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L’UDC è ufficialmente estromessa dalla competizione elettorale

Ennesimo colpo di scena in una campagna elettorale senza esclusione di colpi: il Consiglio di Stato accoglie il ricorso della Lega

Giusto ieri ci domandavamo quale sarebbe stato il prossimo colpo di scena di questa incattivita campagna elettorale. Oggi abbiamo la risposta.
Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato dalla Lega Nord contro la sentenza del TAR di Trento che aveva riammesso l'UDC alla competizione elettorale del 26 ottobre.
Come si ricorderà, la Commissione elettorale della Provincia autonoma di Trento aveva escluso la lista dell'UDC perché l'autentica della firma del segretario provinciale era stata autenticata in ritardo. Alle ore 11.15 i funzionari dell'UDC si erano presentati all'Ufficio elettorale per depositare la lista e avevano ritirato il numero di prenotazione (come ai supermercati). Quando il funzionario provinciale prese in mano la pratica e si accorse che la firma del segretario non era autenticata, erano le 15.14, quando ormai i termini erano scaduti. Venne chiamato ugualmente il segretario dell'UDC, il quale si presentò per apporre nuovamente la firma davanti al pubblico ufficiale. Erano ormai le 15.45.
Quando la Commissione Elettorale verificò la pratica, osservò che i tempi non erano stati rispettati e decise di estromettere la lista dell'UDC.
Il fatto era stato decisamente clamoroso, tanto vero che il segretario provinciale si era dimesso e il Presidente nazionale dell'UDC nominò Ivo Tarolli commissario straordinario. Il quale però ricorse immediatamente al TAR di Trento, rappresentando le circostanze che abbiamo esposto sopra, precisando che faceva testo l'ora di presentazione della lista e non quella di disamina da parte dei funzionari della PAT.
Il TAR, decidendo in tempi record (prima con sentenza provvisoria e poi con sentenza definitiva), dava ragione a Ivo Tarolli, accettando la sua tesi per cui il ritardo sarebbe stato oggettivamente a carico dell'Ufficio Provinciale.
L'UDC riprese immediatamente la campagna elettorale ventre a terra, mentre la Lega Nord depositava immediatamente ricorso avverso la sentenza del TAR di Trento.
La decisione del Consiglio di Stato è arrivata oggi. In prima istanza si fa osservare che eventuali ricorsi elettorali «vanno presentati dopo le elezioni». In seconda istanza si rileva come la lista sia «stata presentata alle ore 15.14», cioè fuori tempo massimo, quando invece venne presentata quattro ore prima. Secondo il Consiglio di Stato, dunque, l'ora di presentazione della lista non è quella materiale della consegna, né quella dell'autenticazione della firma. Per il consiglio l'orario ufficiale è quello in cui il funzionario ha rilevato la mancanza dell'autentica.
Il Commissario dell'UDC Ivo Tarolli sospetta qualche interferenza indebita da parte della Lega in sede romana.
Ma se ne parlerà semmai dopo le elezioni, tanto è Pantalone che paga.
Non si conosce ancora la sorte delle elezioni, ma probabilmente verranno rinviate di un paio di settimane. Tanto, è Pantalone che paga.
Non si sa che cosa faranno i 30.000 elettori dell'UDC, tanto è Pantalone che vota.

Le nostre osservazioni sono tante, ma almeno cinque meritano di essere riportate.
La prima è che mai come oggi risulta evidente che ciò che conta è vincere, non importa come. Anzi, se con un cavillo legale si potesse impedire a tutte le liste di partecipare, non ci si penserebbe neppure due volte.
La seconda riguarda l'ammissibilità del ricorso. Secondo il Consiglio di Stato lo sarebbe solo «dopo le elezioni». Se così fosse, sarebbe fortemente destabilizzante, perché offrirebbe al cittadino un'immagine goliardica dello Stato, assimilabile a qualcosa come una partita di calcio.
La terza è che l'errore di orario esposto nel verbale del Consiglio di Stato getta più di un dubbio sul suo operato. Gli errori di grammatica che vi si trovano sono di minore importanza, ma l'uso di un verbo all'indicativo anziché al congiuntivo non rafforza la considerazione che si dovrebbe nutrire per il massimo organo amministrativo giudicante.
La quarta è che da questa vicenda ne escono male tutti i responsabili della filiera, dal segretario dell'UDC, che si è dimesso, al responsabile dell'Ufficio elettorale, che quantomeno si sentirà osservato; dalla Commissione Elettorale che ha valutato pragmaticamente un problema che forse aveva bisogno di un po' di buonsenso, al Tar di Trento, che quantomeno si porrà qualche domanda.
Infine la quinta osservazione è rivolta alla credibilità delle Istituzioni. Che in questo Paese sia sempre legittimo tutto e il contrario di tutto, è semplicemente inaccettabile, perché le libere elezioni sono una delle espressioni più sacre della democrazia.

GdM

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