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Allarme Pinna nobilis: grave moria lungo le coste del Veneto

I numeri sono terribilmente allarmanti: oltre il 90% degli esemplari osservati è morto

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Esemplare vitale di Pinna nobilis - Credits: Cnr-Ismar.
 
L’epidemia che ha decimato la specie protetta Pinna nobilis in tutto il Mediterraneo ha verosimilmente raggiunto le coste del Veneto, tra le ultime aree finora indenni.
Un evento di mortalità di massa è stato infatti registrato a fine novembre 2020 presso alcune formazioni rocciose al largo del litorale veneziano, localmente note come «tegnùe».
I numeri sono allarmanti: oltre il 90% degli esemplari osservati è morto. Il fenomeno è stato riscontrato nel corso di attività di indagine svolte in collaborazione tra l’Istituto di scienze marine (Ismar) del Cnr di Venezia e l’Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto (ARPAV) nell’ambito della direttiva 2008/56/CE sulla strategia marina, con il supporto operativo di Shoreline Soc. Coop.
 
Precedenti osservazioni effettuate lo scorso settembre non avevano evidenziato segni di sofferenza. La dinamica dell’evento si conforma purtroppo a quanto registrato nelle altre località colpite.
Bisogna considerare pertanto a rischio immediato le popolazioni di Pinna nobilis presenti nelle altre tegnùe sparse tra Caorle e Chioggia, così come nella laguna di Venezia.
Nei prossimi giorni queste aree saranno oggetto di ulteriori indagini da parte del CNR-ISMAR.
 
La Pinna nobilis, conosciuta localmente come nacchera, stura o palostrega, è una specie endemica del Mediterraneo.
Tra i più grandi bivalvi al mondo, può superare il metro di lunghezza e i 20 anni di età. La specie, presente in ambienti lagunari e acque costiere, svolge un importante ruolo ecologico e favorisce la biodiversità e la funzionalità dell'ecosistema.
Soggetta a numerose pressioni, è tutelata da normative nazionali ed internazionali, tra cui la Direttiva Habitat e la Convenzione di Barcellona.
 
A partire dal 2016 questa specie è stata colpita da una grave emergenza: eventi di mortalità massiva, registrati inizialmente nelle coste spagnole e poi in tutto il Mediterraneo, fino a raggiungere alla fine dello scorso anno il Golfo di Trieste, hanno decimato le popolazioni e messo a rischio la sopravvivenza stessa della specie.
Ciò ha indotto l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) a dichiarare la Pinna nobilis «criticamente minacciata».
La patologia che ha colpito la specie è stata associata alla presenza di microorganismi patogeni, in particolare il protozoo Haplosporidium pinnae, diffusi attraverso le correnti marine.
La speranza è che le popolazioni colpite possano recuperare, ma ciò dipende in primo luogo dalla presenza di nuclei non compromessi e individui resistenti.
 
La comunità scientifica internazionale si è attivata per comprendere e affrontare questa grave crisi, anche al fine di identificare efficaci misure per la conservazione della specie.
Il Cnr-Ismar, in particolare, è coinvolto in diverse attività per lo studio e il monitoraggio di questo bivalve nelle acque costiere del Veneto ed in Laguna di Venezia, in collaborazione con altri enti tecnici e scientifici.
Un ulteriore investimento in termini di ricerca e monitoraggio diventa ora urgente per affrontare l’emergenza e garantire un futuro a questa specie.
Tutti possono dare un contributo: l’iniziativa «Mappa la Pinna», lanciata attraverso i social media la scorsa primavera, si rivolge ai subacquei, ai diportisti e a tutti coloro che frequentano la laguna di Venezia e le coste del Veneto, con l’invito a segnalare la presenza della specie ed eventuali morie attraverso il sito https://cutt.ly/pinna o nella pagina Facebook dedicata.

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