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Di donne, di politica e di pari opportunità – Di Maurizio Panizza

E del Consiglio provinciale che ha l'opportunità di cambiare la politica grazie alle donne

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Solo due parole, fra tante altre lette e sentite a riguardo del disegno di legge sulla parità di genere nelle elezioni provinciali recentemente al vaglio del Consiglio Provinciale.
Due parole per dire che il metodo proposto può anche non essere bello ed esaltante, ma di sicuro può essere efficace.
Questo perché chi ha un minimo di conoscenza pratica di ciò che accade in politica, sa bene quali siano gli ostacoli che si frappongono all’entrata di una donna in un ambiente da sempre appannaggio dei maschi.
 
La prima cosa che scoraggia la loro partecipazione è il clima che si respira in quegli ambienti: un’aria spesso pregna di arrivismi, ipocrisie, scorrettezze, competizione.
Un’aria che fa male alle donne perché loro, per natura, sono più immediate, più spontanee, meno disponibili a strani giochetti, meno conflittuali e opportuniste e - diciamolo pure - anche più sincere.
La seconda cosa - ammesso che l’accesso ci sia comunque stato - riguarda la permanenza delle donne in quei luoghi «malsani».
Già, perché i riti e le liturgie della politica boicottano e allontanano le donne, sia per i logorroici esercizi d’aula di cui i maschi sono campioni incontrastati e a volte inconcludenti, sia per la campagna anti-donna - surrettizia e strisciante - che si combatte in vari modi (pregiudizi, orari e durata delle riunioni, difficoltà di conciliazione con la famiglia, ecc.) nelle stanze dei consigli, delle giunte e delle commissioni al fine di emarginarle e di mortificarle nel loro impegno.
 
È evidente, quindi, che paradossalmente non è la donna che per forza deve entrare nella politica, ma è la politica che deve cambiare registro.
Tuttavia, sapendo come il sistema sia da sempre cristallizzato e consapevoli, purtroppo, che non si evolverà mai da solo, è esclusivamente attraverso l’entrata consistente delle donne nella politica attiva che si potrà disporre di un valido «grimaldello» per aprire definitivamente una porta altrimenti destinata a rimanere chiusa per chissà quanti anni ancora.
Se dunque la donna entra in politica, la politica può cambiare, altrimenti no.
È un imperativo categorico che deve essere comunque applicato.
 
Maurizio Panizza

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