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Il sistema della Salute in Trentino ha qualche problema?

Lo chiediamo all’assessore Stefania Segnana. – Il caso di un paziente che ha toccato con mano alcune incongruenze per avere una visita specialistica

Un cittadino ha seri problemi allo stomaco e chiede al medico di base l’impegnativa per una visita specialista dal gastroenterologo.
Poi prende il telefono e chiama il CUP. Dopo varie peripezie, peraltro accettabili, parla con l’operatrice, la quale dice che le può fissare la visita per metà settembre.
Una follia per il paziente, che sta male e ha urgenza di sapere se quello che ha è un problema serio, curabile.
Allora l’operatrice annuncia che se vuole fare una visita a pagamento, c’è disponibilità per l’indomani.
Quanto costa? Cento euro.
La salute vale cento euro, quindi il paziente accetta.
«Si ricordi che non può pagare in contanti per via del Coronavirus. – Aggiunge l’operatrice – Solo Bancomat o carta di credito.»
Ridicolo, dato che molti anziani operano solo con i contanti, comunque il paziente ha il bancomat e accetta.
 
L’indomani si presenta puntualmente dal medico a S. Chiara, il quale sostanzialmente non aveva niente da fare.
La visita si svolge molto bene, il medico è preparato. Riceve il responso, che viene inviato anche al medico di base. Quindi il paziente va a pagare alla Cassa 2.
Gli chiedono 102 euro.
- Mi hanno detto 100, obietta il paziente.
- C’è il bollo da 2 euro.
- E chi se ne importa? – Obietta. – Ci saranno anche l’IVA, la ritenuta d’acconto e quant’altro. Ma il prezzo comprende tutto.
- Non il bollo.
- Perché, mi mandate il tutto per posta?
- Non faccia lo spiritoso.
Per due euro non si deve creare un caso, anche se il caso c’è. E il paziente dà il bancomat per pagare 102 euro.
- Ah, scusi – risponde la cassiera. – Non funziona il POS.
- Ma se è obbligatorio pagare con Bancomat o Carta… – Protesta il paziente.
- Vada alla Cassa 4. Lì funziona.
Amen. Va alla Cassa 4 e paga 102 euro col bancomat.
 
L’indomani telefona al medico di base per chiedere le impegnative per accedere alle visite e alle analisi prescritte dal medico specialista.
- Trova tutto nella mail che le ha mandato lo specialista. – Dice il paziente.
- Non ho ricevuto mail. – Risponde il medico.
Il paziente rimane sorpreso, comunque non si perde d’animo.
- Posso dettarle per telefono gli esami che devo fare?
Il medico prende nota sulla carta e assicura che le impegnative gli sarebbero arrivate via email.
Infatti, poco dopo arrivano le impegnative. Il paziente prova a parlare con CUP, ma non ci riesce. Lo richiameranno. Va bene.
- Per le analisi del sangue basta prenotare il servizio, – gli aveva ricordato il medico di base.
Il paziente telefona a un laboratorio del centro, la cui centralinista gli risponde che non occorre la prenotazione.
- Basta che venga qui con l’impegnativa su base cartacea.
- Come, su base cartacea? – Chiede il paziente. – Il medico ha detto che lui vi avrebbe inviato l’impegnativa per posta elettronica. Il cartaceo non ce l’ho.
- Vada a farselo dare.
Il paziente guarda l’ora.
- Lo studio del medico è chiuso.
- Venga quando ha l’impegnativa cartacea.
- Ma allora arriviamo a lunedì! – Protesta il paziente. – Ero d’accordo con il medico specialista che gli facevo avere tutto domani…!
- Guardi che potrebbe non funzionare neanche lunedì il sistema elettronico, – lo avvisa la centralinista.
- E cosa aspettate a ripararlo? – Domanda il paziente che sta perdendo la pazienza.
- Non dipende da noi ma dall’Azienda sanitaria…
 
Questo è quanto è accaduto tra ieri e oggi. E allora ci permettiamo di scrivere alcune osservazioni.
La prima riguarda i tempi per avere una visita. Con l’impegnativa si devono attendere tre mesi, ma a pagamento posso andare il giorno dopo? Ma stiamo scherzando?
Sicuramente ci saranno validissime ragioni per favorire chi può permettersi di pagare, ma ci pare una discriminante all’americana.
Il nostro giornale ha da tempo posto la problematica all’assessore provinciale alla Salute, Stefania Segnana. Ma non abbiamo mai ricevuto risposte. Forse perché non sa cosa rispondere.
 
La seconda osservazione riguarda i due euro in più per il «bollo», che francamente non sappiamo in che cosa consista. Non sarebbe male che lo dicesse già il CUP e che magari si spiegasse a cosa servono due 2 euro in più.
Kafkiano invece il mancato funzionamento del POS quando è obbligatorio pagare con la carta o il bancomat.
 
La terza riguarda il funzionamento del sistema informatico. Ebbasta!
Sappiano (e questo ci irrita) che il 30% degli studenti italiani non sono in grado di connettersi in internet, o per mancanza di disponibilità o di infrastrutture telematiche, a partire dalla stessa connessione Internet. Quindi quel 30% non ha studiato nulla nel tre mesi di lockdown.
Comprendiamo (si fa per dire) che non si possa usufruire del «bonus bicicletta» solo perché il Governo non ha ancora attivato il programma…
Ma l’eccellenza trentina non può andare a sbattere contro il cattivo funzionamento di un sistema informatico che consenta di interfacciare gli operatori della sanità con i pazienti.
 
Attendiamo risposte dall’assessore, ma riteniamo che non arriveranno per niente.

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