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«Doppia preferenza di genere, che brutto spettacolo»

Pubblichiamo (e condividiamo) la lettera che Delia Valenti, presidente del Coordinamento Donne di Trento, ha inviato al nostro giornale

Gentile Direttore,

purtroppo non stupisce che si sia conclusa con un nulla di fatto la discussione in Consiglio provinciale sulla legge per favorire il riequilibrio della rappresentanza politica femminile al suo interno.
D’altronde, a un Consiglio provinciale a stragrande maggioranza maschile è stato chiesto di approvare una legge che favorirebbe l’entrata di più donne all’interno dello stesso per il bene della comunità e della democrazia, andando però ad intaccare, anche se solo minimamente, quel mix di privilegi maschili in politica che permette agli uomini di disporre da anni, come se niente fosse, di una quota azzurra di eletti che varia tra il 90 e l’attuale 83 percento.
L’impressione che ho ricavato, anche assistendo al dibattito, caratterizzato naturalmente dal fastidio per i consiglieri uomini di doversi occupare di una questione così irrisoria e di scarso interesse (l’aula era sempre quasi vuota) e su cui, a giudicare dai loro interventi, evidentemente non vale neppure la pena di prepararsi, è che il Consiglio si sia trasformato in una specie di fortino assediato da assurde richieste della società civile.

Da un lato i consiglieri uomini dell’opposizione si sono dati un gran daffare a inventarsi più di 5.000 emendamenti su una legge di 5 articoli e ad allungare artificiosamente i tempi della discussione chiedendo il voto su ordini del giorno con cui si proponevano, per la prima e unica volta in vita loro, come grandi difensori dei diritti di quelle stesse donne che vogliono tener fuori dal Consiglio provinciale, dall’altro, non hanno certo brillato per presenza i consiglieri uomini della maggioranza a una gran parte dei quali probabilmente non sembra vero di potersi trincerare dietro i 5.000 e più emendamenti che “ovviamente” impediscono loro di fare qualsiasi cosa per legiferare in merito a quanto peraltro avevano promesso in campagna elettorale.
A questo proposito sarebbe interessante sapere quanti degli emendamenti presentati potrebbero essere stralciati, perché non adeguatamente formulati.
Tutti o quasi, i consiglieri uomini, ugualmente trincerati a difendere la loro quota azzurra e quindi tutt’al più impegnati a trovare una mediazione che ovviamente tolga il più possibile efficacia alla legge in questione.

Un brutto spettacolo che non fa bene alla politica e su cui ci auguriamo si rifletta nei mesi che, come pare, precederanno la riproposizione della legge in Consiglio.

Delia Valenti
Presidente del Coordinamento Donne di Trento

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