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Smantellata a Rovereto una banda di minori dediti allo spaccio

I carabinieri della Città della Quercia hanno ricostruito il meccanismo e il campo d’azione: quattro arrestati, tre ai domiciliari e 25 denunciati

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I Carabinieri di Rovereto hanno sgominato una banda di giovani spacciatori che operavano da tempo nel campo della droga.
Era accaduto che qualche genitore di Mori e della Città della Quercia si era allarmato a vedere quello che sospettava fosse spaccio di stupefacenti e aveva allertato i carabinieri.
E i militari dell’Arma hanno svolto le indagini, prima tenendo sotto controllo le zone indicate negli esposti, poi monitorando i tipi più sospetti e infine intercettando telefonate e mettendo in atto ogni tipo di tecnologia atta a ricostruire le dinamiche.
Si trattava perlopiù di giovani studenti delle superiori che, per accaparrarsi la roba, a loro volta la acquisivano e la smerciavano. Ma lo facevano con metodo e con furbizia, tanto vero che il sodalizio ha sfiorato più volte l’Associazione per delinquere.
Lungo la strada i Carabinieri hanno anche pizzicato qualche giovane mentre smerciava la roba, ma la chiusura dell’indagine, denominata «Filzia-Hui» (dal linguaggio in codice usato dai ragazzi), ha portato all’arresto di quattro giovani in strutture per minori, alla restrizione ai domiciliari di tre africani della zona, dai 22 ai 23 anni, e alla denuncia di altri 25 individui di giovane età.
 

 
Il meccanismo attuato dai ragazzi era piuttosto semplice e attento. Mandavano in avanscoperta dei giovani «puliti» con l’incarico di segnalare eventuali presenze di polizia o carabinieri, dopodiché arrivavano quelli con marijuana e hashish pronte in dosi da consumo.
In tutto sono stati sequestrati non più di 100 grammi di roba, perché lo scopo non era quello di far soldi ma di pagarsi il consumo.
La vicenda di per sé non era ancora assimilabile a un sodalizio criminale vero e proprio, ma i carabinieri sostengono che erano sulla buona strada per farlo. Uno di loro infatti è stato colto in flagranza di estorsione, messa in atto per ottenere il pagamento di un credito.
Per questo motivo le denunce e gli arresti in strutture per minori sono risultate necessarie. In questa maniera i ragazzi ci penseranno e chiuderanno questo brutto capitolo della loro vita.
Il processo avverrà tra qualche mese e con ogni probabilità potranno frequentare la scuole, «sempre che abbiano voglia di studiare», come ha detto il capitano comandante della compagnia di Rovereto Massimo Di Lena (foto di copertina). Non sembravano molto impegnati nello studio.
I due africani e il magrebino finiti ai domiciliari non avevano un’attività precisa e qualcuno neppure la fissa dimora. Servivano per la fornitura della merce, anche se i ragazzi non disdegnavano andare a procurarsela nelle province vicine utilizzando mezzi di trasporto pubblico.

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