Home | Interno | Riva Arco Torbole | Caro Manlio, stavolta niente dialetto... – Di Cornelio Galas

Caro Manlio, stavolta niente dialetto... – Di Cornelio Galas

Quando ho appreso della tua scomparsa, sono rimasto senza parole, senza fiato. E ancora adesso devo fermarmi. Perché mi è impossibile pensarti morto

image

>
Caro Manlio,
questa volta non posso scrivere in dialetto. Perché dovrei scegliere quello rivano e, pur avendo vissuto e lavorato per anni a Riva, lo sai, avevo ed ho ancora imperdonabili inflessioni arcensi... Ma è proprio perché sono stato e resto un «ibrido» (nato ad Arco ma, fin dalle medie Sighele del preside Torboli poi a Riva) tu mi hai regalato una gran parte della tua inconfondibile rivanità.
Ché un giorno, quando ancora eri al chiosco del Brolio, ricordo, te lo chiesi: «Cos'è questa benedetta rivanità della quale tu, Sergio Molinari, Giancarlo Angelini, Ippolito Bresciani, Riccardo Pinter, Carlo Modena e... tutti insomma, mi fate una testa quando parliamo della Busa?»
 
Tu a quel punto ti eri nascosto dietro quel tic... sì quel modo di portare le dita alla bocca come per inumidire un francobollo.
Il resto fu affidato ad una battuta: «O te la gh'è o no te la gh'è...».
Avevo insistito, quasi infastidito da quella sorta di (sia pur bonaria, ironica) presa di distanza.
Di più: stavo per darti dell'arrogante, del becero campanilista, quando, con un sorriso luminoso, strizzandomi l'occhio...
«Valà móna... Zerto che l'è fazile torve per le bale voi de Arco.»
 
Col tempo ho imparato a conoscere la tua grande ironia, il tuo ancora più grande impegno per Riva, le sue tradizioni, il suo ambiente, la sua cultura, la sua storia.
Al punto che mi avevi dato fiducia. Ed averla da uno come te, notoriamente «informatore» oltre che grande amico, di Sergio Molinari giornalista concorrente sulla stessa piazza, per me era stato come ricevere la cittadinanza onoraria di Riva del Garda.
Qualcosa di molto più di una temporanea residenza per motivi di lavoro.
 
Fu così che mi feci un altro, favoloso, regalo. Ebbi la fortuna infatti di stappare la bottiglia di spumante, allo scoccare della mezzanotte, quindi di Capodanno, proprio in cima alla Torre Apponale, sotto quell'Anzolim de la Tor, simbolo della città, che tanto amavi. Da piazza Tre Novembre arrivavano sopra le nostre teste i fuochi d'artificio.
Licia, la tua amatissima Licia era avvolta in un cappotto... Già c'era una frizzantina aria del làch là in cima. Poi tutti a casa mia, in via S.Maria, sopra il pub de l'Oca. Fino al caffè della mattina.
Dopo fiumi di parole, ricordi, prese in giro reciproche: «Ma no te gh'è na casa a Arco? 'Sa fèt chi coi pesatèri?».
 
Ecco, caro Manlio, quando ho appreso della tua scomparsa, sono rimasto senza parole, senza fiato.
E ancora adesso devo fermarmi. Perché mi è impossibile pensarti morto.
Non ce la faccio proprio. Come ha scritto qualcuno, con te, se ne va un altro pezzo importante di Riva del Garda.
E tanti sarebbero i ricordi che ho di te che vorrei esternare, per far capire chi sei stato a chi non ha avuto la fortuna di conoscerti.
Forse un giorno, quando sarò meno emozionato, lo farò. Sperando di non disturbare quello che vorrei immaginare come un dolce riposo, sulle rive di un lago che tanto assomiglia a quello che hai lasciato.
 
Cornelio Galas

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande