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Adottato Ares, cane lupo cecoslovacco che fu tolto al padrone

Il padrone lo teneva chiuso in una gabbia di due metri per tre e aveva una libertà di movimento di pochi minuti al giorno

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Ares e Paki sono i due cani lupo cecoslovacchi che, sottoposti a sequestro, sono stati ospitati al Parco canile di Rovereto.
I due animali, in val Rendena, furono tolti al padrone che, tempo dopo, è stato condannato per maltrattamenti: chiusi nelle proprie gabbie di due metri per tre, avevano una libertà di movimento di pochi minuti al giorno.
Oggi, con immenso piacere, l’Associazione Arcadia onlus annuncia che Ares è stato mandato in famiglia e che a breve andrà a casa anche Paki.
 
Il presidente Pierluigi Raffo spiega: «Visto che è tuttora possibile un ricorso, il cane è stato affidato fino alla decadenza dei termini di legge in tal senso. Questo per tutelare l’associazione e lo stesso cane, ma permettergli al contempo di rifarsi una vita fuori dal canile, appagando tutti i suoi bisogni sociali e relazionali. Visto il suo pregresso di vita, ci siamo sentiti in dovere di dare immediata disponibilità in tal senso, considerando anche che è avanti con gli anni e non vogliamo vederlo invecchiare qui, come troppo spesso capita dopo un sequestro. Questi episodi fanno parlare molto per brevi periodi, riempiendo le pagine dei quotidiani, poi vengono dimenticati e i cani diventano degli invisibili, lasciati nei canili.»
 
Raffo coglie dunque l’occasione «Per lanciare un messaggio sociale ed educativo alla collettività: i cani non devono essere oggetto di interesse solo quando sono al centro di fatti di cronaca, perché in quanto animali senzienti dotati di anima dovrebbero esser vissuti nella loro quotidianità. Il percorso con loro è stato intenso e non sono mancati i momenti di sconforto visti anche i problemi sanitari rilevati, ma i ragazzi ci hanno messo l’anima e con impegno, sacrifico e amore si è portato avanti un percorso che oggi ne consente un’immediata adozione in famiglia, nel rispetto del loro vissuto e del loro profilo sociale e comunicativo. Vogliamo anche esprimere il nostro ringraziamento all’adottante che non ha rinunciato e si è dedicata al percorso di affiancamento prima di portarlo a casa con sé.»

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