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Rovereto, inquinamento del rio Coste e del fiume Adige

I Carabinieri del Noe di Trento sequestrano i pozzi e i campionatori della Suanfarma di Rovereto

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Le modalità con cui vengono gestite le acque di scarico dell’impianto farmaceutico di Rovereto di proprietà della multinazionale Suanfarma SpA sono finite al vaglio della Procura della Repubblica di Rovereto, che hanno coordinato l’operato dei Carabinieri del NOE di Trento nonché dell’APPA.
Evidenti anomalie in qualche modo riconducibili all’impianto farmaceutico sono state già registrate nel tempo: le ripetute segnalazioni pervenute agli organi di controllo per le singolari colorazioni del rio Coste, le emissioni nauseabonde e la presenza nelle acque di fanghi avevano così portato la competente APPA ad installare alcuni anni fa una centralina di monitoraggio e tuttavia ogni qual volta gli ispettori ambientali eseguivano i prelievi dei reflui all’interno dell’azienda, le analisi risultavano sempre conformi ai limiti di legge.
 
Solo le recenti indagini, effettuate dai Carabinieri del NOE di Trento e dell’APPA, anche avvalendosi dell’ausilio di raffinati sistemi di rilevamento termico installati su elicotteri della Guardia Costiera di Sarzana, tecnologia normalmente impiegata per il rilevamento degli inquinanti in acque libere, hanno reso possibile accertare la persistenza degli inquinanti nel fiume Adige e l’abusivo utilizzo di acque di falda che venivano utilizzate dall’azienda, specie in occasione dei controlli, allo scopo di diluire la concentrazione dei contaminati rilasciati nel Rio Coste ed eludendo in tal modo le verifiche analitiche.
 

 
Ieri sono stati dunque sottoposti a sequestro da parte del NOE, di APPA e della Sezione di PG, su disposizione del GIP del Tribunale di Rovereto, i pozzi da cui l’azienda attingeva l’acqua per diluire abusivamente gli scarichi industriali e l’autocampionatore che era stato modificato per eludere l’attività di vigilanza da parte degli organi di controllo.
I responsabili di Suanfarma dovranno ora rispondere non solo del reato d’inquinamento ambientale, ma anche del reato di impedimento al controllo.
Va detto sin da subito che non si contestano situazioni lesive dell’incolumità delle maestranze e pertanto l’azione dell’Autorità Giudiziaria si è sviluppata in modo particolarmente mirato e chirurgico al fine di acquisire i dovuti elementi utili a definire le singole condotte, salvaguardando nello stesso tempo la continuità aziendale, ma comunque provvedendo ad alcuni sequestri che non inficiano il ciclo produttivo.
 
È in corso un’indagine preliminare tesa a verificare la sussistenza di ipotesi delittuose che comportano un rilevante danno ambientale.
Il sequestro teso ad interrompere le condotte non conformi è stato attuato mantenendo la continuità aziendale, rappresenta un’operazione raggiungibile giacché i fatti contestati non riguardano, a differenza di altre vicende analoghe, il vero e proprio core business dell’azienda.
Un’iniziativa che ha quindi tutelato l’interesse pubblico, preservato l’ambiente, la continuità produttiva e i livelli occupazionali.
Le attività proseguiranno allo scopo di acquisire ulteriori elementi investigativi a supporto delle ipotesi delittuose.

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