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Sanità: sono 7,3 milioni gli italiani che soffrono di ipoacusia

Il Censis: aumentano le persone sotto i 60 anni che hanno problemi di udito

Sono 7,3 milioni gli italiani che soffrono di ipoacusia.
Sono aumentati del 4,8% negli ultimi sei anni, soprattutto tra gli over 80 (+12,2%) e nella fascia d’età 46-60 anni (+9,8%).
Soddisfatto l’81% degli utilizzatori di protesi acustiche. Per l’88% hanno migliorato la qualità della vita.
Alto è il gradimento per i servizi dell’audioprotesista (86%).
Nel 2017 la somma investita in R&D dalle più importanti aziende produttrici sul mercato mondiale è stata pari a 418 milioni di euro.

«Il dato che emerge con chiarezza è la capacità del sistema delle protesi acustiche ‒ fatto di produzione ad alto contenuto innovativo e di un servizio professionale, personalizzato e continuato ‒ di rispondere in maniera efficace ai bisogni dei pazienti», ha detto Ketty Vaccaro, Responsabile dell’Area Welfare e salute del Censis. «La soddisfazione del paziente è testimoniata dai dati (l’81% di soddisfatti della propria protesi acustica, l’86% della professionalità dell’erogatore) che corrispondono a livelli di soddisfazione tra i più alti d’Europa».

 7,3 milioni di italiani soffrono di problemi di udito 
Sono 7,3 milioni gli italiani che soffrono di ipoacusia, cioè il 12% della popolazione. Sono aumentati del 4,8% tra il 2012 e il 2018.
Di più tra gli over 80 (+12,2% nello stesso periodo) e tra le persone nella fascia d’età 46-60 anni (+9,8%).
Si può stimare che nel 2025 il numero di persone con un calo uditivo autodiagnosticato saranno 8 milioni e che diventeranno tra i 10 e gli 11 milioni nel 2050.
Alcuni disturbi dell’udito appaiono molto diffusi. Al 54,7% degli italiani capita di chiedere alle persone di ripetere ciò che hanno appena detto, il 45,5% ha difficoltà a percepire le voci sussurrate, per il 26,9% è difficile ascoltare i programmi alla tv o alla radio.
Queste situazioni hanno un impatto sugli aspetti relazionali, sia in famiglia che al lavoro, e determinano una percezione di insicurezza nel 39,3% dei casi.
È quanto emerge da una ricerca realizzata dal Censis con il contributo non condizionante di Confindustria Dispositivi Medici, in particolare di Anifa (Associazione Nazionale Importatori e Fabbricanti Audioprotesi), con Ana (Associazione Italiana Audioprotesisti) e Anap (Associazione Nazionale Audioprotesisti Professionali).
 
 Basso il ricorso alle protesi acustiche, ma migliorano la qualità della vita 
Solo il 29,5% degli italiani che soffrono di problemi di ipoacusia utilizza una protesi acustica. Ma con l’81% degli utilizzatori di protesi acustiche che si dichiara molto o abbastanza soddisfatto (+11% rispetto al 2012), l’Italia si colloca ai vertici europei nella graduatoria di gradimento complessivo, seconda solo alla Francia (82%), ma al primo posto come gradimento da parte di coloro che si sono avvalsi del sistema di rimborso previsto dal Ssn (86%).
Per le persone che utilizzano una protesi sono migliorati diversi ambiti della propria vita: la capacità di comunicare (78%), il senso di sicurezza (74%), le relazioni familiari (73%), la vita sociale (73%), la salute mentale (72%), la fiducia in se stessi (69%), il senso di indipendenza (68%), le relazioni professionali (67%).
L’85% degli utilizzatori si sente più sicuro a guidare e ad affrontare il traffico. E solo il 6% dei possessori afferma di non utilizzare il proprio dispositivo.
 
 Il valore del servizio del professionista 
La soddisfazione espressa dagli utilizzatori di protesi è molto elevata.
Riguarda la professionalità dell’audioprotesista (86%), le caratteristiche del prodotto e la qualità del servizio di prova (86%), il counseling (85%), l’efficacia complessiva in termini di miglioramento dell’udito, come la chiarezza percepita del suono (83%).
Anche nella popolazione generale sono importanti gli aspetti di comfort e innovazione, come poter disporre di un apparecchio poco visibile (38,5%), di una tecnologia amica e insieme innovativa (il 33,4% vorrebbe uno strumento all’avanguardia), mentre per il 28,8% è importante la facilità e l’autonomia di utilizzo.
Il 32,3% riconosce l’importanza dei controlli medici periodici e attribuisce valore all’avere a disposizione un tecnico specializzato, come l’audioprotesista, in grado di intervenire e di fornire un aiuto ogni volta si renda necessario.
Segue la possibilità di poter cambiare il dispositivo facilmente e in tempi molto brevi nel caso di un guasto o un peggioramento (30,2%) e nel caso in cui sia disponibile una innovazione tecnologica (23,2%).
 
 Un importante volano per l’occupazione 
Tra produzione e distribuzione, il settore comprende circa 5.000 audioprotesisti, 800 audiometristi, 15.000 addetti al back office, 500 addetti alla produzione, 2.100 centri acustici full time e 3.000 centri di assistenza part time, con una copertura che raggiunge l’80% dei comuni italiani.
Nel 2017 la somma investita in R&D dalle più importanti aziende produttrici a livello mondiale è stata pari a 418 milioni di euro, in costante crescita dal 2010, a conferma della significativa spinta all’innovazione tecnologica del comparto.

Questi sono i principali risultati della ricerca «Sentirsi bene. Il valore sociale dell’audioprotesi», presentata a Roma da Ketty Vaccaro, Responsabile dell’Area Welfare e salute del Censis, Roberto Bernabei, Direttore del Dipartimento Scienze dell’Invecchiamento, Neurologiche, Ortopediche e della Testa-Collo del Policlinico Agostino Gemelli, Alessandro Beux, Presidente dell’Ordine delle professioni sanitarie, Guido Gastaldon, Responsabile dell’Area Sanità di Consip, Fernanda Gellona, Direttore generale di Confindustria Dispositivi Medici, Gianni Gruppioni, Presidente dell’Associazione Nazionale Audioprotesisti Professionali, Marcella Marletta, Direttore generale dei Dispositivi medici e del servizio farmaceutico del Ministero della Salute.
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