Rovereto: In Piazza Podestà celebrato Fabio Filzi
Zadra: «Ricordiamo Battisti e Filzi per il valore di tutta la loro vita, per ciò in cui avevano creduto e per cui si erano impegnati»
Questa mattina in piazza Podestà a Rovereto è stata ricordata la figura dell’irredentista roveretano Fabio Filzi, il sottotenente dell’esercito Regio che, nel corso della Prima guerra mondiale, fu catturato dagli austro-ungarici sul monte Corno (sul Pasubio) insieme a Cesare Battisti e come lui impiccato il 12 luglio 1916 nella fossa del castello del Buonconsiglio a Trento.
In piazza Podestà, presenti le associazioni d’arma e le autorità, è stata deposta una corona d’alloro davanti al monumento ai volontari caduti per l’Italia.
L’assessore comunale Giovanna Sirotti ha detto che «Rovereto è una città che non dimentica chi ha dato la vita per una giusta causa. Filzi ha difeso un’idea di patria libera e di futuro per questa nostra terra trentina».
«Un esempio per la nostra gioventù. E, in quest’occasione, da donna, voglio ricordare anche le mogli, le compagne, le figlie di questi uomini che hanno dato la propria vita per un ideale.»
Il provveditore del Museo della Guerra Camillo Zadra, ha sottolineato che «oggi vogliamo richiamare l’individualità di Filzi (ma pure di Battisti) senza trasformarla in un’icona».
«Possiamo riconoscere in lui il percorso (condiviso da tanti) di una persona che coltivava ideali non bellicisti, non vendicativi, che sognava la possibilità di sentirsi trentino in Italia, come altri si battevano per essere cechi, polacchi, sloveni e serbi in nazioni libere.
«Oggi ricordiamo l’anniversario della loro morte tramite patibolo, un evento che per Battisti, e in maniera complementare per Filzi, fu fotograficamente mediatico, volontà di uno Stato, quello asburgico, di espletare la funzione sovrana per attestarne la capacità, analoga a quella divina, di raggiungere sempre e ovunque il colpevole di un reato. Noi, oggi, invece, ricordiamo Battisti e Filzi per il valore di tutta la loro vita, per ciò in cui avevano creduto e per cui si erano impegnati.»
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