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Dalla Vallarsa: «Come violentare un fiume e la sua gente»

La triste mail di un lettore che ha assistito al disastro delle acque del fiume Leno invase dal fango proveniente dal bacino artificiale

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Sopra, come era il torrente Leno. Sotto, come è adesso.

 
Il torrente Leno non si limita a scorrere nel fondovalle di Vallarsa e a qualificarne il territorio.
Il Leno scorre nelle vene dei residenti e li lega ad altre comunità del territorio, in modo talmente qualificante da ricomprenderle sotto il comune nome di «Valli del Leno».
A metà febbraio le limpide e fredde acque del Leno di Vallarsa sono state pervase dal fango, proveniente dal bacino artificiale della Busa.
La ditta che gestisce la diga, infatti, ha effettuato lo svaso dell’acqua presente nel bacino, che era diventata fangosa anche a seguito degli eventi calamitosi dello scorso ottobre.
Questo ha provocato l’immediata compromissione dell’ecosistema: ha di fatto soffocato e ucciso la flora e la fauna (che comprende una specie protetta, lo Scazzone) che popolava il torrente.
 

 
Non è la prima volta, nel recente passato, che il torrente subisce la violenza da parte di chi da quello stesso torrente vuole trarre profitto: basti pensare allo stato in cui versa il cantiere per la costruzione di una centralina idroelettrica in località Ciama.
Il cantiere, avviato da un privato nell’autunno del 2017, risulta attualmente abbandonato: le impalcature sono parzialmente crollate, le parti metalliche divelte e quelle mancanti non possono che essere finite nel torrente.
Un’altra ferita al torrente, un’altra cicatrice per i suoi abitanti.
Questi eventi, infatti, uniti al silenzio assordante dell’Amministrazione comunale di Vallarsa, non possono che contribuire a far sentire ancora più soli e abbandonati i residenti della Valle, già peraltro oppressi da altre afflizioni: le predazioni dei lupi, l’assenza di acqua potabile in alcune frazioni, la scarsa considerazione politica di cui godono.
 

 
Il Gruppo Consiliare Aria Nuova per Vallarsa chiede a gran voce, anche per mezzo di una interrogazione comunale depositata il 15.03.2019 assieme al Gruppo Consiliare Vallarsa Domani, di fare chiarezza sulla ennesima ferita al fiume: la ditta ha preso le cautele necessarie per lo svaso? Non era possibile impedire la fuoriuscita del limo? Intende risarcire i danni effettuati o porvi rimedio, ripopolando il fiume?
L’Amministrazione Comunale deve farsi portavoce degli interessi della gente di Vallarsa e dei portatori di interesse locali (fra cui gli operatori del settore turistico e i pescatori), e deve porsi come garante della salvaguardia di un ecosistema incontaminato, vera risorsa del territorio.
 

 
 POSSIBILI ELEMENTI DI APPROFONDIMENTO 
SPECIE PROTETTE
Scazzone, Cottus gobio, specie protetta; «oggi la specie si è drasticamente ridotta di numero e localmente si è del tutto estinta a causa della diffusa alterazione dei fondali» e quello che è avvenuto in Vallarsa è stata proprio l’alterazione del fondale (vedi).
 

 
DUE PESI E DUE MISURE
In questi periodi dell’anno ai residenti è vietato attraversare a piedi il fiume, perché c’è il rischio di calpestare le freghe, le uova dei pesci: alcuni residenti, che hanno distrattamente attraversato mentre erano impegnati in operazioni di taglio di alberi, hanno ricevuto le sanzioni amministrative previste (40 euro).
Nel caso descritto dall’articolo, sembra che la ditta abbia agito impunemente in termini molto più gravi e impattanti (le uova sono state soffocate dal fango).

Matteo Rossaro


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