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«Per salvarci dalle fake news serve un nuovo Umanesimo»

Rocco Cerone: «A fronte di questo panorama ci si può difendere con un forte senso morale e con una elevata preparazione»

Ci vuole un nuovo Umanesimo per salvarci dalle fake news, ad asserirlo è Francesco Profumo, presidente di Fbk, nell’incontro promosso nell’ambito di EDUCA che si è tenuto nel pomeriggio al Palazzo dell’Istruzione di Rovereto.
Accanto al presidente Profumo vi erano Manlio De Domenico, ricercatore di Fbk-Ict, e Roberto Rinaldi, giornalista e docente alla Scuola delle professioni sociali di Bolzano, a moderare Giampaolo Pedrotti, responsabile dell’Ufficio stampa della Provincia autonoma di Trento e presidente di Trentino Film Commission.
Fra il numeroso pubblico anche Rocco Cerone, segretario regionale del Sindacato dei giornalisti, Patrizia Belli, presidente di Assostampa Trento e il dirigente del Dipartimento istruzione e cultura Roberto Ceccato. 
 
Come chiarito da Francesco Profumo, infatti, nel capire se un’informazione è vera o falsa serve una relazione, un’alleanza fra uomo e macchina, ovvero il comportamento umano non va dimenticato e, accanto a questo, hanno un ruolo importante le scuole che devono insegnare le regole dell’educazione civica.
Come ha spiegato Profumo, «credo che sia necessario un atto che non può essere del singolo Paese, un progetto europeo che avvii i nostri bambini a essere bravi cittadini attivi, che fornisca loro gli attrezzi per vivere in questo mondo sempre più complicato.»
In questo senso fondamentale potrebbe essere un nuovo patto fra mondo della ricerca e mondo della formazione, del quale il Trentino potrebbe porsi come apripista.
«Il prossimo anno – ha aggiunto Profumo – potremmo lanciare il tema dell’alleanza scuola-società, e capire come si possano mettere competenze nuove nella scuola, attraverso una relazione fra corpo docente e soggetti che si occupano di ricerca e sviluppo.»
 
Ad aprire i lavori Manlio De Domenico, che ha spiegato il funzionamento dei «bot», ovvero robot digitali, software che accedono alla rete sfruttando gli stessi canali degli utenti e sono controllati da intelligenze artificiali, una sorta di ««esercito digitale» che indirizzano le notizie e aumentano il volume online dei social network.
«Oggi i bot sono particolarmente sofisticati al punto di attirare attenzione degli esseri umani, – ha commentato De Domenico. - Anche influencer con molti follower vengono talvolta adescati da un bot e redistribuiscono questi messaggi.»
Un panorama complesso quello dei social, che risultano molto diffusi anche in Trentino dove, come ha chiarito Giampaolo Pedrotti ricordando una ricerca commissionata dal Corecom qualche anno fa «il 67% delle persone utilizza Facebook e ben l’84% utilizza WhatsApp».
Difficile riconoscere una fake news.
«Ancora non sappiamo come distinguerle – ha proseguito De Domenico – se non che le fake sembrano correre più velocemente delle notizie vere.
«Non va infatti dimenticato il comportamento umano: gli esseri umani reagiscono in modo diverso alle situazioni positive o negative, ovvero il cervello è disegnato per reagire in modo più rapido alle notizie negative, questo perché aiuta la sopravvivenza.»
 
Quindi Francesco Profumo ha spostato l’attenzione sull’intelligenza artificiale, una sfida che Fbk ha iniziato a metà degli anni ’80 grazie a un’intuizione di Bruno Kessler che a Trento creò il primo gruppo di ricerca sull’Intelligenza Artificiale in Italia.
«Oggi abbiamo gli strumenti e dobbiamo lavorare sugli algoritmi, anche se dal punto di vista della capacità di calcolo di queste macchine siamo quasi al limite dal punto di vista energetico.»
E anche qui ancora una volta il Trentino è all’avanguardia.
«Stiamo passando – ha proseguito Profumo – da una trasmissione elettronica a una ottica, ovvero alla quantum technology, la nuova generazione di questi sistemi sarà con la luce.»
Sui contenuti poi della rete, a garantire un presidio, per il presidente Profumo, può essere la nostra «vecchia Europa», che in molte occasioni ha già fatto da apripista: «Pensiamo alla concorrenza a fronte del liberismo imperante – sono state le conclusioni di Profumo, – oppure ai diritti d’autore.»
Infine Roberto Rinaldi ha spiegato quali sono i rischi della professione del giornalista, che si deve confrontare con un «flusso di informazioni costante, 24 ore su 24» e che corre il pericolo di «stare sempre connesso» di soffrire di «narcisismo digitale».
A fronte di questo panorama ci si può difendere con un «forte senso morale e con una elevata preparazione», come ha commentato in conclusione Rocco Cerone.

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