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Con T-Trade la sostenibilità è una questione di «etichetta»

Dalla stampa senza carta a quella «su buccia»: gli innovativi progetti di ricerca che svilupperà a Rovereto in Progetto Manifattura

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Stampare senza carta? Non è una contraddizione in termini, bensì la nuova sfida ecologica del gruppo T-Trade, da poco insediato in Progetto Manifattura.
Socio tecnologico dell’organismo di ricerca per l’innovazione dell’industria agroalimentare Tecnoalimenti e già fornitore di clienti del calibro di Lindt, Barilla, Granarolo, Pfizer e Luxottica, il gruppo – titolare di 14 brevetti internazionali – sviluppa soluzioni intelligenti per l’etichettatura coniugando i principi dell’industria 4.0 con quelli della sostenibilità.
Le etichette tradizionali, infatti, si compongono di due parti: un supporto in carta siliconata, che poi va smaltito come rifiuto speciale, e l’etichetta vera e propria.
Grazie a particolari stampanti print/apply, T-Trade stampa direttamente sull’etichetta linerless, cioè priva di supporto, oppure – in caso di pacchi – sul nastro per l’imballaggio, dimezzando o azzerando il consumo di carta. In Be Factory, in particolare, l’impresa si dedicherà alla ricerca sui materiali intelligenti con l’obiettivo di creare un film biologico stampabile partendo da bucce e materiali di scarto provenienti dalla coltivazione di uva e mele.
 
Ogni anno, nel mondo, 48 milioni di alberi vengono abbattuti per produrre etichette adesive. Una cifra che T-Trade punta a ridurre grazie allo sviluppo di filiere di stampa, imballaggio e spedizione più ecologiche e intelligenti.
Il gruppo, da qualche settimana insediato anche nei nuovi spazi produttivi di Progetto Manifattura a Rovereto, nei suoi primi 16 anni di attività ha registrato ben 14 brevetti in materia e conquistato clienti del calibro di Lindt, Barilla, Granarolo, Pfizer, Luxottica e Tods.
L’impresa è inoltre socio tecnologico di Tecnoalimenti, l’organismo di ricerca per l’innovazione dell’industria agroalimentare compartecipato dal Ministero dell’Università e della Ricerca e da 31 player di settore.
«Le etichette tradizionali, per esempio quelle che riportano la data di scadenza degli alimenti – spiega il presidente del gruppo Enrico Friziero – normalmente si compongono di due parti: un supporto in carta siliconata e l’etichetta adesiva vera e propria. Una delle nostre prime sfide è stata sviluppare una tecnologia print/apply capace di stampare direttamente sull’etichetta linerless e di eliminare quindi il supporto, con un risparmio del 50% della carta, ma anche con l’eliminazione di quello che, di fatto, è un rifiuto speciale.»
 
L’obiettivo di stampare «senza carta» ha portato poi a progettare e costruire macchinari intelligenti, certificati dal Politecnico delle Marche, capaci per esempio di stampare le informazioni di contatto e quelle previste per legge direttamente sul nastro adesivo che viene utilizzato per imballare i pacchi, con un significativo risparmio di carta, ma anche degli spazi che un’azienda deve adibire a imballaggio e fine linea perché, di fatto, si va a rendere superflua la presenza di una macchina etichettatrice.
I macchinari T-Trade, tutti certificati secondo i quattro pilastri dell’Industry 4.0, sono controllabili anche da remoto e presentano sui pannelli di controllo i dati tipici della manutenzione predittiva, nonché una serie di informazioni curiose – e in alcuni casi necessarie in fase di rendicontazione di fondi per la transizione ecologica – come il risparmio in termini di acqua, anidride carbonica e alberi derivante dall’utilizzo della stampante su nastro.
 
«Una scelta – continua Friziero – particolarmente apprezzata in Nordeuropa, il nostro principale mercato di esportazione». E proprio guardando ai trend internazionali, T-Trade – che conta ad oggi circa 70 tra dipendenti e collaboratori – ha scelto di aprire, dopo Padova e Ancona, una terza sede a Rovereto, dove fare ricerca per sviluppare materiali sempre più sostenibili. «Il Trentino – conclude Friziero – è una green valley, una vetrina sul futuro e sul mondo. Qui i laboratori di ricerca confinano con i vigneti e i meleti, una contaminazione per noi fondamentale, perché stiamo sviluppando un film biologico, ovvero una carta stampabile prodotta con i materiali di scarto delle coltivazioni agricole.»
E mentre i primi prototipi di stampa «su buccia» scaldano i motori in Progetto Manifattura, T-Trade fa tesoro della prima regola della sostenibilità, ovvero la lotta allo spreco alimentare, e propone ad albergatori e mensa, ma anche a supermercati e privati cittadini, una pratica app che, grazie all’apposizione del QR Code sull’imballaggio dei prodotti alimentari, ricordi all’utente se in frigo c’è qualcosa in scadenza e addirittura gli offra la possibilità di donarlo al banco alimentare più vicino qualora non lo usi.

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