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Il 6 settembre 1788 arrivava a Rovereto il Conte Cagliostro

Nacque allora, quasi per caso, il «Liber memorialis de Caleostro quum esset Roboreti», più noto come «vangelo di Cagliostro»

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Correva l'anno 1788, erano circa le 7 di sera e tre «foresti» provenienti da Verona varcano le porte di Rovereto.
Sono persone distinte, non certo vagabondi, e una di loro in particolare attira subito l'attenzione: è il famoso alchimista e guaritore Alessandro conte di Cagliostro, accompagnato dalla moglie Serafina e dal suo factotum, un servitore che era al servizio del conte da ben 15 anni.


Chi ha la fortuna di assistere a questa scena è il cavalier Clementino Vannetti, ultimo rampollo di buona e morigerata famiglia, il quale confesserà poi di essersi preventivamente documentato sul conte e sulle travagliate vicende nelle quali l'avventuriero si era trovato invischiato in molti paesi d'Europa.
Tre anni prima aveva suscitato un enorme scalpore a Parigi lo scandalo della collana, e Cagliostro ne stava ancora pagando le conseguenze, pur essendo stato scagionato da ogni accusa.

A Vannetti non pare vero di avere proprio sotto casa uno degli uomini più controversi della sua epoca, e decide di fissare su carta questo momento irripetibile.
Nasce così, quasi per caso, il «Liber memorialis de Caleostro quum esset Roboreti», più noto come «vangelo di Cagliostro» per via dello stile pseudo-biblico scelto dal Vannetti per narrare il soggiorno roveretano del conte e del suo piccolo entourage.
Non era destinato alla pubblicazione, ma la grande richiesta di copie convinse l'Autore a cedere alle insistenze degli amici e corrispondenti e autorizzare la stampa del suo «quinterno cagliostrano», sia pure in forma anonima e senza note tipografiche, per ovviare alle limitazioni imposte dalla censura esercitata all'epoca direttamente dal Principe-Vescovo di Trento.
A Rovereto dunque si incrociarono i destini di un instancabile viaggiatore e quello di un letterato «stanziale», per nulla incline all'avventura e men che meno al rischio di lasciare la sicurezza del natio borgo selvaggio.
Due opposti che si attraggono, o meglio è Vannetti che subisce il fascino di Cagliostro, ma non osa conoscerlo di persona, temendo che il mago riesca, grazie alle sue conoscenze metoposcopiche, a predirne il destino.
 
Come andrà a finire?
Per saperlo basterà attendere l'appuntamento (presumibilmente in ottobre) che la Comunità della Vallagarina e Biblioteca Civica di Rovereto, su proposta di Edoardo Tomasi, intendono organizzare per ricordare quanto accadde in città 230 anni or sono, promuovendo alcune iniziative tra le quali l'esposizione delle tavole originali disegnate da Gianfranco Campana per illustrare il testo a fumetti pubblicato da QuestoTrentino verso la metà degli anni Ottanta del secolo scorso, intitolato: «Gli ultimi anni di Cagliostro: da Rovereto a Trento, al carcere, alla morte, la fine drammatica dell'ultimo avventuriero del '700» con testi di Carlo Dogheria.
Un volumetto molto curato e rispettoso della verità storica, virtù alquanto rara nei testi riguardanti Cagliostro.

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