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Rovereto, una città sulle orme di Paolo Orsi

Il Sindaco Francesco Valduga e l’archeologo Maurizio Battisti a Santa Severina, in Calabria, per la giornata nazionale di studi dedicata all’archeologo roveretano

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Esiste un filo che unisce l’estremo nord con l’estremo sud della penisola italiana. Sono le tracce lasciate da Paolo Orsi, archeologo roveretano che tra la fine del 1800 e i primi anni del 1900 ha studiato i popoli e le civiltà più antiche del Mediterraneo, ricoprendo anche il ruolo di Soprintendente per la Calabria e la Sicilia.
La sua straordinaria figura è stata ricordata nel paese di Santa Severina, in provincia di Crotone, dove si è tenuta una giornata nazionale di studi a lui dedicata, alla quale hanno partecipato studiosi e ricercatori da tutta Italia.
 
«L’eredità di Paolo Orsi non è solo la grande ricerca che ha compiuto e che ha permesso di raccontare la storia del Mediterraneo, ma è oggi quella rete che lega realtà lontane, costruendo legami e ponti che superano i confini geografici e creano relazioni» - ha detto il Sindaco Francesco Valduga - «A Santa Severina, luogo dove Orsi ha lavorato, il ricordo di questo nostro concittadino è vissuto quotidianamente attraverso la via che porta il suo nome, il museo, le targhe a lui dedicate.
«Essere a Santa Severina significa creare le condizioni affinché questo legame si rafforzi e si possa immaginare un futuro di relazioni forti, in una rete che dobbiamo essere in grado di nutrire.
«Nella nostra nazione esistono delle eccellenze, dei picchi, che devono essere messi in contatto, attraverso un tessuto connettivo che permetta di far emergere quelle realtà meno conosciute e così importanti.
«È una attenzione verso una crescita personale, di ciascuno, che inserita all’interno di un contesto ampio rappresenta un momento di crescita collettiva. Da qui possiamo disegnare magnifiche sorti e possibilità future.»
 

 
«La nostra Fondazione ha otto anni di vita, il Museo ne ha 171.  L’allora società Museo civico, un gruppo di studiosi e scienziati ebbe la straordinaria intuizione di creare un Museo. E allora, un cittadino roveretano, Fortunato Zeni, coinvolse un ragazzino di sedici anni, capendone le potenzialità. Quel ragazzo era Paolo Orsi, una figura che ha dato tanto alla storia del Mediterraneo, - ha ricordato il Presidente della Fondazione Museo Civico, Giovanni Laezza. - Un passato che siamo emozionati di poter ricordare e che ci permette di costruire occasione di incontro e confronto».
E questo legame si concretizza nell’epistolario inedito di Paolo Orsi che ha presentato durante il convegno Maurizio Battisti, archeologo presso la Fondazione Museo Civico: un tesoro ritrovato che ha permesso di conoscere non solo il percorso di studi ma anche una parte della sua riservata vita personale. Un archivio che presto si arricchirà con lo studio delle 12000 lettere conservate presso il Museo Orsi di Siracusa.
 
«La cultura è il legame più forte che possiamo avere tra luoghi distanti. Anche realtà così diverse come Rovereto e Santa Severina, possono trovare un fattore comune nell’opera di Paolo Orsi, - ha detto l’Assessora Micol Cossali. - «Questo convegno ha dimostrato quanto ancora vi sia da studiare e capire sulla sua figura, un uomo poliedrico che ha contribuito a raccontare il nostro passato e al contempo a costruire l’Italia di oggi. Abbiamo bisogno di momenti di scambio e relazione per ampliare i nostri orizzonti e creare nuove opportunità.
«La cultura non è solo un arricchimento personale, fondamentale nello sviluppo del contesto sociale, ma può e deve diventare anche motore di una economia che valorizza il patrimonio e lo rende fruibile alla più ampia platea possibile.
«Anche gli studi di Paolo Orsi, un tempo destinati al mondo accademico, hanno permesso di diffondere la conoscenza del mondo mediterraneo, aprendo nuovi orizzonti».
 

 
Ad accogliere la delegazione trentina, il Sindaco di Santa Severina, Salvatore Lucio Giordano, che ha parlato dell’importanza per la sua comunità e per l’intera Calabria dell’archeologo nato a Rovereto il 17 ottobre 1859, nominato direttore del Museo Nazionale della Magna Grecia con sede a Reggio Calabria nel 1907, e arrivato a Santa Severina nel 1911. Ne capì immediatamente l’importanza storica e artistica e ne studiò il sistema di basiliche bizantine e altomedievali. Oggi il paese arroccato tra i monti della Sila e il mare, ha celebrato l’importanza dei suoi studi, che hanno segnato una svolta importante per la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio culturale.
 
«La Calabria, terra vergine ed ancora sotto tanti rispetti inesplorata, io penso racchiuda ignorati documenti storici, monumentali ed artistici della bizantinità» - scrisse Orsi nel 1927 - «Attorno alla fulgida gemma della Cattolica io ho intrecciato un degno serto di altri cospicui monumenti diruti ed abbandonati. Ho la speranza che altri monumenti del basilianismo si ascondano nelle forre dei bei monti calabresi, dove il basilianismo aveva messo radici così vaste, tenaci e profonde».

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