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Aquila reale uccisa nel nido in Val Pusteria

E' la seconda Aquila finita con colpi di arma da fuoco in un parco nazionale

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Seconda Aquila finita con colpi di arma da fuoco. È quella trovata uccisa nel nido di Gais in Val Pusteria che fa seguito ad un primo animale trovato morto, pochi giorni addietro, con quattro pallini in corpo nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
«Un fatto ancor più grave - ha commentato il CABS, l'associazione di volontari esperti in antibracconaggio - non solo perchè sembra che il grande uccello rapace di Gais sia stato ucciso al nido, ma anche perchè per il Governo italiano il problema bracconaggio non appare un'emergenza.»
È proprio di queste ore, infatti, la notizia dell'archiviazione della procedura EU-Pilot con la quale gli uffici di Bruxelles avevano avvisato l'Italia di una possibile procedura d'infrazione a seguito della mancata tutela del patrimonio faunistico.
 
Molto duro il commento del CABS: «Sapete perchè Bruxelles ha archiviato? Semplicemente perchè il Governo italiano ha risposto di avere affrontato il problema bracconaggio. Eppure dai nostri archivi non risultano sostanziali diminuzioni dei casi di bracconaggio, rispetto al 2019, finanche nei delicatissimi mesi del lockdown per la nota emergenza coronavirus. Se in poche ore sono state segnalate due Aquile reali con i segni di colpi da arma da fuoco, hanno fatto altresì "segno" i lupi ritrovati in Calabria, praticamente uno per ogni Parco Nazionale di quella Regione, vittime del bracconaggio. Per non parlare dei cinque casi di bracconaggio, uccellagione e non solo, in Sardegna (sempre nei mesi di chiusura sanitaria) o i due casi, entrambi in area protetta a Messina (Riserva Fiumendisi e Parco dei Nebrodi). Così - afferma il CABS - è un po' in tutte le Regioni.»
 
Il CABS, nel puntare il dito contro le autorità governative, ricorda come l'obsoleto Piano nazionale contro il bracconaggio, redatto con molto ritardo per dare una «pronta» risposta alla procedura EU Pilot, aveva previsto di aggiornare le sanzioni contro i bracconieri.
«E invece - ha dichiarato il CABS - le pene previste sono rimaste intatte da ben 28 anni e tutte di reati di esclusiva natura contravvenzionale mentre, per gli animali di cosiddetta affezione, in pratica cani e gatti domestici, il legislatore si è fornito ormai da tempo di una specifica legge che giustamente prevede i più potenti reati delitti. Forse - si chiede polemicamente il CABS - i proiettili che colpiscono un'Aquila reale non fanno male quanto quelli che un fucile criminale esplode contro un cane?»

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