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Disabili e strutture ospedaliere

Ecco come abbattere le barriere architettoniche sanitarie

Quando si parla delle barriere architettoniche, è facile dare per scontato che si trovino nei palazzi, negli uffici, nei centri commerciali oppure in centro città, ma nessuno pensa mai che anche gli ospedali possano non essere sufficientemente attrezzati per venire incontro ai bisogni e alle necessità di tutti i pazienti.
Di certo non mancano montascale e ascensori sufficientemente larghi per permettere ad una sedia a rotelle di entrare, ma questi non sono gli unici ausili necessari per agevolare chi ha delle disabilità.
Secondo alcune statistiche, le persone disabili in Italia si recano in ospedale quasi il doppio delle volte rispetto alle persone senza disabilità, ma come viene gestito il ricovero quando è dovuto ad una patologia non legata al loro handicap?
Sono state stabilite delle procedure che tengano conto delle loro necessità durante l’attesa al pronto soccorso, un esame invasivo o la sua degenza in reparto?
Secondo quanto emerso dall’«Indagine conoscitiva sui percorsi ospedalieri per le persone con disabilità» effettuata dalla onlus «Spes contra spem» in collaborazione con il policlinico Agostino Gemelli dell’Università Cattolica, nella maggior parte dei casi no.
 
I risultati dell’indagine hanno evidenziato che molto spesso gli ospedali non sono un posto adatto ad affrontare queste situazioni. Le statistiche dicono, infatti, che in Italia quasi due strutture sanitarie su tre sono sprovviste di un percorso prioritario per pazienti con disabilità intellettiva, motoria e sensoriale e che oltre il 78% degli ospedali non ha allestito degli spazi adatti alla loro assistenza.
Dalla ricerca, è purtroppo emerso un forte divario tra Nord e Sud. Nelle regioni del Nord Italia, i percorsi sanitari dedicati a persone con disabilità cognitiva sono presenti nel 29% degli ambulatori e dei reparti, mentre, nelle regioni del Sud sono previsti solo nel 6,5% dei casi.
L’indagine, svolta tra gennaio e settembre 2014 dalla Onlus, è stata effettuata tramite la somministrazione di un questionario inviato via web ad un campione di 814 strutture ospedaliere sparse su tutto il territorio italiano.
Il questionario era composto da dieci domande incentrate sulla presenza di misure, presìdi, percorsi clinico-assistenziali e figure professionali, così da verificare le modalità di accesso e di cura delle persone con diverse tipologie di disabilità.
 
Vediamo quali sono stati i risultati della ricerca a cui hanno risposto 161 strutture delle 814 contattate (pari al 19,8%).
I dati hanno riportato che solo un terzo dei partecipanti, più precisamente il 36%, ha previsto un percorso prioritario per i pazienti con disabilità che hanno bisogno di prestazioni ospedaliere. In questo caso sono le regioni del Centro Italia ad avere le strutture più fornite di flussi prioritari (45,5%).
Il punto unico di accoglienza per le persone disabili è presente nel 20,9% delle strutture del Nord e solo nel 13% degli ospedali del Centro, del Sud e delle Isole, raggiungendo un totale di 16,8% su tutto il territorio italiano.
I questionari, inoltre, hanno riportato che nessun ospedale ha disposto delle mappe a rilievo per persone non vedenti e che solo il 10,6% prevede dei percorsi tattili. Mentre, i display luminosi per le persone con problemi uditivi sono presenti nel 57,8% dei casi.
I dati relativi a percorsi specifici per visitare pazienti con disabilità intellettiva ci dicono che solo il 12,4% dei Pronto Soccorso ne è fornito. Nel caso di ambulatori e reparti, la situazione sembra essere migliore: i percorsi clinico-assistenziali dedicati, infatti, sono presenti del 21,7% delle strutture, delle quali il 29% nel Nord Italia ed il 6,5% nel Sud.
 
Dall’indagine effettuata da «Spes contra spem», non emergono solo dati negativi. Infatti, il 61,5% ha istituito la figura del case manager, sia medico che infermieristico, così da coordinare e andare incontro alle esigenze e alle necessità dei pazienti e delle loro famiglie.
Inoltre, il 95,7% degli ospedali consente la permanenza oltre l’orario delle visite di coloro che si prendono cura della persona ricoverata.
Un altro dato positivo è quello relativo al rapporto tra la governance dell’ospedale e le rappresentanze delle associazioni familiari delle persone con disabilità.
Il 73% delle Aziende ospedaliere assicura incontri con le Associazioni, percentuale che scende al 68% nel caso di ospedali a gestione diretta.
 
Al termine dell’indagine, la cooperativa e il policlinico Agostino Gemelli hanno presentato la «Carta dei diritti delle persone con disabilità in ospedale» nella quale viene fatta la distinzione tra i concetti di disabilità e malattia, evidenziando le esigenze delle persone disabili quando devono utilizzare apparecchiature di diagnostica.
La carta, sottoscritta da numerose associazioni nazionali, attive nel settore della disabilità, ha come obiettivo principale quello di assicurare il diritto alle cure garantito dall’art. 32 della Costituzione italiana, partendo dalla consapevolezza dei maggiori bisogni di mediazione, empatia e privacy delle persone con disabilità.

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