica.
 
Per contro, il Grande Centro sembra raccogliere un po’ tutti coloro che nella destra e nella sinistra non si riconoscono più.
Il che fa ricordare le antiche carovane che partivano per conquistare il Far West, composto sì da gente alla ricerca della Libertà, ma anche da persone di dubbia moralità, di fede non sempre cristallina, o con un passato semplicemente da dimenticare.
Difficile la scelta del capo carovana.
  
Guardando un po’ tutto il panorama politico, vediamo un centrodestra che non ha le idee chiare un po’ su tutta la linea e un centrosinistra che - convinto (ma non troppo) di vincere le prossime elezioni - sta mettendo insieme un bel po’ di capi carovana intenti a battersi per ottenere il comando.
Il Grande centro ha più di un leader, ma nessuno ancora si sta facendo avanti, in attesa che un collega commetta qualche errore o che la combinazione delle cose porti alla scelta naturale del’Uomo che li guiderà.
 
La carta che ha sparigliato il gioco è stata l'eventualità che Mario Monti accetti di candidare a succedere se stesso.
Il Grande Centro avrebbe trovato in lui la persona giusta, anche perché nessuno al momento ha la capacità tecnica, lo spessore professionale né il carisma europeo di Monti. Di fronte a lui, tutti gli altri pretendenti sono disposti a fargli posto.
Lo stesso Dellai aveva affermato la propria disponibilità ad accettarne la guida, sia pure a condizioni precise. Tra le quali la scelta di vederlo presidente di un Governo Politico, cioè eletto da una maggioranza parlamentare promossa dal sondaggio elettorale.
 
L’ultima mossa fatta dal Governo con i due recenti decreti, uno per rilanciare l’economia e l’altro per ridurre gli sprechi delle regioni, ha però rimesso nuovamente in discussione tutto.
Come ci si può fidare di un Governo che per rilanciare l’economia non riforma praticamente nulla, non riduce le tasse che incidono sulla produzione, non investe niente in politiche di crescita?
Come ci si può fidare di un Governo che per risanare gli sprechi degli enti locali colpisce anche le regioni sane e senza fare le distinzioni dettate dalla costituzione stessa di cui il suo sponsor principale, il Presidente della Repubblica, si è fatto garante?
Come ci si può fidare di un Governo il cui centralismo diventa ogni giorno più verticalizzato?
 
Le considerazioni sono due.
La prima è che Mario Monti si sta muovendo praticamente da solo, come si usa nelle strutture tecniche, giustamente verticistiche, dove cioè i più stretti collaboratori sono semplicemente dei replicanti per definizione.
A un ministro politicamente corretto non sarebbe mai sfuggito che le regioni e province autonome sono intoccabili sotto gli aspetti istituzionali. Puoi discutere il budget, ma non dirgli come impiegarlo.
Ricordate quando Bondi aveva imposto alle regioni il taglio degli ospedali minori? Non si era posto il problema che il rapporto con il Trentino e l’Alto Adige si gestisce solo con il sistema del controllo budgettario.
Adesso siamo alle stesse grossolane iniziative, dove non solo non si distingue il buono dal cattivo, ma dove non si riconoscono – non diciamo gli accordi, che peraltro sono ugualmente intoccabili senza l’accordo di tutte le parti – ma gli statuti stessi sanciti dalla Costituzione.
 
La seconda è che il parlamento deve riprendersi il suo potere.
La nostra è una Repubblica Costituzionale e l’idea di avere un parlamento debole è decisamente inaccettabile.
Per quasi cinque anni il parlamento si è occupato da una parte di abbattere Berlusconi e dall’altra di salvarlo. L’idea di perdere le elezioni con dignità probabilmente non fa parte della nostra cultura, ma mentre si assisteva a baruffe squallide su argomenti indegni e con armi di bassa lega, non si accorgevano che in metà delle regioni del nostro Paese il coperchio della pentola era saltato e che i malandrini ci guazzavano dentro.
Per questo è bastato che il presidente Napolitano (prima volta nella storia della Repubblica) dicesse basta! e il Parlamento ha supinamente obbedito e (fortunatamente) accettato un presidente del Consiglio non eletto dal popolo.
 
È in questa ottica che vanno viste le nuove carte da giocare per l’Italia: la maggior parte di questa classe politica deve andarsene a casa e far posto a una nuova.
Ben vengano Renzi e Dellai a contendersi la leadership del Paese, con tutti i pregi e i difetti che possono portare con sé.
E benvenuto anche il presidente Mario Monti purché sia eletto dal Parlamento al termine di una campagna elettorale dove si è confrontato con le gente sulle idee e sui programmi. E per questo sorretto da un consiglio di ministri responsabili e consapevoli di ciò che vanno a fare.
Strada che deve partire già con la revisione del decreto legge che si è proposto di riformare le regioni in maniera così gordiana e per questo inevitabilmente grossolana.
 
GdM

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande