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Omelia di Vescovo Lauro della Quarta domenica di Quaresima

Messa celebrata a porte chiuse e trasmessa in streaming in cattedrale di Trento

Passano i giorni e sempre più famiglie, all’interno della propria cerchia parentale, piangono qualcuno colpito dalla malattia e dalla morte.
Cresce la preoccupazione per il lavoro, per l’organizzazione della vita domestica: dai bambini agli anziani, nelle forme più diverse, tutti stanno soffrendo, con l’aggravante di doversi tenere a distanza. In una parola, la tomba di Lazzaro è entrata nelle nostre case.
In punta di piedi, delicatamente, vorrei invitarvi a fissare, in una sorta di istantanea del vostro cuore, il Volto di Gesù che scoppia in pianto. Chiedo allo Spirito Santo di farci percepire che la stessa commozione e lo stesso turbamento Gesù li sta provando, per tutti noi, in quest’ora tanto dolorosa.
 
Ma, sincerità per sincerità, sono convinto che dentro di noi abiti il commento amaro dei Giudei: «Non poteva far sì che questi non morisse?» (Gv 11,37).
Come pure, ci sentiamo in profonda sintonia con le parole di Marta: «Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!» (Gv 11,21).
Dobbiamo ammetterlo senza paura: in queste ore tanto tribolate, percepiamo in tutta la sua drammatica tragicità, l’assenza del Signore.
Far risuonare a voce alta il nostro disagio nei Suoi confronti, gridare verso di Lui, non deve creare imbarazzo.
Il fatto di chiamarlo in causa, è già riconoscere in qualche modo il Suo esserci.
Non innalzeremmo la nostra protesta, se lo considerassimo assente.
 
Incredibilmente, queste tragiche ore ci mostrano che Dio è più presente di quanto pensiamo. Tutti, pur in modalità diverse, lo stanno evocando.
Qualcuno lo mette sul banco degli imputati, ma è comunque a Lui che punta il dito.
Interessante è anche notare il fatto che per lo più non si scomodano teorie o concetti religiosi, ma si chiama in causa un Volto e una Persona.
Concentriamoci ora sulle modalità con cui Gesù libera Lazzaro dalla morte. E, in particolare, sul suo invito a togliere la pietra.
Non è semplicemente un’indicazione operativa. Proviamo a dare un nome a questa pietra: il masso che va tolto è quell’ossessiva preoccupazione per noi stessi, che da troppo tempo sta ostruendo la nostra relazione con gli altri.
Solo allora puoi essere raggiunto dal grido di vita di Gesù: «Vieni fuori!». Fuori dalla disperazione, fuori dalla solitudine, fuori dalla diffidenza.
 
Sulla nostra strada incontriamo un Dio che si abbandona alle lacrime, un Dio che conosce il turbamento, ha voglia e bisogno di amicizia.
Ecco allora manifestarsi davanti a noi un Dio che è Amore.
Se in questo momento non riusciamo a scorgerne chiaramente i tratti, chiediamo il sostegno dello Spirito perché sappiamo attendere con pazienza il momento in cui ci saranno tolte le bende dell’angoscia e della paura in cui siamo avvolti.
L’operazione è già iniziata nei gesti di attenzione e responsabilità che sono sotto i nostri occhi.

+ arcivescovo Lauro

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