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Il Rettore dell'Università di Venezia a Rovereto per parlare di Aldo Rossi

Rossi ha realizzato di opere che ormai appartengono alla storia dell'architettura contemporanea

«Nel segno delle città» è il titolo della conversazione che il Rettore della Iuav di Venezia Alberto Ferlenga, introdotto dall'architetto Renato Rizzi, terrà il 16 novembre alle ore 17,30 nella Biblioteca civica di Rovereto per illustrare vita e opera di Aldo Rossi, da molti considerato il più importante architetto del '900 italiano, sicuramente uno dei più significativi nel panorama internazionale del secondo dopoguerra.
Il suo pensiero sulla città e la sua architettura possono ancora costituire una guida e un riferimento fondamentale nell'incerta condizione della cultura architettonica dei giorni nostri.

Rossi ha realizzato di opere che ormai appartengono alla storia dell'architettura contemporanea (il cimitero San Cataldo di Modena, il Teatro del Mondo a Venezia, la ristrutturazione del teatro Carlo Felice a Genova, il Complesso alberghiero e ristorante a Fukuoka, gli edifici residenziali in Kochstrasse e Schutzenstrasse a Berlino).
L'evento è a cura della Comunità della Vallagarina con la Biblioteca Civica Tartarotti di Rovereto e in collaborazione con la Iuav e l'Ordine degli Architetti di Trento.
L'evento dà accesso a 2 crediti formativi per architetti ed è aperto a tutti.
 
 Biografia ALDO ROSSI 
Nato a Milano nel 1931, studia presso i padri somaschi e il collegio arcivescovile A. Volta di Lecco fa parte della generazione che si è formata all'ombra dei pionieri dell'architettura razionalista italiana e nel 1955 chiamato da E.N. Rogers inizia la collaborazione con «Casabella-continuità».
Ha sempre rivendicato l'importanza della storia come materiale dell'architettura, la necessità di un legame con la tradizione, i monumenti sedimentati nelle nostre città
Rossi  torna sempre sugli stessi temi compositivi, alle stesse forme sedimentate nella memoria e ricomposte seguendo le analogie suscitate dai luoghi e dai temi progettuali da affrontare.
Per Rossi l'architettura è la «scena fissa della vita degli uomini», palcoscenico delle azioni umane.
I disegni e i progetti di Rossi sono prima di tutto la costruzione di una scena, di un «teatro del mondo» predisposto per gli eventi della vita civile e umana di ognuno di noi.

Un'idea di architettura come «coscienza civile» del nostro stare al mondo, come ricerca di valori comuni da mettere in scena nelle città, da rappresentare nelle forme dell'architettura, forme facilmente riconoscibili, forme «realiste e popolari». (l'attenzione al realismo socialista e alle grandi realizzazioni dell'architettura sovietica è servita a Rossi per sbarazzarsi di tutta la cultura piccolo borghese dell'architettura moderna.)
Nonostante i riconoscimenti ricevuti in tutto il mondo, Rossi ha sempre mantenuto uno stretto legame con i luoghi della sua formazione, con i circoscritti territori della memoria, «o meglio di una patria», con i suoi segni e i suoi emblemi... da ricomporre in ogni luogo deve ha avuto occasione di progettare, da Milano a Venezia, da Berlino a Fokuoka...
Poco o nulla può l'arte e l'architettura sulle vicende della storia, ma essa può raccontare e celebrare.

Per Rossi  la grande architettura civile travolge gli stili e modi per avvicinarsi al significato delle cose...
Le piccole architetture che il nostro tempo sta innalzando si perderanno nell'ombra di una «provincia», magari graziosa, ma antiquata nella sua continua ansia di aggiornamento e affinamento, ma che importa? Importano solo le opere che costruiscono la città...
Autore di libri che hanno esercitato un influsso fortissimo nella visione delle città, hanno alimentato importanti studi sulla città e influenzato i corsi di studi delle università di architettura (l'Architettura della città, 1966 - Autobiografia scientifica, 1981).
Vincitore di numerosi concorsi internazionali, ha ottenuto importanti riconoscimenti accademici (Pritzker Architecture Prize nel 1990).

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