La riforma della Sanità presentata alla Consulta della salute
La Giunta provinciale trentina punta sulla «Medicina del territorio», dove mancano ancora strutture – Ma si cerca anche di colmare il gap delle emergenze contingenti
Una nuova «medicina del territorio» per consentire ai cittadini di ricorrere alle cure di cui necessitano il più possibile vicino a casa.
I contorni della riforma della sanità trentina sono stati presentati dall’assessore provinciale alla salute, dal direttore generale facente funzioni dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari Antonio Ferro e dal dirigente generale del Dipartimento salute Giancarlo Ruscitti ai membri della Consulta della salute alla quale partecipano i rappresentanti del terzo settore.
La riforma – approvata in pre-adozione dalla Giunta provinciale – sarà successivamente illustrata al Consiglio dei sanitari e ai sindacati di categoria, per poi approdare in Quarta commissione prima dell’approvazione definitiva.
L’assessore ha evidenziato come la pandemia abbia messo in luce punti di forza e criticità del sistema sanitario trentino con gli ospedali di valle e il sistema sanitario territoriale, che sarà potenziato e valorizzato per rispondere alle esigenze dei pazienti di tutti i territori.
«La riorganizzazione – ha puntualizzato l’esponente della Giunta – non tiene conto solo delle emergenze che vanno risolte nel breve periodo, ma guarda a questioni fondamentali come la carenza di figure mediche e di personale sanitario, in particolare per quanto riguarda le zone che distano maggiormente dai centri più popolosi.»
In quest’ottica, la medicina di famiglia - alla quale appartengono diversi e fondamentali attori - avrà un ruolo centrale all’interno dei diversi Ambiti di valle, mentre le Medicine di gruppo integrate saranno costituite su base volontaria e avranno il pregio di offrire lo svolgimento di visite specialistiche anche a distanza con la telemedicina.
Si tratta di iniziative che puntano anche a favorire la permanenza sul territorio provinciale dei giovani medici che saranno formati dalla Scuola di medicina.
Infine il cosiddetto «ospedale policentrico» avrà lo scopo di valorizzare i diversi presidi presenti sul territorio in un’ottica di rete che favorisca un’alta specializzazione dei professionisti sanitari.
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