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Omelia della terza domenica di Quaresima

Messa celebrata da Vescovo Lauro a porte chiuse e trasmessa in streaming

Questa l’Omelia pronunciata nella cattedrale a porte chiuse dall’arcivescovo di Trento.
 
Lo sguardo dei malati, l’apprensione dei familiari, la sforzo immane degli operatori sanitari, la paura di tutti domandano più silenzio che parole.
Per evitare di disturbare, provo delicatamente a invitarvi a guardare alla Parola del Padre che si è fatta volto in Gesù di Nazareth.
La fatica che ne segna i lineamenti - mentre siede stanco al pozzo di Giacobbe domandando da bere alla Samaritana - la rivediamo in noi stessi: la sete, in questo momento, non è assolutamente per noi una metafora, un’immagine.
È vera e concreta. Siamo smarriti e fatichiamo a trovare il senso di quanto sta avvenendo.
 
Nel deserto delle nostre strade, chiusi in casa, abbiamo comunque la possibilità di incontrare realmente Cristo, di consegnargli la sete dei nostri mille interrogativi che non trovano risposta.
Dobbiamo ammetterlo: in questi anni, compresi noi uomini di Chiesa, ci siamo tenuti lontani dal Dio di Nazareth.
Come la Samaritana, le risposte alla nostra sete di vita le abbiamo cercate presso pozzi dove il Viandante di Nazareth non passava. Forse, anche per noi, è straniero e forestiero.
 
Non rinunciamo a dialogare con Lui, consegniamogli senza vergogna le frequentazioni sbagliate, con cui abbiamo cercato di placare la nostra sete; così come le frenetiche ritualità quotidiane che la cronaca di questi giorni ha improvvisamente azzerato.
Ma il nostro Dio non ci umilia, rinfacciandoci le nostre responsabilità. Non ci fa pesare l’aver vagato lontano da Lui.
Anche i discepoli sono spiazzati. Non capiscono il Maestro. Sono presi dall’ansia e fraintendono le sue parole.
Ma Gesù insiste: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato». Egli non cerca cibo, cerca relazioni.
 
La splendida immagine della Samaritana che abbandona l’anfora, corre in città e racconta con entusiasmo il dialogo con il Cristo è l’esperienza che ci auguriamo reciprocamente in quest’ora difficile. Torniamo umani. Dialoghiamo con noi stessi.
Ascoltiamo i desideri del nostro cuore. Per riprendere – speriamo prima possibile – ad abitare le nostre strade e le nostre piazze e gustare la forza e la bellezza delle relazioni.
E, insieme, stringerci attorno al Maestro per invitarlo a stare con noi, riconoscendo che la sua volontà altro non è che la nostra vita.
 
In questi nostri giorni «senza» - senza celebrazioni, senza liturgie, senza incontri - troviamo risposta alla domanda della Samaritana: «Dove andremo per adorare Dio? Sul monte o nel tempio?»
La risposta di Gesù è come un raggio di luce: «Né sul monte, né in un tempio, ma in spirito e verità».
Lo spirito corrisponde all’amore. La verità alla sincerità. Nell’amore sincero e concreto abita Dio.
 
Aarcivescovo Lauro

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