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«Non muri ma ponti»: studenti lagarini marciano per i diritti umani

Quasi 3mila studenti in corteo sino alla campana della Pace per ribadire l'esigenza al rispetto dei diritti umani

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Profonda e intensa si è elevata stamani ai piedi della Campana della Pace sul colle di Miravalle a Rovereto la voce dei giovani che credono nei diritti umani.
L'anfiteatro non era abbastanza capiente per accogliere la folla di studenti che seduti anche a terra hanno partecipato alla quarta edizione della Marcia per la legalità, la pace e la solidarietà organizzata dalla Comunità della Vallagarina insieme agli istituti scolastici della valle (medie e superiori).
Più di 2 mila gli studenti a cui si sono aggiunti gli insegnanti, i dirigenti scolastici, gli amministratori (Rovereto, Nomi, Besenello e Pomarolo) e i responsabili delle associazioni umanitarie.
Tra i giovani anche un gruppo di profughi richiedenti asilo politico che insieme agli studenti del Fontana si sono abbracciati e hanno annodato due bandiere: quella della Pace con i loro nomi e quella che simboleggia tutti i paesi del Mondo.
A portare il saluto della Campana c'era il reggente Alberto Robol che ha ricordato come i tanti migranti che muoiono in mare o nei pericolosi viaggi che intraprendono per sfuggire alla fame o alle guerre.
 

 
Cadono senza nome, e ciò che tutti possono fare è dare a queste persone un nome, il nostro, attraverso il sito Internet www.attodinominazione.eu.
Poi la parola è andata ai giovani che hanno ballato, parlato, cantato, suonato il violino (Francesca Temporin) per rivendicare i diritti umani.
Molti di loro avevano scritto su una maglietta bianca i diritti dettati dalla Costituzione, dalla dichiarazione universale dei diritti umani e dalla Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.
Hanno inscenato il tema del bullismo, hanno citato il diritto all'istruzione tanto invocato dal premio Nobel Malala Yousafzai, hanno invocato il concetto di uguaglianza e del superamento d'ogni barriera, hanno raccontato storie di immigrazione, di corruzione, dignità alla persona.
Una festa ma di grande e sincera riflessione con un flash mob di forte impatto, creato semplicemente con le dita che battono il palmo della mano a simboleggiare la pioggia, perché la pioggia è tristezza, amarezza, lacrime ma è anche acqua che è nascita e crescita.
 

 
E ai piedi della Campana gli studenti del Veronesi hanno posto tre installazioni in metallo raffiguranti il simbolo della pace, la bilancia della giustizia con posate sui piatti le colombe, e la scritta inglese Peace, perché ha detto uno studente, «è una scritta che ci accomuna così come speriamo che anche la pace possa accomunare tutti i popoli del mondo».
Al termine un esponente di Amnesty International Alessandro Coassolo ha ricordato la nascita dell'Associazione nel 1961 quando l'avvocato inglese Peter Benenson lanciò dalle colonne del quotidiano di Londra The Observer un «Appello per l'amnistia»: il suo articolo, intitolato «I prigionieri dimenticati» ricordava i due studenti portoghesi arrestati per aver brindato alla libertà.
Oggi Amnesty ha più di 7 milioni di aderenti nel mondo.
Non poteva mancare un ricordo a Giulio Regeni, uno dei 436 scomparsi nell'ultimo anno in Egitto.
Infine a chiudere l'evento i giovani hanno cantato «Here's to you, Nicola and Bart» la canzone di Joan Baez & Ennio Morricone che ricorda la tragica e ingiusta morte di Sacco e Vanzetti e la Campana della Pace ha fatto sentire nella valle il suono dei suoi rintocchi.

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