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I commenti delle Istituzioni trentine alla Ministro Boschi

Rossi:«Stanche litanie» – Moltrer: «Venga in Trentino a conoscere l’Autonomia – Dorigatti: «Occorre una reazione ragionata e vigorosa»

Come prevedibile, dopo che all'assemblea della «Leopolda» di Firenze vari personaggi del PD hanno espresso battute da bar sulle autonomie e sul Titolo V della Costituzione, sono giunti alle redazioni vari commenti.
Pubblichiamo qui di seguito i tre principali, quelli del presidente del Consiglio Provinciale Dorigatti, del Consiglio Regioinale Moltrer e della Giunta Provinciale di Trento Rossi.
Il nostro commento in un servizio a parte.

 Ugo Rossi
Le dichiarazioni del ministro Boschi sulle Regioni a statuto speciale ripropongono stanche litanie peraltro non veritiere né aggiornate.
Il Trentino Alto Adige, proprio grazie all'Autonomia speciale sta facendo uno sforzo enorme e altrettanto "speciale" per dare una mano al Paese.
Ho avuto modo di manifestare il mio disappunto al presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi alla luce tra l'altro dello sforzo eccezionale che il nostro territorio si è impegnato a sostenere per garantire la tenuta dei conti dello Stato.
Lo stesso sottosegretario Delrio, in sede di accordo ha dato atto della responsabilità dimostrata dal Trentino e dall'Alto Adige che impegnano una considerevole quota del proprio bilancio per la tenuta del «sistema Italia».
Dichiarazioni che continuano ad alimentare luoghi comuni sui nostri presunti privilegi non fanno bene a nessuno e mortificano chi, come la nostra comunità, non si è mai sottratta a fare il proprio dovere. 
 
 Diego Moltrer
Le dichiarazioni del ministro Maria Elena Boschi fanno pensare e riflettere. Quale futuro ci si può aspettare quando il responsabile governativo alle Riforme si esprime in maniera così forte contro le Autonomie Speciali?
In netta contraddizione con quanto affermato e garantito, nelle settimane scorse a Trento, dalla collega agli Affari regionali Maria Carmela Lanzetta in Presidenza del Consiglio regionale. Avanti tutta in ordine sparso?
Credo che si dovrebbe avere una certa condivisione almeno d'intenti. Quella che non è sfuggita, pochi giorni fa, al governo nell'Accordo con le province autonome di Trento e Bolzano, su soldi veri e non presunti. Perché gli accordi del governo degli ultimi anni chiedono ed ottengono sacrifici da parte delle Autonomie del nord.
La riforma dello Stato richiede processi di approfondimento seri ed articolati, quelli che hanno costruito la nostra nazione.
È tempo che la politica mediatica lasci il campo alla politica meditata, impegnativa, dura ma al tempo stesso responsabile e proficua per i beneficiari, ovvero quel popolo che merita rispetto. Nella nostra Regione l'autogoverno è nel DNA della sua gente.
L'Autonomia sta nei fatti di chi ha lavorato sempre per la propria terra, chinando la  schiena ed il capo, con orgoglio e fierezza.
Al ministro l'invito di approfondire, di conoscere da vicino le Autonomie speciali. Venga nelle nostre terre e la accoglieremo, con quello spirito autonomistico speciale per definizione e capirà come i modelli virtuosi si coltivano e si esportano.

 Bruno Dorigatti
Non è la prima volta e purtroppo non sarà l'ultima. Negli eleganti «think tank» della politica che pensa a un'Italia più moderna ed efficiente, si spaccia l'abolizione delle Regioni a statuto speciale come un fattore di modernità e di efficienza.
La ministra delle Riforme Maria Elena Boschi ieri alla Leopolda di Firenze: «Non è il momento propizio, ma sarei favorevole alla soppressione di queste realtà».
Quasi all'unisono, il presidente del Piemonte, Sergio Chiamparino, al Convegno annuale della Fondazione Iniziativa Subalpina a Stresa: «In materia di Titolo V della Costituzione, si dovrebbe affrontare la questione delle regioni a statuto speciale, anche perché, come dice il film di Alain Resnais, «La guerra è finita».
Quindi la specialità associata al vecchio, addirittura all'età bellica, una sorta di residuato della storia. Il tutto con elegante citazione, per guadagnare al concetto un posto fisso nel mainstream della politica italiana e nelle coscienze dei cittadini.
Senza distinzione alcuna, naturalmente, tra regioni che con la specialità hanno effettivamente sperperato fiumi di risorse pubbliche, e altre regioni che sulla specialità hanno invece costruito - mattone dopo mattone, per quasi settant'anni, onorando una tradizione millenaria di autogoverno - un modello di società capace di confrontarsi senza arrossire con le democrazie del Nord Europa.
Occorre una reazione ragionata e vigorosa a questo continuo stillicidio di attacchi rivolti anche al Trentino, perfino vicende come quelle dell'orsa Daniza dimostrano che c'è bisogno di lavorare sul piano dell'immagine esterna, per consentire agli italiani di capire che una terra di montagna come la nostra - dimostrando di sapersi amministrare da sola e senza chiedere denari allo Stato più di quanti ne versi all'erario - è uno straordinario modello da seguire per uscire dalla crisi, un fiore all'occhiello del sistema Paese. E non un privilegio da abbattere, perché muoia Sansone con tutti i filistei, perché il mal comune è già mezzo gaudio.
È una battaglia che va condotta in modo trasversale ai partiti, e affiancata al massimo sforzo necessario della delegazione parlamentare trentina, cui chiediamo di difendere senza nessuno sconto gli accordi con lo Stato appena rinnovati, evitando il rischio di ulteriori, rovinose pressioni sul bilancio provinciale. Che altro non sono se non la guerra all'autonomia speciale condotta con altri mezzi.
Alle spalle di questo lavoro politico, devono rafforzarsi l'unità, la consapevolezza e la forza d'animo dei trentini. E' una sfida alla nostra stessa coscienza collettiva, alla nostra capacità di attingere al nostro passato e al miglior presente per garantire ancora futuro al nostro diritto-dovere di amministrarci da soli nel modo che additava Degasperi: più efficiente di quello romano, e meno costoso.

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