Rovereto, se ne è andato Aldo De Chiusole
Un breve e sentito ricordo dell'amico Paolo Farinati
In questi giorni è mancato Aldo De Chiusole, lasciando nel più profondo dolore la moglie Rosalba, la figlia Sara e il nipote Lorenzo.
Aldo se ne è andato in silenzio, da vero signore, vestito di quella modestia disarmante e di quella generosità infinita che lo hanno contraddistinto sempre nella vita.
Visse dei valori autentici dello sport come pochi, fu uno tra i più forti calciatori roveretani e lagarini di sempre, arrivò a giocare nel Rovereto nel campionato interregionale, ma un brutto infortunio fermò una quasi sicura brillante carriera.
Nel contempo, sposò Rosalba, stella della pallamano femminile cittadina e italiana, come parimenti arrivò a tali ambiti traguardi la figlia Sara.
Aldo era un attaccante molto temuto, dalla impressionante progressione nella corsa e dal tiro fulminante.
Rubargli il pallone era pressoché impossibile. A tal proposito, ricordo un derby Calliano - Volano degli Anni '80 del massimo campionato dilettanti regionale, giocato sul campo di via Baratieri.
Pioveva e la partita stava volgendo al termine sullo zero a zero. Ma Aldo s'inventò un prezioso gesto balistico.
Lui, attaccante del Calliano, dal vertice destro dell'area avversaria dal suo piede sinistro lasciò partire un tiro che si insaccò all'incrocio sinistro dell'esterrefatto e incolpevole portiere del Volano.
Sergio Normani, che allora si divideva in porta tra calcio e pallamano, fece di corsa euforico e con le mani al cielo tutto il campo per abbracciare Aldo.
Una prodezza alla Ibraimovich, che lasciò a bocca aperta tutti: compagni, avversari e i moltissimi tifosi presenti.
In seguito, da atleta e da dirigente della pallamano, ho condiviso con Aldo molte ore al Palazzetto dello Sport, in quel PalaMarchetti di cui è stato per molto tempo apprezzatissimo custode.
Sempre disponibile e generoso, come altrettanto giustamente severo nel richiedere a tutti i fruitori di quello spazio meraviglioso, ordine, rispetto e disciplina.
Fino a febbraio scorso lo incontravo spesso in città, sempre gentile e pronto alla battuta, nonostante le terapie che stava sostenendo non fossero proprio caramelle.
«Forse Paolo ghe l'ho fata», – mi diceva ogni volta, facendo sorridere oltre gli occhi anche i suoi baffi asburgici.
Parlavamo pure di Casa Rosmini, a cui si dedicava da anni con passione e amore disinteressati, e di alcuni progetti finalizzati a valorizzare ancora di più il nobile Palazzo del filosofo roveretano.
Aldo, in un silenzio autenticamente signorile e raro, ha amato la sua famiglia, come parimenti la nostra Rovereto come pochi.
Non mi resta che dare un affettuoso commosso abbraccio alle Tue Rosalba e Sara e al Tuo adorato Lorenzo.
Onore a Te, caro Aldo, esempio raro di cittadino amante della vita e di quanto questa Ti ha donato.
Paolo Farinati
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