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Un referendum per cancellare le Autonomie speciali?

Il paradosso di chi vuole l’autonomia a discapito di chi ce l’ha già – Di Nicola Fioretti

Va premesso semplicemente che non sono ammissibili referendum di leggi costituzionali.
L’articolo potrebbe finire qui, ma visto che anche un raglio va sempre ascoltato, è bene che il nostro Nicola Fioretti esprima la sua autorevole opinione in merito.
Noi aggiungiamo poco, dato che ogni settimana abbiamo occasione di parlarne.
Ripetiamo solo che le regioni a statuto ordinario vennero istituite nel 1970 per volontà delle Sinistre che volevano potersi governare in quelle aree dove avevano la maggioranza locale.
Le Destre si opposero in tutte le maniere, perché con le regioni lo Stato centrale perdeva buona parte del suo potere.
La legge passò e, al di là dei discorsi sul potere in sé, si scoprì che il Bel Paese è formato da tante realtà così belle e diverse tra loro, che trovare una legge che andasse bene dal Brennero alla Sicilia era praticamente impossibile.
Vedere oggi che proprio le Sinistre vogliono fare marcia indietro sulle regioni, sembra di assistere a qualcuno che prova a rimettere il dentifricio dentro il tubetto.
Il problema è un altro. Per amministrarsi bene, le regioni hanno bisogno di applicare il sistema del «controllo budgettario». In parole povere, Roma dovrebbe dire «questo è quanto ti spetta in un anno, arrangiati in piena autonomia, anche - se necessario - travasando risorse da una competenza all’altra». 
Questa è autonomia:
le autonomie sane hanno funzionato proprio perché hanno potuto adattare i propri bilanci alle proprie peculiarità.

Il PD lombardo per cercare di rivendicare maggiore autonomia e raggiungere il proprio scopo vorrebbe paradossalmente la cancellazione delle autonomie speciali, addirittura tramite referendum.
Come a dire che la conquista della libertà si ottiene togliendola a chi ce l’ha rimettendo tutto in discussione. Un ragionamento che, se non direttamente assimilabile a un paradosso, è qualcosa che ci va molto vicino.
La speranza dunque è che partendo da questo si possa arrivare a un ragionamento migliore.
Se è evidente e comprensibile lo stato di malessere e frustrazione che Regioni come Lombardia e Veneto stanno vivendo nei confronti di un governo accentratore, è altrettanto inconcepibile pensare di togliere l'Autonomia agli altri per ripartire tutti «punto da capo».
È incomprensibile, ed è qui che si nasconde il vero paradosso, come Regioni a statuto ordinario che desiderano una propria Autonomia non combattano a livello romano per evitare di farsi portar via anche quella poca che hanno e rivendicando caso mai più competenze. Si preferisce invece sparare a zero sulle attuali Speciali.
Questi attacchi infatti non fanno altro che innescare una guerra tra gli autonomisti delle Alpi che giova solo al centralismo romano e non ai territori.
Il problema del Veneto e della Lombardia, così come di tutte le altre comunità che vogliono poter decidere autonomamente del loro futuro, non è l’Autonomia di Trento e Bolzano, ma la loro mancata Autonomia.
Spesso però - e questo è un fenomeno tutto italiano - anziché cercare di risolvere il problema reale si preferisce imboccare una strada in discesa puntando sull'invidia e giocando allo “scarica barile”.
Ecco quindi che, di volta in volta, per celare le proprie mancanze e le promesse disattese si trova un capro espiatorio in grado di distogliere l’attenzione dal vero problema.
L’auspicio è che si abbandoni questo modo di ragionare e che chi veramente crede nella libertà e nell’autonomia dei territori si sieda davanti ad un tavolo per ragionare assieme.
Chissà, magari proprio questo paradosso, targato PD Lombardia, porterà a quei nuovi ragionamenti e nuovi stimoli in grado di far capire una volta per tutte che la strada maestra è andare verso una nuova «Federazione delle Genti Alpine» come fu ai tempi dell'OSAR.
Unico modo per dare forza alla voce delle nostre regioni a Roma, dove il vento accentratore soffia sempre più forte.
 
Nicola Fioretti
Presidente OSAR

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